Le carte vanno rilette,
mille e mille volte, per capire fino in fondo l’esatto significato delle
parole. Ma vanno rilette altre mille volte anche per accorgersi di tutto, anche
di quei dettagli all’apparenza irrilevanti, e che invece meritano attenzione.
La vicenda, ancora quella dei libri ordinati durante il governo D’Alfonso, con
una semplice disposizione verbale, senza impegno di spesa, senza uno straccio
di carta come ‘pezza d’appoggio’, e che ora l’attuale amministrazione di
sinistra, fermando il contenzioso in atto, vorrebbe far pagare alla città, non
i 100mila euro iniziali, ma comunque 47mila euro, una cifra di tutto rispetto
per un Comune in predissesto. Ebbene, qualche giorno fa, rileggendo la delibera
con cui l’amministrazione Albore Mascia aveva dato mandato ai propri Uffici
legali di opporsi all’esorbitante richiesta della Casa Editrice, richiesta non
sostenuta da atti formali e obbligatori per un Ente pubblico, avevo notato un
dettaglio, che non ho citato perché, in quel frangente, l’ho ritenuto un
refuso, sicuro il classico errore di battitura degli uffici. Poi però ieri le
cose sono cambiate, perché quello stesso dettaglio l’ho ritrovato nel documento
pubblicato dal quotidiano Il Centro, scritto da un avvocato nel fax inviato al
Comune per specificare che, l’ordine di acquisto dei volumi, era stato solo
verbale. E allora ho capito: non c’è alcun errore, ma c’è un’altra incongruità
amministrativa. Ossia: nella relazione, stesa dall’avvocato del Comune Paola Di
Marco, allegata alla delibera numero 905 del 5 dicembre 2013 si sostiene che ‘Con lettera del 13.05.2010 la società
istante invitava e diffidava il Comune di Pescara ad adempiere alla propria
obbligazione di pagamento della fattura
n.131 del 22.08.2008’.
Stessa cosa l’ho ritrovata scritta nel fax inviato dall’avvocato Monica Di Toro
Mammarella, ovvero l’invio di copia della ‘fattura 131 del 22.08.2008’. Quindi
la società editrice ha emesso fattura,
nei confronti del Comune, per la vendita di 2mila libri, al prezzo di 100mila
euro Iva inclusa, il 22 agosto 2008.
Bene…ma, tornando alla delibera, basta risalire di un capoverso e si legge,
sempre nella relazione, che ‘La società
asserisce che in data 22.09.2008
effettuava la consegna di n.2000 volumi dal titolo....unitamente alla
relativa fattura di €100.000,00 iva inclusa’, ossia i libri sono stati consegnati il 22 settembre 2008, esattamente un mese
dopo l’emissione della fattura da parte della stessa Casa Editrice. E a
questo punto la domanda che torna impellente: qual è il privato che presta un
servizio per un Ente pubblico ed emette fattura un mese prima di aver prestato
quello stesso servizio. Ossia la società in questione ha emesso la fattura nei
confronti dell’Ente per l’acquisto dei 2mila volumi prim’ancora che gli
consegnasse il prodotto da acquistare eventualmente? E come se andassimo dal
dentista e prima paghiamo il conto e dopo un mese lo stesso comincia a curarci
il dente..chi oggi lo farebbe? O è come se oggi andassimo dal salumiere e gli
pagassimo un prosciutto che poi ci verrà dato tra un mese! Follia, specie
quando si lavora con gli Enti pubblici per una seconda ragione: tutti gli Enti
pubblici, in qualunque condizione economica essi siano, hanno la facoltà di
slittare i pagamenti ai fornitori di beni e servizi di almeno 90 giorni dopo la
consegna della fattura, ma chi ha lavorato con una pubblica amministrazione, sa
che quel termine può subire anche un’ulteriore dilazione senza colpo ferire. Ma
a rimetterci è il privato fornitore di beni e servizi perché, una volta pagata
la fattura, comunque lui deve pagarci subito l’Iva alla prima scadenza utile.
Ciò significa che siamo di fronte a un privato così tanto magnanimo dall’emettere
una fattura di 100mila euro, quindi una previsione di incasso sulla quale ha già
pagato l’Iva, senza sapere quando avrebbe realisticamente incassato la somma.
Un privato che, peraltro, ha emesso quella fattura un mese prima dall’aver
prestato effettivamente il proprio servizio. E’ chiaro: i conti, mi spiace, non
tornano, e va fatta chiarezza. Quella chiarezza che, a questo punto, solo un
dibattimento nelle sedi giudiziarie opportune, può garantire. Nel frattempo,
dovere dell’amministrazione, è quello di bloccare una transazione nella quale
il Comune sarebbe comunque soccombente, versando una somma, almeno per ora,
priva di giustificazioni. Buona giornata!
giovedì 29 gennaio 2015
mercoledì 28 gennaio 2015
Quei libri non vanno pagati
Quei libri non vanno
pagati! Penso che il documento pubblicato stamane sul quotidiano Il Centro sia
sufficiente a fugare qualunque dubbio sull’opportunità non politica, ma
amministrativa e legale, di approvare quella richiesta di pagamento, con i
relativi rischi e responsabilità personali per chi approverà la famigerata delibera.
I fatti: stamane, da quel documento pubblicato, è venuta fuori, indirettamente,
una delle risposte alle domande che ho posto negli ultimi giorni. Ossia: chi e
con quali modalità ha ordinato tra il 2006 e il 2008 la realizzazione e la
stampa del volume ‘Pescara, una città in trasformazione’, 2mila copie,
autorizzando la spesa di 100mila euro, ovvero 50 euro a copia? Bene: c’è
scritto in un fax, ovvero c’è stato, a suo tempo, un semplice ordine verbale,
pur senza specificare, in quel fax, chi ha impartito quell’ordine ‘verbale’.
