giovedì 5 febbraio 2015

L'acqua putrida, cosa simboleggia?


L’acqua cristallina è da sempre simbolo di pulizia, ordine, trasparenza, gioia, purezza. Non l’ho detto io, ma scrittori, poeti, filosofi, molto più titolati e blasonati di me nel dirlo. Ora, partendo da questo assunto, credo universalmente accettato e riconosciuto, mi pongo una domanda: l’acqua imputridita, verdastra, piena di alghe e rifiuti che ormai da oltre un mese ristagna nelle nuove vasche-fontane di corso Vittorio Emanuele…cosa simboleggia? Il disordine dell’amministrazione comunale di marca Pd-sinistra? La mancanza di trasparenza, di gioia? Non ho il potere di rispondere a tali quesiti, e non mi piace vincere facile, ma in questo caso la metafora è inevitabile e, usando una termologia dipietrista, pure azzeccata. I fatti: corso Vittorio Emanuele riqualificato non è mai piaciuto al Pd e alla sinistra in generale, fatta eccezione per il giornalista Luca Sofri che lo ha detto pubblicamente in occasione del suo blitz a Pescara per il Festival delle Letterature, dinanzi a un imbarazzatissimo assessore alla cultura Di Iacovo. E il corso riqualificato e chiuso alle auto, diciamolo tranquillamente, non è che non piaceva al Pd-sinistra perche esteticamente brutto o inadeguato, ma semplicemente perché su quell’opera c’era chiaramente la firma di chi l’aveva pensata, progettata e realizzata, ossia l’amministrazione di centro-destra Luigi Albore Mascia, assessore Fiorilli. E allora, pur di cancellare ogni traccia o firma, presi dalla furia iconoclasta che non si è ancora placata, hanno deciso di distruggere quell’opera d’arte. In altri tempi avrebbero bruciato libri, oggi distruggono strutture materiali, ma lo spirito che li anima è identico. Non c’era il marchio del Pd, non c’era il marchio del Presidente di Regione-mentore-suggeritore-factotum dell’attuale amministrazione comunale, e allora via, deve morire. E così sta accadendo. Prima le auto, da nord a sud, da sud a nord, senza controllo, senza pace, macchine parcheggiate ovunque, controlli praticamente assenti, la pavimentazione completamente macchiata, annerita, ovviamente, dal passaggio degli pneumatici, e la totale assenza di pulizia, strada mai lavata né spazzata da otto mesi a questa parte. Poi è stata la volta delle torrette luci, abbattute, una dopo l’altra, dai veicoli in transito, ed era scontato oltre che prevedibile. Poi sono arrivate delle assurde transenne fisse, in teoria parapedoni, in realtà sembrano le stecche sistemate nei film western dinanzi ai saloon per permettere ai cow boy di ‘parcheggiarci’ i cavalli. Poi le aiuole-panchine rialzate, in realtà anch’esse destinate a essere fontane, ma riempite di terra e fiori, oggi divenute una selva, con i rovi alti anche due metri e le mamme con i passeggini e i passanti a schivare quei rami che spuntano ovunque. Ora è arrivato il momento di annientare le vasche-fontane rimaste: prima hanno provato a distruggerne l’immagine, scatenando sui social i ‘pappagalli di partito’, cercando di ribattezzare le vasche come ‘bare’ sul corso. Non ci sono riusciti, e non perché i ‘pappagalli di partito’ non si siano impegnati (meglio precisarlo, non vorrei fossero licenziati), ma perché la gente è molto più intelligente. Allora è giunto il momento di distruggere fisicamente quelle fontane: totale assenza di manutenzione dei boccali, storti in modo da mandare l’acqua che spruzza a terra, il primo che cade per quell’acqua, oltre a chiedere un risarcimento al Comune, determinerà lo spegnimento degli spruzzi. E poi, niente pulizia delle vasche che, in 8 mesi, si sono riempite di rifiuti, non solo gettati da passanti incivili, ma anche e più semplicemente trasportati dal vento, e di alghe, che hanno ormai reso verde l’acqua stagnante, imputridita e puzzolente. E questo nonostante il Comune abbia una regolare convenzione con una società che si occupa proprio della manutenzione quotidiana delle fontane cittadine, ossia pulizia delle vasche con prodotti che rallentano la formazione delle alghe, rimozione dei rifiuti e sistemazione di ogni eventuale danno. Una convenzione che, intelligentemente, venne stipulata dalla passata amministrazione di centro-destra che, giustamente, ha fatto un vanto delle condizioni delle fontane cittadine, tutte riattivate tra il 2009 e il 2014, divenute attrazione turistica per il loro pregio, per i giochi d’acqua, per la bellezza che sprigionavano. Ma ora quella bellezza va, evidentemente, cancellata, e quindi quelle vasche-fontane devono diventare obbligatoriamente delle piccole discariche, e non manca molto, ricettacolo di rifiuti, in modo da fornire il pretesto per essere rimosse e smantellate, eliminando, per sempre, anche quel simbolo di una progettazione illuminata quale è stata quella di corso Vittorio Emanuele, grazie agli architetti Miki Lepore e Fabrizio Trisi. Purtroppo da questo degrado, che non è l’unico presente in città, emerge, chiaramente, tutto il provincialismo e la concezione stessa provinciale dell’essere sindaco-o-amministratore di una città. Il sindaco non è il ‘padrone’ di una città, ma è semplicemente una persona che riceve dai cittadini un mandato ad amministrare temporaneamente il territorio. E siccome amministra il territorio non con i suoi risparmi personali conservati nel salvadanaio, ma con i soldi versati dai cittadini, non può trattare la città come fosse ‘cosa sua’, facendo e disfacendo a proprio godimento. Ergo: domani andate a pulire le fontane di corso Vittorio Emanuele, perché quelle fontane le ho pagate anch’io! Buona giornata!
 

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