L’acqua cristallina è
da sempre simbolo di pulizia, ordine, trasparenza, gioia, purezza. Non l’ho
detto io, ma scrittori, poeti, filosofi, molto più titolati e blasonati di me
nel dirlo. Ora, partendo da questo assunto, credo universalmente accettato e
riconosciuto, mi pongo una domanda: l’acqua imputridita, verdastra, piena di
alghe e rifiuti che ormai da oltre un mese ristagna nelle nuove vasche-fontane
di corso Vittorio Emanuele…cosa simboleggia? Il disordine dell’amministrazione comunale
di marca Pd-sinistra? La mancanza di trasparenza, di gioia? Non ho il potere di
rispondere a tali quesiti, e non mi piace vincere facile, ma in questo caso la
metafora è inevitabile e, usando una termologia dipietrista, pure azzeccata. I
fatti: corso Vittorio Emanuele riqualificato non è mai piaciuto al Pd e alla
sinistra in generale, fatta eccezione per il giornalista Luca Sofri che lo ha
detto pubblicamente in occasione del suo blitz a Pescara per il Festival delle
Letterature, dinanzi a un imbarazzatissimo assessore alla cultura Di Iacovo. E
il corso riqualificato e chiuso alle auto, diciamolo tranquillamente, non è che
non piaceva al Pd-sinistra perche esteticamente brutto o inadeguato, ma
semplicemente perché su quell’opera c’era chiaramente la firma di chi l’aveva
pensata, progettata e realizzata, ossia l’amministrazione di centro-destra
Luigi Albore Mascia, assessore Fiorilli. E allora, pur di cancellare ogni
traccia o firma, presi dalla furia iconoclasta che non si è ancora placata,
hanno deciso di distruggere quell’opera d’arte. In altri tempi avrebbero
bruciato libri, oggi distruggono strutture materiali, ma lo spirito che li
anima è identico. Non c’era il marchio del Pd, non c’era il marchio del
Presidente di Regione-mentore-suggeritore-factotum dell’attuale amministrazione
comunale, e allora via, deve morire. E così sta accadendo. Prima le auto, da
nord a sud, da sud a nord, senza controllo, senza pace, macchine parcheggiate
ovunque, controlli praticamente assenti, la pavimentazione completamente
macchiata, annerita, ovviamente, dal passaggio degli pneumatici, e la totale
assenza di pulizia, strada mai lavata né spazzata da otto mesi a questa parte.
Poi è stata la volta delle torrette luci, abbattute, una dopo l’altra, dai
veicoli in transito, ed era scontato oltre che prevedibile. Poi sono arrivate
delle assurde transenne fisse, in teoria parapedoni, in realtà sembrano le
stecche sistemate nei film western dinanzi ai saloon per permettere ai cow boy
di ‘parcheggiarci’ i cavalli. Poi le aiuole-panchine rialzate, in realtà anch’esse
destinate a essere fontane, ma riempite di terra e fiori, oggi divenute una
selva, con i rovi alti anche due metri e le mamme con i passeggini e i passanti
a schivare quei rami che spuntano ovunque. Ora è arrivato il momento di annientare
le vasche-fontane rimaste: prima hanno provato a distruggerne l’immagine,
scatenando sui social i ‘pappagalli di partito’, cercando di ribattezzare le
vasche come ‘bare’ sul corso. Non ci sono riusciti, e non perché i ‘pappagalli
di partito’ non si siano impegnati (meglio precisarlo, non vorrei fossero
licenziati), ma perché la gente è molto più intelligente. Allora è giunto il
momento di distruggere fisicamente quelle fontane: totale assenza di
manutenzione dei boccali, storti in modo da mandare l’acqua che spruzza a
terra, il primo che cade per quell’acqua, oltre a chiedere un risarcimento al
Comune, determinerà lo spegnimento degli spruzzi. E poi, niente pulizia delle
vasche che, in 8 mesi, si sono riempite di rifiuti, non solo gettati da
passanti incivili, ma anche e più semplicemente trasportati dal vento, e di
alghe, che hanno ormai reso verde l’acqua stagnante, imputridita e puzzolente.
E questo nonostante il Comune abbia una regolare convenzione con una società
che si occupa proprio della manutenzione quotidiana delle fontane cittadine,
ossia pulizia delle vasche con prodotti che rallentano la formazione delle
alghe, rimozione dei rifiuti e sistemazione di ogni eventuale danno. Una
convenzione che, intelligentemente, venne stipulata dalla passata
amministrazione di centro-destra che, giustamente, ha fatto un vanto delle
condizioni delle fontane cittadine, tutte riattivate tra il 2009 e il 2014,
divenute attrazione turistica per il loro pregio, per i giochi d’acqua, per la
bellezza che sprigionavano. Ma ora quella bellezza va, evidentemente,
cancellata, e quindi quelle vasche-fontane devono diventare obbligatoriamente
delle piccole discariche, e non manca molto, ricettacolo di rifiuti, in modo da
fornire il pretesto per essere rimosse e smantellate, eliminando, per sempre,
anche quel simbolo di una progettazione illuminata quale è stata quella di
corso Vittorio Emanuele, grazie agli architetti Miki Lepore e Fabrizio Trisi.
Purtroppo da questo degrado, che non è l’unico presente in città, emerge,
chiaramente, tutto il provincialismo e la concezione stessa provinciale dell’essere
sindaco-o-amministratore di una città. Il sindaco non è il ‘padrone’ di una
città, ma è semplicemente una persona che riceve dai cittadini un mandato ad
amministrare temporaneamente il territorio. E siccome amministra il territorio
non con i suoi risparmi personali conservati nel salvadanaio, ma con i soldi
versati dai cittadini, non può trattare la città come fosse ‘cosa sua’, facendo
e disfacendo a proprio godimento. Ergo: domani andate a pulire le fontane di
corso Vittorio Emanuele, perché quelle fontane le ho pagate anch’io! Buona
giornata!


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