La Protezione Civile è
una cosa seria. E lavorare nell’ambito della Protezione Civile è una cosa
ancora più seria, richiede preparazione, attenzione, capacità oltre ogni misura
e immaginazione. E uno degli elementi fondamentali nella Protezione Civile è la
‘comunicazione’: lo abbiamo visto in occasione del Processo Grandi Rischi a L’Aquila.
Principale imputata era la ‘comunicazione’, ossia chi aveva detto a chi di fare
cosa e come glielo aveva detto. Per colpa della comunicazione gli aquilani non hanno
o meno lasciato le loro case nella notte del sisma? Per colpa della
comunicazione gli aquilani si sono o meno sentiti rassicurati circa le conseguenze
non catastrofiche di quella scia sismica? E chi ha sbagliato nel comunicare: i
responsabili della Protezione Civile? I giornalisti? Gli Addetti stampa? La
Politica? Alla fine, con buona pace per tutti, tutti assolti. Ma quanto sia
importante la ‘comunicazione’ nei casi di Protezione Civile l’ho sperimentato
personalmente nei cinque anni trascorsi come Ufficio stampa del Comune di
Pescara: inverno 2012, la grande nevicata, quindici giorni di emergenza.
Inverno 2013: la grande alluvione, con l’esondazione del fiume Pescara, interi
quartieri evacuati all’alba del 2 dicembre e almeno 15 frane con abitazioni
sgomberate. Ecco, quelle sono state le due calamità, se così vogliamo
chiamarle, che hanno fatto comprendere a me, e a chi amministrava all’epoca
Pescara, la coalizione di centro-destra, quanto fosse importante comunicare con
la gente, con la popolazione, e soprattutto quanto fosse importante cosa si
diceva ai cittadini e come lo si diceva: non enfatizzare troppo, per evitare il
panico, ma non sminuire troppo, per mantenere comunque desta l’attenzione e non
far sottovalutare i pericoli. Un’impresa non da poco perché durante le
emergenze di Protezione civile la cittadinanza cambia: c’è chi diventa curioso
fino all’impossibile, sta nevicando, bene, fino a che ora? E quanti centimetri
raggiungeremo? Ma poi arriva il ghiaccio? C’è chi, al contrario, sviluppa uno
scetticismo invidiabile: è prevista neve? Non ci credo! Al massimo saranno due
fiocchi…e poi quando arrivano i 20 centimetri si accorge di non avere neanche
una scatoletta di tonno in dispensa! La Comunicazione ha il ruolo primario di
compensare i due estremi, di mediare, di stuzzicare la curiosità dell’uno, e di
placare l’ansia dell’altro. E per comunicare occorre essere presenti,
reperibili, a portata di mano, dare la sensazione che ciascun cittadino possa
parlare con chi ha il compito di ‘comunicare’ in maniera privilegiata. Pescara,
almeno stando alle previsioni, dovrebbe prepararsi a una nuova nevicata. Non
saranno 15 giorni consecutivi come nel 2012, non sarà un evento epocale, ma comunque
potrebbe essere un evento capace di mettere ko la città. Da giorni leggo le
misure adottate dalla nuova amministrazione Pd per affrontare la nuova
emergenza e due elementi mi hanno lasciato allibita: innanzitutto le scorte di
sale. Si parla della disponibilità di ‘ben 20 quintali di sale’ per coprire
tutta la città….come? Venti quintali per l’intero territorio di Pescara? Venti
quintali per almeno 800 strade quasi tutte in collina? Ma lo sappiamo quanti sono
venti quintali? Dopo l’esperienza del 2012 posso garantire che con venti
quintali di sale si garantisce a malapena la transitabilità del piazzale della
Attiva, l’azienda che peraltro sarà chiamata a spargere quel sale e che, se
vuole assicurare l’uscita dei mezzi, dovrà garantire la pulizia delle aree di
deposito. Venti quintali di sale, da spargere poi prima della nevicata e del
ghiaccio, non dopo, si esauriscono in una manciata di secondi, e se le scorte
per la città si riducono a quei venti quintali, Pescara sarà destinata alla
paralisi. Secondo punto: i canali di comunicazione. Vedo che il Comune ha reso
disponibile un numero verde, in realtà il numero verde dell’Ufficio Relazioni
con il Pubblico, che dovrebbe essere raggiungibile nelle ore d’ufficio. Bene,
peccato che quel numero faccia capo, appunto, all’Urp, dove lavorano dipendenti
pubblici, che, in caso di nevicata, difficilmente potranno garantire l’apertura
dell’ufficio, esattamente com’è accaduto nel 2012. Leggo poi che sono stati
forniti tre numeri di cellulare, il primo dell’assessore delegato, il secondo
di due dirigenti: altra corbelleria! I numeri della Protezione civile messi a
disposizione della cittadinanza devono essere sempre e rigorosamente numeri
fissi, non mobili. Perché? Elementare: i cellulari purtroppo hanno un difetto,