Quindi, per la realizzazione, la stampa e la riferita consegna di quei 2mila
volumi, non era stata prevista alcuna spesa nel bilancio di previsione del
2008, né del 2009, da parte della giunta D’Alfonso; né è stata fatta una
variazione di bilancio per reperire comunque la somma necessaria per saldare il
conto; né è stato fatto alcun impegno di spesa da parte di nessun dirigente né Dipartimento
del Comune. Niente di niente: semplicemente qualcuno, non sappiamo ancora chi,
ha ritenuto fosse sufficiente, una mattina, dopo aver sorseggiato un buon
caffè, fare una telefonata alla Casa Editrice e dare il proprio placet alla
stampa, evidentemente garantendo l’acquisto delle 2mila copie da parte del
Comune, e quindi la spesa di 100mila euro, ossia 200milioni di vecchie lire, ovviamente
con i soldi dei cittadini ignari di come venissero utilizzate le somme versate
sotto forma di tasse e imposte. E quella telefonata l’ha fatta, evidentemente, qualcuno
autorizzato, comunque persona autorevole, appartenente a quella stessa
amministrazione comunale di sinistra che nella sera del 15 dicembre 2008, ossia
tre mesi dopo aver ricevuto quei libri del costo di 100mila euro, ha aumentato,
senza alcun preavviso, la vecchia tassa sui rifiuti del 30 per cento in maniera
indiscriminata, dunque colpendo famiglie più o meno abbienti, e attività, tasse
destinate a finire nel calderone del bilancio comunale per pagare anche quei
libri. E guarda caso oggi chi insiste per far saldare quel conto alla Casa editrice
è sempre un’amministrazione comunale di sinistra che, appena insediata, in
sette mesi, ha fatto lievitare al massimo tasse e imposte comunali, avviando
addirittura una procedura di predissesto, ossia condannandoci a pagare per i
prossimi dieci anni le tasse più alte d’Italia. Ed è sempre la stessa
amministrazione comunale di sinistra che ha annunciato, per le prossime
settimane, l’aumento delle tariffe degli impianti sportivi del 50 per cento,
aumento che ricadrà sulle famiglie. Ma poi quella stessa amministrazione comunale
di sinistra non si fà scrupolo di saldare un debito del 2008, o meglio un ‘presunto’
debito, contratto, come provano i documenti, senza alcun pezzo di carta
scritto, ma solo ‘verbalmente’. Evito di soffermarmi sulla Casa Editrice la
quale ha ritenuto fosse sufficiente quell’ordine verbale per avviare una spesa
di 100mila euro…ingenuità? Non saprei, parlando di una piccola azienda abituata
a lavorare con gli Enti pubblici, e che, se ha ritenuto fosse sufficiente
quella telefonata, avrà le sue buone ragioni che avrà modo di spiegare,
evidentemente, in altre sedi. Ebbene, penso che il documento odierno dia mille
buone ragioni per non approvare quella delibera e, piuttosto, portare avanti il
contenzioso che il Comune non può perdere per alcuna ragione: ‘carta canta,
villan parla’ è solito ripetere l’Avvocato Luigi Albore Mascia. E ha ragione:
quello che contano, nella vita, nell’attività amministrativa e lavorativa in
genere, sono i pezzi di carta, non le parole, e neanche le strette di mano tra
gentiluomini, che comunque, in questo caso, non ci sono state. Senza uno
straccio di impegno di spesa il Comune non può pagare 100mila euro, né 47mila
euro, né 1 euro per quei libri, perché quella spesa non è giustificata. La
giunta Pd ha avuto, tra il 2008 e il 2009, nove mesi di tempo per mettere in
regola la vicenda, per riparare, eventualmente, alla propria leggerezza, per
trovare i soldi e per saldare il debito. Ma, se neanche quella giunta lo ha
fatto, vuol dire che qualche dubbio di legittimità, all’epoca, era sorto pure.
Oggi qualche bambinone, che ancora ricordo quando apriva la porta ai
giornalisti durante gli incontri con la stampa presso la sede del Partito
Popolare in via Tiburtina, cerca di una mettere una pezza a colori a una
vicenda che sta sfuggendo di mano e che rischia di subire un ‘ingigantimento’
sotto il vento dei comunicati stampa. Ma la pezza, anche quella, è stata
portata via dal vento delle chiacchiere. La pezza a colori, stavolta, non si
può mettere. Il Comune oggi non ha alcun diritto-dovere di pagare un presunto
debito fuori bilancio che tale non è, non essendoci a monte un impegno di spesa
né un qualunque atto leggibile. Si vada al contenzioso, e se la Casa editrice
riterrà di chiamare in causa chi fece quella telefonata scellerata ordinando la
redazione e la stampa di quei 2mila libri tanto costosi, beh! Saranno affari
loro…ma, non so perché, qualcosa mi suggerisce che la ‘chiamata in causa per
responsabilità personali’ non ci sarà. Buona giornata!
martedì 27 gennaio 2015
I duemila libri? Compriamoli su Internet, c'è lo sconto
E Voilà! La famigerata
delibera dei libri voluti e ordinati, via telefono, dalla giunta D’Alfonso bis
e mai pagati, per la modica cifra di 100mila euro, ieri non è passata in aula.
Merito, va detto, delle forze d’opposizione di centro-destra, a partire dal
Pdl, con le 31 richieste di sospensiva dell’ex assessore Seccia e degli altri
consiglieri comunali, e anche, diciamocela tutta, di consiglieri del Pd e di
Sel spaventati dall’approvare un atto che, sicuramente, sarebbe impugnato dalla
Corte dei Conti, con la quale oggi non si scherza più, chi sbaglia, oggi, è
chiamato a pagare e risarcire l’Ente di tasca propria. Giusto così: ma
formalmente la guardia non va abbassata, perché la delibera torna ora all’esame
della Commissione, quindi non è definitivamente morta. Qualcuno potrebbe sempre
pensare di praticarle un massaggio cardiaco, un cavetto di qua, uno di là, e la
rianimazione è bella che fatta. Si cambia il titolo, si rimaneggiano i
contenuti, e si riprova in Consiglio comunale, dove anche un momento di
distrazione potrebbe costare caro. Ma oggi, volendo, c’è un motivo in più per
non approvare quella delibera e lasciare la parola di congruità ai giudici,
ripristinando quel contenzioso la cui conclusione la sappiamo tutti, compresa
la Casa Editrice che infatti ha chiesto la transazione. E veniamo al motivo,
venuto fuori ieri grazie alla curiosità di un amico facebookiano, Augusto Lino
che, spulcia spulcia, cerca cerca, ha trovato qualcosa. Ripartiamo dalle
origini: il costo dei 2mila libri consegnati (sembrerebbe) al Comune nel
settembre 2008 ammontava a 100mila euro, Iva compresa, ovvero 50 euro per ogni
copia. Bene: basta andare però, come ha fatto Augusto Lino, su uno dei tanti
portali esistenti per fare la spesa on line, www.ibs.it,
Internet Bookshop Italia Srl, con sede legale a Milano, Assago, e, nella
sezione libri, spunta fuori la novità: tra le ‘opere’ in vendita c’è infatti un
volume, o meglio, ‘il volume’ in questione, ‘Pescara, una città in
trasformazione – Pescara, a changing city (una città cangiante, giusto per
darci un tocco international), al prezzo di…46,75 euro, pubblicizzando uno
sconto del 15 per cento sul prezzo di copertina (salito a 55 euro!), compreso
di Iva e soprattutto comprensivo del costo di un’eventuale di spedizione in
ogni città d’Italia, quindi da Aosta a Messina, che viene garantita entro 3
giorni lavorativi dall’acquisto on line. Non basta: l’acquisto del volume dà
diritto all’acquirente anche di avere ben 47 punti Premium e Nectar (corrispondenti
a una spesa di almeno 47 euro), punti fondamentali, come ogni buona massaia sa,
per poi richiedere al proprio supermercato di fiducia della catena Auchan o
Simply, nei relativi cataloghi premi, un robot da cucina, una pentola a pressione
