venerdì 13 febbraio 2015

La giunta comunale espropria il Museo d'arte Moderna 'Vittoria Colonna'


L’esproprio della città di Pescara è ufficialmente cominciato. E si parte dal Museo d’Arte Moderna ‘Vittoria Colonna’, espropriato dalla giunta comunale Pd per consegnarlo, bello e infiocchettato, al gallerista, soggetto privato, Cesare Manzo che, dal gennaio 2015 (quindi effetto retroattivo) e sino al dicembre 2017, potrà disporre degli spazi della struttura a-gratis, cioè senza sborsare un euro all’amministrazione comunale, ovvero alla città, per allestirci 9 mostre-stagione contemporanea o giù di lì. Questi sono i fatti, l’ultima trovata della giunta Zagat, che, in una città per la quale ha formalmente aperto le procedure di predissesto, alzando al massimo tutte le tasse e le aliquote, aumentando all’inverosimile il costo dei servizi, a partire dai parcheggi a pagamento della città, concede gratis, per due anni, le proprie strutture culturali come i Musei ad alcune associazioni, per di più senza una gara, senza un avviso pubblico, senza consentire la partecipazione di alcuno, ma scegliendo sulla base di una semplice richiesta. La decisione è contenuta nella delibera numero 56 approvata dalla giunta lo scorso 10 febbraio, su proposta dell’assessore Di Iacovo (lo stesso che ha fatto sborsare alla città 10mila euro di soldi pubblici per il Festival delle Letterature, un festival inventato anni fa da lui stesso, come operatore culturale, ma questo merita un Blog a parte). La vicenda merita un approfondimento e non me ne voglia Cesare Manzo, persona rispettabilissima, ma co-protagonista di un caso kafkiano. Manzo è stato l’inventore, ideatore, organizzatore e realizzatore di Fuori Uso, una rassegna artistico-culturale che, gusti personali a parte, ha comunque segnato la storia di Pescara. Bene. Ma Manzo è stato anche un gallerista privato, con studio in via Umbria 48 a Pescara. E’ stato perché lo scorso novembre ha deciso di chiudere la sua galleria: affitti troppo alti, scarsa attenzione per il mondo della cultura e per quella sua creatura, ‘FuoriUso’, mai troppo attenzionata dalle Istituzioni, e poi, comunque, l’arrivo del momento di dire ‘basta’. L’ultima mostra e stop, in via Umbria si sono abbassate le serrande della Galleria d’arte. Ci può stare. Ma ecco arrivare la ciambella delle Istituzioni: chiusa la fucina d’arte in via Umbria, dopo neanche tre mesi, lo stesso imprenditore potrà praticamente continuare a fare quello che ha fatto privatamente sino allo scorso novembre, beneficiando di una ‘galleria’ in un palazzo istituzionale, a due minuti a piedi dalla storica sede di via Umbria, senza dover pagare un euro di affitto, non perché l’abbia deciso lui, per carità, giusto precisarlo, ma su decisione della giunta, che, in una città ridotta in ginocchio per le tasse che ha lei stessa applicato, ha però ritenuto opportuno fare questo atto di grande generosità nei confronti, comunque, di un privato, personaggio della cultura pescarese, nome di tutto rispetto, ma comunque un soggetto privato. Che per due anni potrà organizzare i suoi eventi nel Museo cittadino d’arte moderna ‘Vittoria Colonna’ senza sborsare un euro per l’affitto di una sala, di uno spazio espositivo enorme, come invece dovranno continuare a fare tanti suoi colleghi per poter organizzare e tenere un’iniziativa a Pescara. Ora, che l’imprenditore abbia accettato, buon per lui, e perché avrebbe dovuto rifiutare? Discorso diverso per l’amministrazione comunale che, in quanto Ente pubblico, che gestisce soldi pubblici dei cittadini salassati, non può esimersi dall’osservare regole minime. Innanzitutto la domanda principe: può l’amministrazione decidere di assegnare a un soggetto privato uno spazio di tale rilevanza come un Museo cittadino istituzionalmente riconosciuto, espropriandolo alla città, per darlo a un imprenditore privato per l’organizzazione di eventi per due anni? O meglio: la norma non avrebbe ritenuto più opportuno, da parte della giunta, manifestare anticipatamente la propria volontà di concedere gratuitamente gli spazi del Colonna per eventi culturali, quindi emanare un avviso pubblico o un bando e permettere a più imprenditori nel settore dell’arte di manifestare la propria disponibilità o interesse, partecipando in maniera trasparente, e cercando di conquistare quello spazio, che comunque avrà costo zero per l’imprenditore? Magari la proposta di Manzo sarebbe stata comunque la migliore, ma anche altri avrebbero potuto tentare la sorte! Ma