la batteria si scarica in caso di sovrautilizzo, com’è legittimo ipotizzare in
una emergenza di Protezione civile, e se si lasciano in carica devono restare attaccati
a una presa elettrica, ciò significa che il legittimo proprietario non può
portarlo in tasca e non può rispondere al cittadino che chiede aiuto. Non solo:
i telefoni cellulari hanno anche un altro handicap, non sono sempre
raggiungibili. Come abbiamo già sperimentato nel 2012, una copiosa nevicata
potrebbe creare problemi sulle linee, sovraccarichi di utenze o anche sui cavi
dell’alta tensione, generando momentanei black out dei cellulari in maniera
generica. Bene: se per una malaugurata ipotesi ciò accadesse? Se i tre
cellulari, peraltro tutte linee di servizio che fanno capo al Comune, non
fossero raggiungibili per un periodo di tempo prolungato? Chi risponderà, in
quel caso, alle richieste di aiuto dei cittadini? Ecco perché la Protezione
civile deve sempre disporre di un numero fisso, peraltro con un assetto stile
centralino, ovvero un unico numero per cinque o sei linee, in modo da poter
intercettare e smistare più telefonate contemporaneamente. La Protezione Civile
è una cosa seria. Non è un giochino entusiasmante, non permette di vivacchiare
con un iosperiamochemelacavo, specie
quando si gestiscono vite umane. La Protezione Civile è una cosa seria, e va
gestita con serietà. Buona giornata.
lunedì 29 dicembre 2014
venerdì 19 dicembre 2014
La giunta comunale cancella il Concerto di Natale di Monsignor Frisina e il Microcredito
La domenica prima di
Natale è stata per cinque anni il ‘grande’ giorno: quello del vero Concerto di
Natale. Dopo mille e più tentativi di scopiazzamenti vari con questo o quel
gruppo locale (non me ne vogliano), eravamo riusciti a regalare a Pescara un
vero ‘evento’, quello da scrivere con la ‘E’ maiuscola: il Concerto del Coro
del Vaticano diretto da Monsignor Frisina. Non uno qualunque, ma un ‘tipo’
simpatico che, con una pacatezza invidiabile e un sorriso che allarga il cuore,
non fa una cosa qualunque, ma dirige giusto il ‘coro del Vaticano’, compone
musiche, anche per colossal del grande schermo, e…insomma, si era degnato di
venire a Pescara per cinque anni di seguito, con tutta la sua orchestra, ogni
anno la domenica prima di Natale. Due ore di vero spettacolo, nella chiesa
dello Spirito Santo, per far risuonare le note del White Christmas o di
Paradiso, suscitando sorrisi, emozioni, e aiutando i presenti, 500 e più ogni
anno, stipati in ogni angolo della chiesa, anche e soprattutto per terra pur di
ascoltare l’eccellenza, a calarci nel clima del vero Natale, in tempi
sicuramente non facili. Ma Monsignor Frisina non veniva così, solo per una ‘cantata’:
Monsignor Frisina aveva accettato quella partecipazione, per cinque anni, solo
per sponsorizzare una ‘giusta causa’, l’istituzione del Microcredito,
iniziativa tutta pensata, ideata e voluta dall’amministrazione di centro-destra
per sostenere la piccola-minima impresa, quella dell’artigiano padre di
famiglia che si ritrovava a non riuscire a pagare una bolletta più pesante del
solito, o l’affitto del proprio negozio o della bottega, o che magari aveva
bisogno di un sostegno per non finire in mano all’usuraio di turno. Ecco,
obiettivo del concerto, che era gratis per il pubblico, era raccogliere fondi
utili alla costituzione del fondo del microcredito, garantito poi da un
Istituto di credito locale che ha sempre accompagnato l’iniziativa. Costituito
il fondo, l’utente in condizioni di difficoltà, si rivolgeva alla Caritas che effettuava
una vera istruttoria, stabiliva l’ammontare del piccolo prestito e anche il
piano di rientro, diluito anche in 36 mesi. Bene: per cinque anni quel piccolo
fondo ha sostenuto e aiutato non so quante persone, che hanno avuto una boccata
d’ossigeno, una spalla su cui piangere, e una mano per rialzarsi dalla caduta, scoprendo
che in fondo non tutto è perduto, e che anche dal tunnel più buio è possibile
uscire e tornare a rivedere il sole. Il tutto come nelle migliori favole di
Natale, solo che questa non era una favola. Bene: domenica prossima, 21
dicembre, sarà la domenica prima di Natale, ma, e mi sembra chiaro, quest’anno
il concerto di Monsignor Frisina non ci sarà. Peccato per la città, perché parliamo
di un momento straordinario, di musica e preghiera eccezionale. Ma non è solo
quello: ciò che spaventa è che per l’ennesima volta l’attuale giunta comunale
ha cancellato, con un colpo di spugna, un progetto straordinario, quello del
Microcredito, solo perché firmato dalla precedente amministrazione di centro-destra.