o un nuovo asciugacapelli. Dunque, ricapitolando: quei libri, se li comprava il
Comune direttamente dalla Casa editrice, li avrebbe pagati 50 euro a copia,
spendendo 100mila euro; se il Comune li comprasse oggi dal sito on line,
spenderebbe, per 2mila libri, 93mila 500 euro, risparmiando subito, a occhi
chiusi 6mila 500 euro, e si ritroverebbe a beneficiare pure di 94mila punti
Nectar, con i quali sai quanti robot da cucina si comprerebbero, magari per
fare dei regali istituzionali alle delegazioni estere durante le pompose
cerimonie ufficiali che sicuramente l’amministrazione ZagatAlessandrini andrà a
organizzare. Pensate: a ogni rappresentante istituzionale in visita a Pescara
si potrebbero regalare un libro sulle grandiosi trasformazioni urbanistiche di Pescara
e un robot da cucina, due regali al posto di uno, pagando meno di quanto
previsto. Certo poi, vuoi mettere l’imbarazzo se magari l’ospite mostra di
gradire più il robot del libro, ma questa è un’altra storia. Bene: tornando a
essere seri, è chiaro che la nuova ‘scoperta’ solleva ancora altri
interrogativi, ovvero: che fine hanno fatto i 2mila libri che la Casa Editrice
sostiene di aver consegnato al Comune nel settembre 2008? E’ mai possibile,
come ha dichiarato ieri l’avvocato che ha seguito il contenzioso, che l’ex
vicesindaco abbia usato tutti i 2mila libri tra il gennaio e il maggio 2009 per
‘regali istituzionali’, ovvero che abbia regalato 2mila libri a 2mila
rappresentanti istituzionali venuti a Pescara? Duemila? E quel vicesindaco, che
era anche assessore alle Finanze, perché ha usato quei libri, sapendo che erano
stati acquisiti senza alcun impegno di spesa? E perché la Casa editrice ha
chiesto al Comune di Pescara un prezzo superiore rispetto a quello praticato a
chi avesse anche oggi la ventura di acquistare quello stesso volume on line
tramite i canali internet, facendoselo pure recapitare a casa? Questi
interrogativi, che pretendono una risposta, rendono chiaramente impossibile
pagare non solo i 100mila euro, ma anche accettare la transazione chiesta dalla
Casa Editrice che si accontenterebbe di appena 47mila euro, ossia 90milioni
863mila vecchie lire. Non è possibile, perché da questo momento chiunque
potrebbe sentirsi in diritto di andare a ‘vendere’ un proprio servizio al
Comune, accampando chissà quale ordine verbale, ricevuto da chissà chi, senza
neanche un pezzo di carta, e il Comune, dopo un pericoloso precedente come
quello dei libri, dovrebbe pagare in silenzio. Non solo: ieri il legale ha
spiegato che, nell’ambito del contenzioso, la Casa editrice potrebbe decidere
di tirare in ballo per responsabilità personale chi ha materialmente preso e
utilizzato quei libri, il quale, a sua volta, potrebbe intentare causa al
Comune per ‘indebito arricchimento’. Bene: pare fattibile la prima ipotesi, e
forse sarebbe anche opportuno, per responsabilizzare la classe politica sull’uso
del denaro pubblico, specie in una città dichiarata, per volontà del Pd, in
predissesto e in cui il Pd ha alzato al massimo tutte le tasse. Pare molto meno
fattibile, nel caso specifico, la seconda ipotesi, perché l’arricchimento del
Comune andrebbe dimostrato con atti e documenti, così come andrebbe dimostrata
quale sia stata l’‘utilità’ prodotta da quei volumi, unica strada la
dichiarazione scritta di 2mila personaggi istituzionali, dunque non il vicino
di casa o il compagno di partito, ma un soggetto istituzionale-delegazione in
visita, che dovrebbero affermare di aver ricevuto in omaggio copia del libro e,
grazie alla sua lettura, di aver ‘scoperto’ le bellezze architettoniche di
Pescara. Bene, accetto la sfida: voglio vedere le 2mila dichiarazioni. Buona
giornata!
lunedì 26 gennaio 2015
Duemila libri e tante domande irrisolte
Duemila libri stampati,
consegnati e mai visti; un ex sindaco, oggi Presidente di Regione, che ordina
nel 2008 l’acquisto di quei volumi con una spesa disinvolta di 100mila euro; un’amministrazione
Pd che oggi, 2015, decide di pagare quell’acquisto dopo una transazione,
sostenendo, sempre oggi, una spesa di 47mila euro, rinunciando a un ricorso che
avrebbe potuto anche far evitare completamente quella spesa. Sembrerebbe una
qualunque delibera di riconoscimento di un debito fuori bilancio da parte del
governo Pd del Comune di Pescara, quella oggi portata all’esame del Consiglio
comunale, ma non è così. E’ una delibera che merita letture, approfondimenti, e
anche interventi politici per fermare quell’atto. I fatti: protagonista della
vicenda è una Casa Editrice abruzzese, la quale sostiene che in data 22
settembre 2008, sindaco D’Alfonso, ha consegnato al Comune di Pescara 2mila
volumi dal titolo ‘Pescara, una città in trasformazione’, per la modica somma
di 100mila euro Iva inclusa che avrebbe dovuto sborsare il Comune stesso. Il
volume, opera in carta patinata, giusto per dargli un certo rilievo, in realtà
altro non era che il famoso ‘Rapporto Pescara’, rititolato e rimaneggiato, che
ogni anno D’Alfonso ha propinato alla città per divulgare urbi et orbi le
proprie gesta. Ma, rifatto il titolo, cambiati i prefatori, è rimasta sempre l’opera
celebrativa del sindaco all’epoca in carica ‘per descrivere le grandi
realizzazioni architettoniche e urbanistiche della città di Pescara’, cioè non
lo sapevamo, ma Pescara è architettonicamente pari a Firenze, tanto da meritare
una monografia dedicata da ‘consegnare alle delegazioni istituzionali durante
le cerimonie’, citando la relazione odierna in seduta consiliare dell’attuale
vicesindaco. Fin qui tutto legittimo, politicamente e amministrativamente
discutibile, ma comunque legittimo. Ma sostanzialmente le stranezze cominciano
esattamente il 22 settembre 2008. In quel giorno, come sostiene la Casa
editrice, i volumi vengono consegnati al Comune unitamente alla relativa
fattura di 100mila euro, somma che però, stranamente, non viene saldata. E qui sorgono
i primi interrogativi: perché il sindaco D’Alfonso e il suo assessore al
bilancio, amministratori di governo uscenti, appena rieletti per un secondo
mandato (le elezioni c’erano state a giugno 2008) che, in teoria e sulla carta,
doveva durare altri 5 anni, non hanno messo subito mano al portafogli per pagare
il dovuto? E’ vero, il 2008 è stato l’anno delle grandi inchieste che hanno
determinato la fine anticipata di quel secondo mandato…ma le inchieste, e gli
atti consequenziali, risalgono al 15 dicembre 2008, ossia ben tre mesi dopo la
consegna di quei volumi e della relativa fattura. E quindi di nuovo la domanda:
perché in tre mesi sindaco e vicesindaco, assessore alle Finanze, non hanno sborsato
i 100mila euro? E poi: da un’amministrazione uscente, strasicura di rivincere e
restare salda al governo della città, ci si aspetta programmazione, proprio per
dare continuità alla propria azione. Ciò significa che, da un’amministrazione
che decide di dare forma e dignità al vecchio ‘Rapporto Pescara’, ricorrendo a
un volume pregiato, ci si attende perlomeno una previsione di spesa nel
bilancio corrente, o al massimo dell’anno successivo, per la realizzazione di
un’opera editoriale dal costo, addirittura, di 100mila euro, ovvero 50 euro per
ciascun volume, spesa considerevole visto che oggi difficilmente qualcuno spende
50 euro, ossia 100mila delle vecchie
lire, per un libro, per quanto bello, pregevole e appassionante esso sia.
