L’esproprio della città
di Pescara è ufficialmente cominciato. E si parte dal Museo d’Arte Moderna ‘Vittoria
Colonna’, espropriato dalla giunta comunale Pd per consegnarlo, bello e
infiocchettato, al gallerista, soggetto privato, Cesare Manzo che, dal gennaio
2015 (quindi effetto retroattivo) e sino al dicembre 2017, potrà disporre degli
spazi della struttura a-gratis, cioè senza sborsare un euro all’amministrazione
comunale, ovvero alla città, per allestirci 9 mostre-stagione contemporanea o
giù di lì. Questi sono i fatti, l’ultima trovata della giunta Zagat, che, in
una città per la quale ha formalmente aperto le procedure di predissesto,
alzando al massimo tutte le tasse e le aliquote, aumentando all’inverosimile il
costo dei servizi, a partire dai parcheggi a pagamento della città, concede
gratis, per due anni, le proprie strutture culturali come i Musei ad alcune
associazioni, per di più senza una gara, senza un avviso pubblico, senza
consentire la partecipazione di alcuno, ma scegliendo sulla base di una
semplice richiesta. La decisione è contenuta nella delibera numero 56 approvata
dalla giunta lo scorso 10 febbraio, su proposta dell’assessore Di Iacovo (lo
stesso che ha fatto sborsare alla città 10mila euro di soldi pubblici per il
Festival delle Letterature, un festival inventato anni fa da lui stesso, come
operatore culturale, ma questo merita un Blog a parte). La vicenda merita un
approfondimento e non me ne voglia Cesare Manzo, persona rispettabilissima, ma
co-protagonista di un caso kafkiano. Manzo è stato l’inventore, ideatore,
organizzatore e realizzatore di Fuori Uso, una rassegna artistico-culturale
che, gusti personali a parte, ha comunque segnato la storia di Pescara. Bene.
Ma Manzo è stato anche un gallerista privato, con studio in via Umbria 48 a
Pescara. E’ stato perché lo scorso novembre ha deciso di chiudere la sua
galleria: affitti troppo alti, scarsa attenzione per il mondo della cultura e
per quella sua creatura, ‘FuoriUso’, mai troppo attenzionata dalle Istituzioni,
e poi, comunque, l’arrivo del momento di dire ‘basta’. L’ultima mostra e stop,
in via Umbria si sono abbassate le serrande della Galleria d’arte. Ci può
stare. Ma ecco arrivare la ciambella delle Istituzioni: chiusa la fucina d’arte
in via Umbria, dopo neanche tre mesi, lo stesso imprenditore potrà praticamente
continuare a fare quello che ha fatto privatamente sino allo scorso novembre,
beneficiando di una ‘galleria’ in un palazzo istituzionale, a due minuti a
piedi dalla storica sede di via Umbria, senza dover pagare un euro di affitto,
non perché l’abbia deciso lui, per carità, giusto precisarlo, ma su decisione
della giunta, che, in una città ridotta in ginocchio per le tasse che ha lei
stessa applicato, ha però ritenuto opportuno fare questo atto di grande
generosità nei confronti, comunque, di un privato, personaggio della cultura
pescarese, nome di tutto rispetto, ma comunque un soggetto privato. Che per due
anni potrà organizzare i suoi eventi nel Museo cittadino d’arte moderna ‘Vittoria
Colonna’ senza sborsare un euro per l’affitto di una sala, di uno spazio
espositivo enorme, come invece dovranno continuare a fare tanti suoi colleghi
per poter organizzare e tenere un’iniziativa a Pescara. Ora, che l’imprenditore
abbia accettato, buon per lui, e perché avrebbe dovuto rifiutare? Discorso
diverso per l’amministrazione comunale che, in quanto Ente pubblico, che
gestisce soldi pubblici dei cittadini salassati, non può esimersi dall’osservare
regole minime. Innanzitutto la domanda principe: può l’amministrazione decidere
di assegnare a un soggetto privato uno spazio di tale rilevanza come un Museo
cittadino istituzionalmente riconosciuto, espropriandolo alla città, per darlo
a un imprenditore privato per l’organizzazione di eventi per due anni? O meglio:
la norma non avrebbe ritenuto più opportuno, da parte della giunta, manifestare
anticipatamente la propria volontà di concedere gratuitamente gli spazi del
Colonna per eventi culturali, quindi emanare un avviso pubblico o un bando e
permettere a più imprenditori nel settore dell’arte di manifestare la propria
disponibilità o interesse, partecipando in maniera trasparente, e cercando di
conquistare quello spazio, che comunque avrà costo zero per l’imprenditore? Magari
la proposta di Manzo sarebbe stata comunque la migliore, ma anche altri
avrebbero potuto tentare la sorte! Ma chiedo io: aldilà dell’opportunità, la
