mercoledì 18 febbraio 2015

I fanghi di Pescara a Ortona? Non passa lo straniero


Non passa lo straniero, zam zam! In questo caso lo straniero siamo noi, Pescara, con i nostri fanghi da dragare dal porto canale; la terra su cui non passeremo è Ortona, con il suo porto. Ortona che oggi è stata chiarissima: checché ne dica il Presidente di Regione, le vasche di colmata per ospitare i fanghi dragati a Pescara non ci sono, occorrerebbero almeno 5-6milioni per realizzarle, tanto che non sanno neanche dove portare i fanghi che, nel frattempo, andranno dragati via anche dallo stesso scalo ortonese. Notizia chiara, non fa una piega, apparsa oggi sulle pagine regionali de Il Centro, se non fosse che, appena due pagine più avanti, cronaca di Pescara, il Presidente di Regione continua a dare il semaforo verde per l’avvio del dragaggio del porto di Pescara. Addirittura oggi dovrebbe arrivare il primo team, ossia i dipendenti della ditta che si è aggiudicata l’appalto e che dovranno eseguire le batimetrie, necessarie per sapere da quale punto del porto far partire l’escavazione, ovvero per individuare urgenze e priorità, ma anche per effettuare la tipizzazione dei fanghi, ossia sapere di che rifiuto stiamo parlando, qual è il suo Codice Cer, e quindi decidere dove portare quei rifiuti una volta tolti dai fondali, con quali mezzi idonei,e soprattutto con quali costi. Perché una cosa è chiara: a Ortona quei fanghi non ci vanno. E, forse questo non è ancora chiaro al Presidentissimo di Regione, agli operatori portuali tutti, ma, temo, neanche alla Direzione marittima: l’individuazione di una discarica idonea ha sempre mille volti e può dilatare i tempi in maniera sproporzionata. Quindi questo è l’unico aggiornamento che ci deriva dalla giornata trascorsa ieri in attesa del dragaggio che non c’è: non è partito, come annunciato urbi et orbi da d’Alfonso, lunedì 16 febbraio; non è partito ieri, martedì 17 febbraio, non è partito oggi, mercoledì 18 febbraio, né partirà domani, giovedì 19 febbraio. Ma a questo punto sembra che la questione tempo sia divenuta superflua per la città e per i cronisti: l’importante è continuare ad annunciare, senza specificare tempi, fattibilità o meno dell’intervento annunciato, modalità di realizzo, no quello che conta è il ‘far vedere di voler fare’, non certo il ‘fare’. Come se ci fosse più gusto nel momento di pregustazione di un cioccolatino anziché nel momento in cui lo stesso viene addentato. Ma qui non parliamo di cioccolata, ma di dragaggio, una tematica più che seria, che merita attenzione. E oggi mi chiedo: com’è possibile che si dedichi un’intera pagina regionale alla problematica del porto di Ortona, dicendo chiaramente che non potrà accogliere nella sua vasca di colmata il frutto del dragaggio del porto di Pescara, e ignorare poi quella pagina stessa? Com’è possibile dire che per il dragaggio a Pescara tutti i tasselli si sono messi a posto, quando non c’è ancora l’ordinanza obbligatoria della Capitaneria di porto, con la quale la stessa dovrà disciplinare la navigazione all’interno del porto canale durante le operazioni di pulizia dei fondali, quando non si sono lette le carte su presunte firme autorizzative da parte del Provveditorato, carte che, per ora, sono state solo ‘raccontate’ dalla politica, quando non si sa nemmeno dove andremo a gettare i rifiuti tolti dai fondali, e non mi sembra un dettaglio da poco. La verità è un’altra, ancora una volta: il dragaggio del porto canale di Pescara è ancora in alto mare. Su quell’operazione si consumerà uno scontro feroce tra due città da sempre rivali e competitor: Pescara, con le sue ambizioni di porto regionale per il traffico merci e passeggeri, ambizioni però da sempre mortificate da una condizione esistenziale imprescindibile che la rende monca, ovvero una diga foranea costruita proprio all’imboccatura del porto per salvare, a suo tempo, vite umane, ma che pure è stata fatta male, troppo vicina all’ingresso del porto, perché, ai tempi del cantiere, erano finiti i soldi. Ambizioni poi mortificate dalla definizione di ‘porto rifugio’ che è stato dato allo scalo, dunque infrastruttura che a oggi riveste un interesse pari allo zero per lo Stato, che pure è competente nei lavori che lo riguardano, dragaggio compreso. Dall’altra parte c’è il porto di Ortona, una realtà più affermata di Pescara nel traffico merci, che non ci sta a recitare il ruolo di Cenerentola, consapevole delle sue possibilità, e che, bando alle ipocrisie e al politically correct, ad aiutare Pescara a uscire dalle sue secche, proprio non ci pensa, almeno non finchè non avrà avuto rassicurazioni e certezze circa l’ingente finanziamento che dovrà essere destinato proprio allo scalo di Ortona per il suo sviluppo. Una storia, anch’essa già letta e già vissuta, e che sino a oggi ha sempre visto Pescara soccombere rispetto a Ortona, un copione che temo si ripeterà anche questa volta. In mezzo c’è la città, che onestamente oggi mi sembra veramente presa in giro da più soggetti: basta acquistare un unico quotidiano e, a tre pagine di distanza, leggere due notizie completamente contraddittorie l’una con l’altra. Da una parte il dragaggio è pronto (quando?) e si portano i fanghi a Ortona; dall’altro, a Ortona non andranno i fanghi di Pescara. E questa volta ho la netta sensazione che non serviranno tutto lo charme ammaliatore e il sorriso a 82 denti del Presidentissimo per far tornare sui propri passi Ortona. Buona giornata!
  

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