Ciò significa, in soldoni, che chiuso il 2014, dal prossimo anno, artigiani e
piccoli imprenditori troveranno una finestra e una porta inesorabilmente chiuse
e un fondo non più finanziato. E mi sorprendo: mi sorprendo per il silenzio di
una città che pure economicamente affoga; mi sorprendo per il silenzio della
politica; e mi sorprendo per il silenzio di Organismi come la Caritas che pure
hanno sostenuto quell’iniziativa con la precedente amministrazione, che ha
affidato alla stessa Caritas la gestione del progetto. Mi sorprendo e mi
rammarico, perché Pescara sta perdendo la partita più importante, quella per la
sopravvivenza. Buona giornata!
martedì 16 dicembre 2014
La Torre civica invasa dai Puffi Blu
Eh no, mi sono
informata: questa volta non c’è stata un’invasione aliena di puffi; non sono
cadute sulla città le ‘mille bolle blu’ di Mina; né è previsto l’arrivo di
Celentano con il suo ‘Azzurro’ per la notte di Capodanno. Semplicemente, anche
questa volta, la giunta comunale di Pescara è riuscita ad eccellere per
disattenzione e indifferenza, e si è dimenticata di aver colorato di blu la
Torre civica, sì, la stessa che appena qualche settimana fa è rimasta colorata
di rosa per due mesi, anziché per il solo mese di ottobre. Questa volta il
pretesto, o la ‘scusa’, come l’avrebbe chiamata mia nonna, è stata l’adesione
alla tredicesima edizione della Giornata internazionale delle ‘Città contro la
pena di morte’…ma il numero 13, ahimè, non ha portato bene al sindaco! In
sostanza, tra le altre iniziative che, come ogni anno, copione sempre identico
(potevano inventarsi un volo di fantasia), il Comune ha deciso di attuare c’è
stata l’accensione della torre civica di colore blu, colore scelto a livello
mondiale. Il modus operandi è sempre lo stesso: si comprano le gelatine
colorate che si sistemano sui fari posti in cima alla torre, e sono quelle
gelatine a dare la colorazione diversa. Ma la delibera numero 739, approvata lo
scorso 18 novembre, parla chiaro: la colorazione doveva andare avanti dal 29
novembre (giornata mondiale) al 4 dicembre. Punto. Poi basta, poi le gelatine
vanno rimosse, se non si consumano da sole, e la torre deve riassumere la sua
colorazione. Perché? La motivazione è duplice: innanzitutto per attribuire all’iniziativa
un significato preciso, chiaro, l’adesione a una manifestazione. Se la torre
civica fosse blu tutto l’anno chi si accorgerebbe della differenza, e magari
chi si porrebbe una domanda? Secondo: ma vi pare normale che la Torre civica,
istituzionale, quella che sovrasta il Palazzo delle decisioni e dei ‘bottoni’
della città di Pescara, sia blu? O rosa? Non sono una bacchettona, non sono
pedante, ma in tutta onestà ritengo che alcune regole, minime, vadano
rispettate. Soprattutto quando quel colore blu, o rosa, diventa segno di
disattenzione verso il territorio da parte di chi l’amministra: io non riesco a
credere che un sindaco, che in teoria dovrebbe vivere dentro quel palazzo
giorno e notte, non abbia mai alzato lo sguardo, a 11 giorni da quel 4
dicembre, e non si sia accorto che la sua Torre è ancora abitata da un colore
puffoso, che colpisce come un pugno nell’occhio anche chi arriva dall’asse
attrezzato. Se devo crederlo, rabbrividisco, ma mi spiego anche perché quel
sindaco non si accorge dei rifiuti che per giorni restano sulle sue strade
centrali, neanche in periferia, ma in via Venezia, corso Vittorio Emanuele, via
Chieti, via del Circuito. Mi spiego perché non si accorge del degrado in cui
Pescara sta velocemente precipitando. E mi spiego perché mancano 10 giorni al
Natale, ma Pescara è spenta! Buona giornata ‘puffosa’!
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