procedura seguita è del tutto lineare? Non si prefigura alcun danno alle casse
pubbliche in una città in predissesto? E qui occorrerebbe un parere legale. Ma
non basta: all’interno del Colonna, per due anni, verranno organizzate 9 mostre
che saranno tutte a ingresso gratuito per il pubblico per avvicinare all’arte
anche coloro che sono meno avvezzi a frequentare mostre ed eventi simili,
ovvero la #negazionedell’arte. L’arte, quella bella, quella famosa, quella
attraente, si paga, ed è giusto che sia così. E pur pagando, l’arte bella
attrae anche i ‘meno avvezzi’: basta guardare le file quotidiane dinanzi alle
porte de Gli Uffizi di Firenze, o ai Musei Vaticani, o al Doria Pamphilj o,
ancora, dinanzi alle Scuderie del Quirinale a Roma. A meno che non si tratti
della prima domenica del mese, quando tutti i musei italiani sono a ingresso
gratuito su decisione del Ministero, e comunque solo i Musei pubblici, non
quelli privati, l’accesso alle mostre d’arte dev’essere a pagamento, proprio
per far capire, a chi tira fuori 3, 6 o anche 10 euro, che sta entrando in un
luogo quasi sacro, per osservare qualcosa di unico al mondo, e che quindi deve
ponderare l’acquisto di quel biglietto, capire che la visita dinanzi a 20 opere
d’arte non può durare 5 minuti, come davanti a una vetrina di un negozio di
abbigliamento, ma che sta per osservare un’opera unica che parla al cuore, alla
mente e allo spirito prim’ancora che agli occhi. Solo facendo pagare un
biglietto d’ingresso, l’osservatore saprà dare il giusto rilievo, peso e
importanza a ciò che si appresta a osservare e a meditare, non limitandosi solo
a guardare. Solo facendo pagare un biglietto d’ingresso capirà che dinanzi a un
quadro non si beve la coca-cola né si mangia una pizza o si fa scoppiettare la
gomma da masticare, ma si riflette e si gode del bello. In altre parole: l’opera
d’arte non ha bisogno della massa, ha bisogno della consapevolezza dei singoli.
E poi il gusto, forse personale: le 9 mostre ospiteranno artisti come
Pistoletto (il solito, già visto in tutti i FuoriUso), e poi Sandro Chia, Peter
Fend, Luca Vitone, Elisabetta Gut, Anna Oberto, Simona Weller, Gappmayr e
Gomringer…ma come, chi non conosce Elisabetta Gut, Anna Oberto o Gappmayr, o
anche Maria Pocchiola! Chi non conosce Maria Pocchiola, avrebbe detto Raimondo
Vianello! Beh! Senza offesa, non so perché ma questi nomi mi hanno fatto
ricordare la ‘Mostra sui Manifesti di D’Alfonso’, un passato del Museo Colonna che
un consigliere comunale, Augusto Di Luzio, da semplice consigliere comunale,
ideatore e fondatore e creatore e valorizzatore del Museo d’arte Moderna ‘Vittoria
Colonna’, ha cercato di far dimenticare portando a Pescara opere di artisti
come Marc Chagall, Monet, un po’ di futuristi, tipo Balla, De Chirico, Carrà,
Guttuso, Sassu, Morandi, senza parlare di Pasquale Celommi, Michetti, Cascella,
Palizzi, Teofilo Patini, in mostre che, dal 2009 al 2014, sono sempre state a
pagamento, mai gratis, 6 euro il biglietto, e che per l’amministrazione
comunale sono state sempre a costo zero, anzi con risultati in attivo, perché il
costo del biglietto ha sempre permesso alla mostra di ‘autofinanziarsi’ e di
ripagare anche la stampa dei cataloghi, per i quali la giunta Albore Mascia ha
speso in 5 anni zero euro. Mostre che hanno visto la presenza di centinaia di
studenti, oltre che di estimatori d’arte come Sgarbi o Guerri. Ma si sa, la
cultura sta a sinistra, il Pd ne sa di più, specie quando è gratis e paga la
città. Buona giornata!
Gent.ma Patricia Fogaraccio
RispondiEliminaLa questione meriterebbe un'analisi approfondita anche di tutte le procedure che hanno visto l'affidamento di spazi pubblici a privati (ad esempio Alviani Art Space presso l'Aurum) e alle nomine effettuate dalla precedente amministrazione in ambiti artistici e culturali. Detto ciò, non mi stupisce che il benefattore di tale delibera sia un ex candidato PD alle ultime elezioni comunali. Purtroppo, da anni, assistiamo in questa città a dinamiche che non la indirizzano verso il cambiamento, bensì, la traghettano in direzione opposta, verso l'arretratezza e l'immobilismo propri delle peggiori realtà provinciali.
Il dramma è che la cittadinanza non fa nulla davanti a certi atteggiamenti delle amministrazioni e questi interessanti spunti critici e riflessivi restano invisibili e poco attraenti per la maggior parte degli interessati.
Cordialmente
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