Eppure nulla: scorrendo il bilancio 2008 o anche 2009 redatto dall’amministrazione
D’Alfonso, 1 e 2, non c’è nulla, neanche l’ombra di una previsione di spesa,
quasi che, rivinte le elezioni, sindaco e giunta all’improvviso si siano
svegliati e avessero deciso di spendere 100mila euro di soldi pubblici per
2mila libri! Una cifra non indifferente, visto che con 100mila euro si rifanno
gli asfalti ad almeno 5 strade cittadine; con 100mila euro si finanzia il
Pronto Intervento Sociale; con 100mila euro si effettuano opere di manutenzione
nelle scuole cittadine, cambiando gli infissi, tinteggiando le pareti; con
100mila euro si può ampliare la platea dei contribuenti esonerati dal pagamento
delle rette degli asili nido o degli scuolabus o delle mense scolastiche. Con
100mila euro si fanno decine di opere pubbliche di interesse pubblico,
piuttosto che comprare 2mila libri autocelebrativi. Ma tant’è. Continuiamo a
esaminare la regolarità amministrativa di quell’atto. L’acquisto, fatto salvo
qualche dipendente-responsabile di servizio, resta sconosciuto sino al 2010:
nel frattempo si torna al voto nel giugno 2009, viene eletta l’amministrazione
del sindaco Albore Mascia, che ovviamente non sa nulla di quei volumi, non ne
ha copie, non ne ha alcuna cognizione, perché nessuno si è preoccupato di
farglielo sapere. Ecco però che il 13 maggio 2010, dunque un anno e mezzo dopo
la consegna di quei volumi ‘fantasma’, la Società editrice passa subito alle
vie legali, dunque non un contatto informativo preventivo, non una lettera, ma
un atto formale di diffida rivolto al Comune in cui si invita e, appunto,
diffida, lo stesso ad adempiere ‘la propria obbligazione di pagamento della
fattura numero 131’. Uno shock per l’amministrazione: a quel punto comincia,
per giorni, la caccia tra magazzini, depositi, garage, e uffici comunali, di
quei volumi, su 2mila libri uno doveva almeno essere rimasto nelle stanze del
Comune. E invece nulla, di quei volumi non c’è traccia. Cinque giorni dopo, il
18 maggio 2010, l’Ufficio legale del Comune comincia a chiedere lumi e
chiarezze su tale vicenda. E si parte con la richiesta di acquisizione della
bolla di consegna, sulla quale doveva sicuramente esserci la firma di chi,
materialmente e fisicamente, aveva preso in consegna quei volumi, per capire
che fine avessero fatto. E la bolla viene rispedita al Comune il 24 maggio
2010, sei giorni dopo. Da qui la relazione dell’Ufficio legale del Comune fa un
salto temporale, e si arriva direttamente al 24 luglio 2013, tre anni dopo,
quando la società Editrice ha notificato al Comune un atto di citazione in giudizio
dinanzi al Tribunale di Pescara per il pagamento di quei 100 mila euro.
Ovviamente la giunta Albore Mascia prende atto della citazione e, con la
delibera 905 approvata il 5 dicembre 2013, dà mandato all’Avvocatura comunale
di resistere in giudizio per impedire il pagamento di quella somma. E la
motivazione è chiara: come può un’amministrazione pubblica pensare di spendere
100mila euro, o foss’anche 47mila euro, di soldi dei cittadini per 2mila libri
che nulla aggiungono al benessere pubblico? E poi un quesito fondamentale: in
ogni pubblica amministrazione, qualunque acquisto di bene o servizio, dev’essere
rigorosamente e obbligatoriamente accompagnato da un preciso e preventivo
impegno di spesa scritto e deliberato, dalla giunta o da un dirigente. Bene: perché
in nessun atto inerente tale vicenda viene mai citato o allegato alle delibere
il relativo impegno di spesa, del sindaco, della giunta o, soprattutto, del dirigente
responsabile? Oggi la giunta Pd ha deciso di pagare quei volumi, dopo aver
rinunciato al contenzioso giudiziario e giungendo a una transazione con la
società editrice. Bene, ma anche oggi, dov’è l’impegno di spesa obbligatorio
negli atti pubblici che nel 2008 doveva precedere la realizzazione di quei
volumi, la loro consegna e anche l’emissione della fattura. Anzi, sulla stessa fattura,
la società avrebbe dovuto citare il riferimento alla delibera o alla determina
dirigenziale di impegno di spesa, con l’indicazione del capitolo di spesa da
cui si prelevavano i 100mila euro. Esiste tale impegno di spesa? E perché non viene
citato nelle delibere? Chi ha materialmente ordinato la realizzazione di quei
libri e con quali modalità lo ha fatto? Ecco, sono questi i quesiti a cui il
governo Pd ha il dovere di rispondere prima di sborsare 47mila euro dei soldi
dei contribuenti, di una città dichiarata in predissesto, con le tasse al
massimo, per pagare dei libri di cui, peraltro, oggi non v’è traccia. E questo
perché, senza un preventivo impegno di spesa, nessuno può rivendicare alcun
pagamento nei confronti di qualsivoglia ente pubblico, qualunque esso sia. Buona
giornata!
mercoledì 21 gennaio 2015
Record della giunta Alessandrini: cancellata la Festa della Polizia municipale
Cerca il laterale
destro, corre, dribbla l’avversario, scivolata a sinistra, ma il goal non c’è.