chiedo io: aldilà dell’opportunità, la procedura seguita è del tutto lineare? Non si prefigura alcun danno alle casse pubbliche in una città in predissesto? E qui occorrerebbe un parere legale. Ma non basta: all’interno del Colonna, per due anni, verranno organizzate 9 mostre che saranno tutte a ingresso gratuito per il pubblico per avvicinare all’arte anche coloro che sono meno avvezzi a frequentare mostre ed eventi simili, ovvero la #negazionedell’arte. L’arte, quella bella, quella famosa, quella attraente, si paga, ed è giusto che sia così. E pur pagando, l’arte bella attrae anche i ‘meno avvezzi’: basta guardare le file quotidiane dinanzi alle porte de Gli Uffizi di Firenze, o ai Musei Vaticani, o al Doria Pamphilj o, ancora, dinanzi alle Scuderie del Quirinale a Roma. A meno che non si tratti della prima domenica del mese, quando tutti i musei italiani sono a ingresso gratuito su decisione del Ministero, e comunque solo i Musei pubblici, non quelli privati, l’accesso alle mostre d’arte dev’essere a pagamento, proprio per far capire, a chi tira fuori 3, 6 o anche 10 euro, che sta entrando in un luogo quasi sacro, per osservare qualcosa di unico al mondo, e che quindi deve ponderare l’acquisto di quel biglietto, capire che la visita dinanzi a 20 opere d’arte non può durare 5 minuti, come davanti a una vetrina di un negozio di abbigliamento, ma che sta per osservare un’opera unica che parla al cuore, alla mente e allo spirito prim’ancora che agli occhi. Solo facendo pagare un biglietto d’ingresso, l’osservatore saprà dare il giusto rilievo, peso e importanza a ciò che si appresta a osservare e a meditare, non limitandosi solo a guardare. Solo facendo pagare un biglietto d’ingresso capirà che dinanzi a un quadro non si beve la coca-cola né si mangia una pizza o si fa scoppiettare la gomma da masticare, ma si riflette e si gode del bello. In altre parole: l’opera d’arte non ha bisogno della massa, ha bisogno della consapevolezza dei singoli. E poi il gusto, forse personale: le 9 mostre ospiteranno artisti come Pistoletto (il solito, già visto in tutti i FuoriUso), e poi Sandro Chia, Peter Fend, Luca Vitone, Elisabetta Gut, Anna Oberto, Simona Weller, Gappmayr e Gomringer…ma come, chi non conosce Elisabetta Gut, Anna Oberto o Gappmayr, o anche Maria Pocchiola! Chi non conosce Maria Pocchiola, avrebbe detto Raimondo Vianello! Beh! Senza offesa, non so perché ma questi nomi mi hanno fatto ricordare la ‘Mostra sui Manifesti di D’Alfonso’, un passato del Museo Colonna che un consigliere comunale, Augusto Di Luzio, da semplice consigliere comunale, ideatore e fondatore e creatore e valorizzatore del Museo d’arte Moderna ‘Vittoria Colonna’, ha cercato di far dimenticare portando a Pescara opere di artisti come Marc Chagall, Monet, un po’ di futuristi, tipo Balla, De Chirico, Carrà, Guttuso, Sassu, Morandi, senza parlare di Pasquale Celommi, Michetti, Cascella, Palizzi, Teofilo Patini, in mostre che, dal 2009 al 2014, sono sempre state a pagamento, mai gratis, 6 euro il biglietto, e che per l’amministrazione comunale sono state sempre a costo zero, anzi con risultati in attivo, perché il costo del biglietto ha sempre permesso alla mostra di ‘autofinanziarsi’ e di ripagare anche la stampa dei cataloghi, per i quali la giunta Albore Mascia ha speso in 5 anni zero euro. Mostre che hanno visto la presenza di centinaia di studenti, oltre che di estimatori d’arte come Sgarbi o Guerri. Ma si sa, la cultura sta a sinistra, il Pd ne sa di più, specie quando è gratis e paga la città. Buona giornata!





1 commento:

  1. Gent.ma Patricia Fogaraccio

    La questione meriterebbe un'analisi approfondita anche di tutte le procedure che hanno visto l'affidamento di spazi pubblici a privati (ad esempio Alviani Art Space presso l'Aurum) e alle nomine effettuate dalla precedente amministrazione in ambiti artistici e culturali. Detto ciò, non mi stupisce che il benefattore di tale delibera sia un ex candidato PD alle ultime elezioni comunali. Purtroppo, da anni, assistiamo in questa città a dinamiche che non la indirizzano verso il cambiamento, bensì, la traghettano in direzione opposta, verso l'arretratezza e l'immobilismo propri delle peggiori realtà provinciali.
    Il dramma è che la cittadinanza non fa nulla davanti a certi atteggiamenti delle amministrazioni e questi interessanti spunti critici e riflessivi restano invisibili e poco attraenti per la maggior parte degli interessati.

    Cordialmente
    IP

    RispondiElimina