Ovviamente non è una partita di pallone, ma è la solita sceneggiata del solito
comandante della Polizia municipale di Pescara che ieri non solo ha rimediato la
tradizionale figura dinanzi alle telecamere de Le Iene, ma ha raggiunto un
nuovo record che, con il governo comunale di sinistra, potrà appuntarsi al
petto: ieri, per la prima volta nella storia, nel giorno di San Sebastiano,
Pescara non ha celebrato la festa della Polizia municipale. Non era mai
successo: non una conferenza stampa per snocciolare i risultati di un anno di
lavoro; non una nota stampa dell’assessore delegato, che pure avrebbe dovuto avere
voglia di raccontare l’eventuale ‘cambio di passo’ con la sua guida; non una
Santa Messa, momento ufficiale e istituzionale, oltre che spirituale, per
ringraziare il Santo della sua protezione su uomini e donne che ogni giorno
scendono in strada per difendere la vita degli altri, a rischio della propria;
non un encomio consegnato a chi per un anno si è fatto in quattro, ha salvato
vite, ha aiutato gente, e che si aspettava non un ‘grazie’, ma un minimo
riconoscimento, una pergamena e una stretta di mano da parte degli
amministratori. Nulla. Non era mai successo: in cinque anni di giunta di
centro-destra la festa di San Sebastiano è sempre stata, oltre che un piacere, un dovere istituzionale. Non l’abbiamo
sospesa, nonostante le ovvie difficoltà, neanche con la prima nevicata del
2012, né quando in quello stesso giorno si consumò il delitto di Italo Ceci,
con la notizia che arrivò proprio durante la celebrazione della messa
pomeridiana, costringendoci a smobilitare mezzo Corpo dirottato su corso
Vittorio Emanuele e via De Amicis per bloccare e presidiare le strade. Eppure
anche quel giorno abbiamo atteso che tutti tornassero, dopo le 22, per
effettuare la consegna degli encomi. Non è successo nel 2014, nonostante le
mille difficoltà post-alluvione. E questo non perché si era dei folli, ma
semplicemente perché quella è la giornata della Polizia municipale, è il giorno
per eccellenza in cui i vigili urbani smettono di essere quei cattivoni con
blocchetto e penna, e possono raccontarsi come uomini e donne che prestano
soccorso ai cittadini durante gli incidenti, che intervengono per sedare liti,
che operano ogni giorno per fare educazione stradale tra i più giovani, che
vigilano sulla città per garantire la nostra sicurezza, e che fanno mille altre
attività spesso ignorate dai più. E’ come il 4 dicembre, Santa Barbara, per
Capitaneria di Porto e Vigili del Fuoco. Ebbene, Pescara quest’anno ha avuto il
triste primato di aver cancellato la data del 20 gennaio. Viene naturale
chiedersi il perché? Perché nessuno ha preteso di celebrare quella giornata?
Non voleva il comandante? Bene, non era obbligatoria la sua presenza, in un’amministrazione
‘normale’ bastavano il sindaco, l’assessore delegato e i capiservizio che
avrebbero snocciolato, come sempre, numeri e cifre per dare un’idea dell’immensità
del lavoro svolto in un anno e avrebbero consegnato gli encomi. Ma perché tanto
imbarazzo nel porsi dinanzi alle telecamere, anche a difendere la dignità del
Corpo della Polizia municipale? Forse per la storia della multa sparita, e,
ancor più, dell’ingiusto procedimento disciplinare avviato contro 3 agenti e un
ufficiale che hanno lavorato bene, facendo il proprio dovere? Forse è stato il
tentativo sciocco di sfuggire a domande scomode e a risposte e tentativi di
giustificazione inesistenti? Beh! Se era per questo, l’incursione de Le Iene
ieri a Chieti ha dimostrato che è impossibile sfuggire. La vicenda della multa
e il procedimento disciplinare sugli agenti continuerà a pendere come una spada
di Damocle sull’intera amministrazione comunale di sinistra che, nella gestione
della Polizia municipale, continua a dimostrare un dilettantismo spaventoso e
pericoloso per la città che non se lo può permettere. Forse il sindaco
Zagat-Alessandrini non lo ha capito, ma la città ha già deciso con chi
schierarsi e quel procedimento disciplinare si trasformerà in un boomerang per
lui e il suo assessore, che ieri hanno tradito il Corpo della Polizia
municipale. Buona giornata!
martedì 20 gennaio 2015
Il 'tiromancino' del Presidente Blasioli all'assessore Cuzzi
La luna di miele è
finita! Come in tutte le migliori storie d’amore, anche al Comune di Pescara il
periodo dell’idillio, della passione sfrenata, degli occhi negli occhi, delle
cenette a lume di candela, del ‘ci sei solo tu per me’, del ‘come te non c’è
nessuno’, è terminato e ora la maggioranza di sinistra non sta reggendo al peso
della routine, dei pranzi sgraditi da sorbire comunque, per la serie ‘o mangi
sta’ minestra o salti la finestra’, ai compiti quotidiani da assolvere, al
doversi dividere tra il chi getta i rifiuti la sera e il chi lava i piatti. Eh
no! La routine, che ha inevitabilmente preso il sopravvento, sta mandando in
frantumi il sogno. I fatti: ieri sobbalzo sulla sedia quando apro il giornale e
leggo di una lettera che addirittura il Presidente del Consiglio, Blasioli, Pd,
consigliere di ormai lungo corso, già assessore con la seconda consiliatura D’Alfonso,
5 anni di opposizione sugli scranni, ha scritto niente po’ po’ di meno non al
Presidente della Regione, con sede a L’Aquila, non a un rappresentante del
Governo, magari un Legnini, con sede a Roma, ma…ha scritto una lettera all’assessore
al Commercio del Comune di Pescara, Giacomo Cuzzi. Cioè ha scritto una lettera
a un amministratore che ‘abita’ due piani sotto il suo stesso ufficio, che è
del suo stesso partito, il Pd, che appartiene, ovviamente, alla sua stessa
maggioranza, sinistra, e che vede sicuramente tutti i giorni alle riunioni di
partito, di maggioranza, pre-consiliari, e che probabilmente incontra tutti i
giorni, almeno due volte al giorno, al parcheggio del Comune o comunque deve
obbligatoriamente passare dinanzi alla porta del suo ufficio per entrare o
uscire dal Palazzo. Eppure, nonostante questa fratellanza, questa vicinanza, questa
prossimità, spirituale e fisica, nonostante la condivisione della campagna
elettorale, di obiettivi e strumenti, ebbene, il Presidente del Consiglio gli
ha scritto una lettera. Avrebbe magari potuto preferire un messaggio in privato
su facebook, o un tweet, o su whattsup, o ancora un più semplice sms al
cellulare, se non addirittura una telefonata fraterna. E invece no: si è messo
dinanzi al suo bel Pc in Comune (immagino), ha pigiato sulla tastiera e gli ha
scritto una lettera per chiedergli di riportare il mercato del mercoledì sulla strada-parco,
ossia sull’ex tracciato ferroviario destinato a ospitare la filovia in via di
completamento. Ma non basta: come amministratori-fratelli, della stessa
compagine di maggioranza, dello stesso partito, forse avrebbe potuto tenere
riservata la missiva, magari dargli un buffetto sulla guancia per spronare il
suo assessore-fratello a realizzare ciò che lui, Presidente del Consiglio, ‘uomo
dei colli’, avverte, evidentemente, come una priorità, un’urgenza. Avrebbe
potuto dirgli, molto confidenzialmente, ‘Uè amico, quando ci vediamo per
parlare dello spostamento del mercato. Magari fai venire qualche tecnico così
ci riguardiamo le carte e vediamo se si può fare o no’. Ma no, nulla di tutto
questo: il Presidente del Consiglio ha preso e ha scritto una lettera
ufficiale, istituzionale, rivolta al ‘suo’ assessore al Commercio e ha dato la
lettera alla Stampa con ‘preghiera di pubblicazione’, per attribuire a quel
documento tutta l’ufficialità e l’istituzionalità del caso, rendendo plateale
il suo intervento, palese, leggibile, evidente al pubblico, e facendo rimediare
pubblicamente al ‘suo’ assessore piddino la classica ‘figura barbina’ del ‘bambino’
che invece di lavorare e di impegnarsi sugli obiettivi del programma di
governo, sta a perdere tempo tra caramelle di halloween, sfilatini di moda e
concertini di piazza, bello sistemato davanti alle telecamere. Un comportamento
legittimo, quello del Presidente del Consiglio, ma che evidenzia, chiaramente,
un’incrinatura del ‘bicchiere’ servito da Zagat-Alessandrini. Quasi mi verrebbe
da scrivere che Blasioli ha rifilato un ben ‘tiromancino’ al suo assessore
Cuzzi. Ma non finisce qui: l’assessore al Commercio, Pd, stesso partito del
Presidente Blasioli, stessa maggioranza di governo, stessa coalizione, mica ha
incassato il colpo il silenzio. Magari avrebbe potuto, anche lui, rispondergli
con un sms, telefonargli, o prendere l’ascensore, salire al secondo piano del
Palazzo comunale, sedersi davanti a lui e spiegargli la situazione. Invece no:
ha letto anche lui l’articolo sul giornale, evidentemente ha avuto il mio
stesso sobbalzo, e si è messo pure lui davanti al suo Pc per rispondere
pubblicamente, sulla stampa, al ‘suo’ Presidente del Consiglio e dirgli ‘guarda
carino che non sto con le mani in mano perché, come tu ben sai, visto che hai partecipato a tutte le riunioni, io ho
già convocato per il 28 gennaio la riunione sul mercato sulla strada-parco, e
tu già conosci bene le mie proposte e anche le difficoltà a mettere in pratica
quello spostamento’. Tradotto: ‘Presidente, ma che sta a scrivere se già
conosci i dettagli della vicenda, anche quelli che la città ancora ignora?’. E
così sono due giorni che assistiamo alla partita di tennis tra Comune e Comune,
in un Comune che sostanzialmente scrive a se stesso su problemi che non sa come
risolvere, e allora si diverte a portare le carte dal secondo piano al piano
terra e poi al primo piano. Ora, al di là della fin troppo facile ironia, al di
là del fatto che il mercato non tornerà sulla strada-parco, salvo voler rimediare
una denuncia per interferenza con un’area di cantiere, è evidente che lo
scontro consumatosi tra il Presidente Blasioli e l’assessore Cuzzi è il sintomo
di un malessere che sta crescendo all’interno di una maggioranza che comincia
ad avere i primi fastidi. Da un lato assessori sovraesposti che oscurano i
semplici consiglieri, ormai consapevoli di essere stati eletti solo per alzare
la mano in aula. Dall’altro un Presidente del Consiglio abituato ad altri
palcoscenici, che ha capito come sia più facile andare sui giornali e
conquistare titoli stando in opposizione, piuttosto che facendo il Presidente
del Consiglio, ruolo in cui, eccezion fatta per la seduta di insediamento e a
meno che non ti chiami Nino Sospiri, finisci nel dimenticatoio, relegato nella
tua stanzetta al secondo piano, in attesa che passino questi cinque anni. E
allora il Presidente che s’inventa, ogni tanto scrive una letterina a questo o
quell’assessore, anche per mantenersi il suo elettorato, e dimostrare di avere
ancora potere, di esistere, e di poter influire sull’azione di governo, e poco
importa se, così facendo, adombra il lavoro dei suoi affini di partito, rubandogli
la scena e argomenti d’intervento, tanto si sa: in Comune, ognuno per sé e
tutti contro tutti. Buona giornata!
venerdì 16 gennaio 2015
Il 'caso' della Polizia municipale di Pescara non può finire in gloria
Non può finire in
gloria! Due giorni con le facce sbattute in prima pagina, una storia rimestata
mille e mille volte, un procedimento disciplinare aperto contro quattro agenti
della Polizia municipale, persone stimatissime e con un curriculum professionale
ineccepibile. E un’amministrazione comunale che recita la parte del pesce in
barile ‘non so, stiamo vedendo, vi faremo sapere, può essere ma non sono
sicuro, vedremo’. E a quei quattro agenti la faccia, il cuore, il tempo, i
soldi, le ansie, il batticuore, il pensiero fisso, gli occhi addosso quando
vanno a lavorare per strada ogni giorno, tutto questo chi glielo risarcirà mai?
I fatti: parlo, ovviamente, del ‘caso’ dei quattro agenti di Polizia municipale
finiti nell’occhio del ciclone per aver sollevato dubbi e perplessità su una
multa al questore. Per uno è scattato addirittura un processo in Tribunale; per
quattro, paradosso dei paradossi, il procedimento disciplinare per aver ‘rivelato
notizie alla trasmissione Le Iene’, cioè il loro peccato è l’aver parlato con
dei giornalisti…con i quali ha parlato anche il comandante che, però, e qui è
la farsa, non è sottoposto ad alcun procedimento disciplinare! Anzi,
probabilmente, e attendo di verificarlo, in quanto dirigente della Polizia
municipale, magari farà parte della stessa Commissione disciplinare che sarà
chiamata a giudicare il comportamento dei 4 agenti. C’è un solo termine per
chiamare tutto questo: pura follia. Ho deciso di non far cadere nel vuoto la
vicenda, ma di parlarne nel mio blog, perché conosco le persone coinvolte nella
vicenda? Certo! (e lo faccio senza piaggeria visto che, come tutti gli altri
pescaresi, ho beccato le mie belle multe per divieto di sosta e le ho pure
pagate). Ma, senza alcuna modestia, lo faccio con cognizione di causa: per
cinque anni ho lavorato come addetto stampa del Comune di Pescara, per 5 anni
mi sono occupata anche della comunicazione delle attività inerenti la Polizia municipale,
e ho visto e toccato con mano quanto lavorano, come lavorano, e cosa fanno. Li
ho visti, ahimè, nelle situazioni più estreme: l’emergenza neve, quando tutti
stavano a casa al calduccio, telefonando all’emittente Rete 8 per sapere quando
arrivavano a spalargli il cortile di casa per portare il cane a fare i propri
bisogni, loro, i vigili, stavano sulla strada, di notte, a -4, a scortare
spalaneve e spargisale, ambulanze e altre Forze dell’Ordine, medici e persino
le pompe funebri, aprendo varchi, sorvegliando le strade. Magari avevano lasciato
i bambini con la nonna (perché tra i vigili ci sono anche donne-madri-mogli,
non dimentichiamolo), e loro stavano lavorando per la sicurezza dei figli degli
altri. L’emergenza alluvione: mentre tutti stavano rintanati a casa per non
bagnarsi le scarpe, i vigili erano in strada, alle 3 di notte, con il
vicesindaco Fiorilli, per sgomberare tutte le famiglie di Villaggio Alcyone,
sotto il diluvio, oppure sulle golene, con l’acqua che saliva, per impedire che
qualcuno finisse in un imbuto mortale. Poi la quotidianità. Certo, fanno il
loro lavoro, ma lo fanno bene a Pescara, e va ribadito e ricordato. Loro li ho
visti per cinque anni, ogni giorno, a ogni ora. E tra loro ho visto quei
quattro agenti che oggi devono subire un procedimento disciplinare. Agenti che
hanno lavorato anche con la febbre, o mentre la mamma, il padre, la moglie, se
ne stavano andando per sempre, perché i drammi quotidiani colpiscono anche
loro. Ma accantonato il dolore personale, indossata la divisa, loro c’erano in
strada. Qualcun altro, no, come ho già detto, non c’era, non l’ho visto. E l’assurdo,
oggi, è l’apertura di un procedimento disciplinare perché quei 4 agenti hanno
parlato alla trasmissione Le Iene. Piuttosto, chiedo io, perché, partendo
proprio da quella trasmissione e dai verbali già in mano al Comune, non si sono
aperti altri procedimenti? Partiamo dalle contraddizioni: durante la
trasmissione il comandante ha ribadito più volte che l’auto è stata
riconsegnata al funzionario di Polizia, senza multa, su decisione dell’ufficiale
di turno, il quale (anche lui ora sotto procedimento disciplinare) ha smentito
categoricamente, ricordando che il Comandante aveva avocato a sé ogni atto. E
il bello qual è? Che nei verbali consegnati precedentemente al Comune, il comandante
ha confermato le parole dell’ufficiale di turno, ossia ha confermato di aver avocato
a sé gli atti successivi inerenti multa e rimozione auto. Ma il procedimento
disciplinare è stato aperto non sulle contraddizioni dei vertici, ma su 4 agenti
che hanno detto la verità. Ne sono convinta: alla fine proprio Lei, la Verità,
verrà fuori, emergerà platealmente. E per l’amministrazione comunale quel
procedimento disciplinare rischia di diventare una vergogna nazionale. Buona
giornata!
giovedì 8 gennaio 2015
Quando la solidarietà diventa farsa politica
Una spesa di 38mila
50euro, più Iva al 22 per cento, contro 2mila euro raccolti per la solidarietà
alla piccola Iaia, la bambina di Roccaraso affetta da neuroblastoma che ha
bisogno di sostegni economici per continuare a sperare e provare a curarsi
negli Stati Uniti. Voglio cominciare da queste due cifre che danno la misura di
quanto la politica la deve finire di strumentalizzare il bisogno, la necessità,
il dolore: 38.500 e 2.000, una differenza di 35.500, che non sono briciole. L’oggetto:
è ovvio, il concerto dei Tiromancino della Befana, forzosamente voluto da un’amministrazione
che non ha capito l’aria che tira. Non ha capito che, escludendo gli
incolpevoli fan del gruppo musicale, di quel concerto non importava niente a
nessuno. Non importava ai commercianti del centro: chi doveva vendere lo stava
già facendo, le pizzerie, come Trieste, non hanno bisogno di un concerto per
vedere la fila fuori dalla vetrina, quelle file ci sono sempre. E chi le file
non le vede neanche se cedesse gratis i propri prodotti, non le ha viste
neanche il 6 gennaio. Non importava alle famiglie: non c’era una Befana sul
palco per far divertire i bambini che col freddo non possono stare troppo fuori
e che il 7 tornavano a scuola. Non importava ai cittadini, presi da ben altre
pene e preoccupazioni, a partire dal dover finire a pagare le tasse comunali
imposte dal Pd. No, di quel concerto importava solo a un sindaco e a un
assessore che pensavano di giocarcisi la faccia con le prime feste del governo
Pd, sindaco e assessore che ben ricordavano le polemiche inutili, sterili e
roboanti con cui hanno tempestato per cinque anni chi li ha preceduti, accusati
di fare troppo o troppo poco, a seconda di chi scriveva le due righette. Ma
tant’è! Ma se il rinvio del concerto, le multe comminate la mattina del 6
gennaio e la spesa inutile e superflua imposta alla città, che ha pagato i
Tiromancino, non dimentichiamolo, se tutto questo non fosse sufficiente, è
arrivata la ciliegina sulla torta: per evitare la polemica, ficchiamoci la
solidarietà nel concerto. Usiamo una bambina, Iaia, e diciamo che lo spettacolo
mira a raccogliere fondi per la piccola. Bada bene: non è che il concerto
sarebbe stato gratis e la somma destinata alla spettacolo veniva dirottato al
fondo per quella stella di Roccaraso. Non è che l’artista avrebbe rinunciato al
compenso e devoluto il suo cachet alla causa. No: il concerto si paga, l’artista
incassa, ma dal palco lanciamo due o tre appelli per chiedere a chi è presente
di donare qualche spicciolo per la bambina. E così è stato: il risultato? Da piangere:
due ore di spettacolo hanno prodotto una raccolta di appena 2mila euro.
Tradotto: se è vero, come sostiene l’assessore, che in piazza al concerto c’erano
50mila persone (e oggi l’ha ribadito), ciascuna di esse ha donato 0,04 euro per
la piccola Iaia! Per carità: nessuno ha osato lamentarsi, la famiglia
ringrazierà pure, comunque è una goccia in mezzo al mare, che male non fa. Ma
con quale faccia un’amministrazione si vanta di aver favorito la solidarietà?
Qual è il rapporto di causa-effetto tra i 38mila 500 euro più Iva tirati fuori
dal sindaco usando i soldi della città e i 2mila euro raccolti per la bambina
di Roccaraso, che, lei sì, ne ha un bisogno vitale? Peraltro ricordando che
anche ‘Federico Zampaglione, leader dei Tiromancino, si è avvicinato al
banchetto per effettuare la sua donazione’ (e recito testualmente il servizio
andato in onda in tv)! Cos’avrebbero preferito i pescaresi, cosa sarebbe stato
più giusto? Rinunciare a un concerto organizzato fuori tempo massimo e donare i
38mila 500 euro di soldi dei cittadini a quella bambina, o darli a un gruppo
musicale che, tutto sommato, bisogno non ne ha, e che poteva cantare a Pescara
in un qualunque altro momento facendo pagare un biglietto al pubblico? Buona
giornata!
mercoledì 7 gennaio 2015
Il Tiromancino della giunta Alessandrini: non pubblica l'ordinanza e scatta la rimozione delle auto
Il Concerto della
Befana (e non di Capodanno) a Pescara si è fatto. Il Comune ha speso con
orgoglio i suoi, o meglio i ‘nostri’ 38mila 500 euro più Iva per il cachet
degli artisti e i servizi. Ma soprattutto, il Comune ha fatto cassa grazie al
concertone dell’Epifania. Come? Semplice, con l’ondata di auto che ieri mattina
sono state multate e rimosse in tutta l’area circostante lo spazio destinato al
concerto, dove all’improvviso, senza alcuna notifica preventiva, sono
rispuntati divieti di sosta che hanno colto impreparati i cittadini. I fatti:
per il concertone della notte di Capodanno, come da tradizione, l’Ufficio
mobilità ha predisposto l’ordinanza per stabilire il divieto di sosta e di
transito nelle aree circostanti piazza Salotto, interessata dall’evento. Dunque
niente auto in via Regina Margherita, niente in via Nicola Fabrizi, nulla in
via Carducci e divieto di sosta, soprattutto, nel piccolo tratto di corso
Umberto che collega piazza Salotto con piazza Primo Maggio e via Gramsci, per
intenderci niente auto nei parcheggi antistanti lo storico bar Berardo. L’ordinanza
è stata debitamente pubblicata, ufficializzata dagli Organi di Informazione,
con buona pace di tutti. Poi il concerto non s’è fatto per una scelta precisa
dell’amministrazione Pd, ed è stato tutto rinviato al 6 gennaio. Rinviato il
palco, rinviata la musica, rinviati gli artisti da pagare, alla stessa cifra
della notte di Capodanno, ma è stata rinviata anche l’ordinanza. Peccato che,
al solito, nessuno si sia preoccupato di informare la città. Eppure le carte
parlano chiaro: c’è stata infatti una seconda ordinanza, la numero 725, firmata
dal vicesindaco il 31 dicembre stesso, dunque nel giorno stesso in cui è stato
deciso il rinvio dello spettacolo, ma nessuno ha ritenuto opportuno comunicarla
alla città. Niente, non una nota, non un comunicato, non un post su facebook, né
su altri social, né sulla App istituzionale. Ma soprattutto: firmata l’ordinanza,
nessuno si è preoccupato di pubblicarla, come prevede la legge, sull’albo
pretorio del Comune, dove il documento è apparso solo nel giorno della Befana,
ossia ieri, troppo tardi, e non nelle 48 ore precedenti all’entrata in vigore del
provvedimento. Non solo: l’ordinanza, solo ieri mattina, è stata pubblicata
solo sull’albo pretorio on line del Comune, non un richiamo nelle sezioni news
del sito internet ufficiale del Comune, non una parola sui comunicati stampa
ufficiali, non un link utile che magari potesse saltare all’occhio di chi, nonostante
il giorno di festa, aveva avuto comunque la buona volontà di navigare su internet
per tenersi aggiornato. Nulla di nulla. A non voler pensar male, ossia a una
scelta chiara dell’amministrazione comunale o di chi ne gestisce la
comunicazione, quanto meno si ha la chiara idea di avere a che fare con degli….ingenui?!!?
E a farne le spese, ieri, come sempre, sono stati i pescaresi: intorno alle 10
classico giro festivo in centro, e impossibile non notare i due carriattrezzi
che, con una velocità impressionante, quasi da catena di montaggio, scortati da
4 agenti della Polizia municipale, caricavano le auto incautamente, ma
incolpevolmente, lasciate in sosta in quel tratto di strada maledetto, tra
piazza della Rinascita e piazza Primo Maggio. Auto tutte multate, agganciate, e
portate nei depositi, in attesa che il povero automobilista-proprietario
tornasse nel parcheggio e facesse l’amara scoperta, per poi attendere la
giornata odierna per poter tornare in possesso del proprio mezzo. E se tra loro
ci sarà stato anche qualche fan dei Tiromancino, tra i 5mila e i 50mila, che
magari sarà arrivato appositamente dal Canada e da Mosca o dalla Puglia per
ascoltare il proprio idolo, e si sarà ritrovato senza auto senza neanche sapere
di essere colpevole? Forse anche questo farà parte della politica turistica
della nuova giunta Pd per incentivare le presenze a Pescara: li faccio
arrivare, e gli tolgo la macchina per qualche giorno così sono costretti a
dormire nei nostri alberghi e a mangiare nei nostri ristoranti! Ironia ovvia, e
a parte, resta l’amarezza per l’approssimazione con cui si amministra una città
di 130mila abitanti: le ordinanze,
specie quando incidono sulla vita quotidiana dei cittadini, vanno firmate e
rese note per tempo, non possono e non devono trasformarsi in una trappola per
gente che ogni mattina si alza per guadagnarsi lo stipendio, e poi in un giorno
di festa si vede sfilare dal portafogli almeno 150 euro da un’amministrazione
comunale ‘matrigna’ e nemica del popolo. Oggi la domanda: perché quell’ordinanza
firmata il 31 dicembre 2014 è stata pubblicata solo il 6 gennaio 2015, troppo
tardi per informare la città? Buona giornata e soprattutto: impugnate le multe
per farvele annullare.
Dettagli Atto
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