Il
mortale silenzio della cultura pescarese. Sono ormai trascorsi sei giorni dall’approvazione
da parte della giunta Alessandrini della delibera numero 66, quella con la
quale è stata decisa la stangata sull’utilizzo di tutte le sale culturali di
Pescara a partire dall’Aurum, ovviamente per tutti i cittadini e operatori
culturali della città tranne che per uno, e non una voce di protesta si è
levata da quel mondo tanto variegato, effervescente, frizzante, che per anni ha
caratterizzato la città. Sarà distrazione, dovuta agli impegni per preparare le
nuove stagioni primavera-estate? Sarà stanchezza per le battaglie condotte per
anni contro la giunta di centro-destra che voleva pure costruire un Teatro per
quella realtà tanto numerosa e variegata!? Sarà, molto più probabile, perché la
‘cultura sta a sinistra’ e quindi è sconveniente parlare male della propria
parte politica? O sarà perché nessuno ha il coraggio di parlare per primo, non
si sa mai dovessimo andare a chiedere qualche sconto al sindaco, l’unico che, d’ora
in avanti, potrà concederlo, quello poi se lo lega al dito se qualcuno oggi lo
critica. Lo facessero gli altri, tanto siamo così tanti, perché devo parlare
io? E allora va bene così. Allora va bene la stangata sull’Aurum. E vanno bene
gli altri provvedimenti di salasso contenuti in quella stessa delibera. E certo
perché mica pensavate fosse finita all’ex liquorificio. No, c’è dell’altro: a partire
da sei giorni fa la giunta Alessandrini ha istituito l’ingresso a pagamento
anche presso il Museo del Mare. Che bella parola ‘Museodelmare’, un edificio
bellissimo, straordinario, che, peccato però, Museo non è. Bisogna fare un
piccolo passo indietro nella memoria e nel tempo per capire. Era il 1999,
sindaco Carlo Pace, si approva il progetto con relativo finanziamento per
costruire, sulle ceneri dell’ex Istituto Di Marzio, ormai dismesso, in via
Raffaele Paolucci, due palazzine: la prima, quella immediatamente attigua al
Mercato ittico al dettaglio, ossia quella poi realmente costruita, e concepita
come ‘palazzina a servizio’ del vero Museo, una struttura in cui ospitare
uffici amministrativi e una Biblioteca sul mare. Poi la seconda struttura,
ossia il vero Museo, adatto ad accogliere cetacei, capodogli e qualunque
reperto, di qualunque dimensione, fosse attinente con il concept di un Museo
del Mare. Parte il cantiere, si comincia, ovviamente, con la palazzina servizi,
nel frattempo al Comune di Pescara si vota, arriva la giunta D’Alfonso-Pd, e
qui finisce tutto. O meglio: tutto ricomincia con una sorta di balletto. Il
maxi-appalto viene frazionato inspiegabilmente in 9 microappalti, dilatando le
opere in 12 anni di cantiere, per una spesa complessiva di 3milioni 59mila euro:
1milione di euro nel ’99 con il sindaco Pace; 623mila 949 euro nel 2003,
sindaco D’Alfonso; 320mila 295 euro nel 2006, sindaco D’Alfonso; altri 800mila
euro nel 2008 sempre sindaco D’Alfonso; 94mila 622 euro nel febbraio 2009,
sindaco reggente D’Angelo; altri 100mila euro nel marzo 2009, sempre reggente D’Angelo.
Il risultato? Quando si è insediato come sindaco Luigi Albore Mascia il Museo
non era stato costruito, e la palazzina Servizi era chiusa, perché ancora
mancavano pezzi importanti, come le scale antincendio imposte dalle norme sulla
sicurezza, mancavano le agibilità di impianti e struttura, mancavano le
recinzioni esterne, mancava e manca tuttora la pavimentazione del terrazzo al
quarto piano. Insomma, c’era solo la scatola vuota, con le vetrate rotte delle
finestre, della palazzina servizi del Museo del Mare che non c’era e non c’è
tuttora, e la cui realizzazione costerebbe, oggi, almeno 5milioni di euro.
Quindi la prima domanda oggi è: come fa l’amministrazione a istituire una
tariffa per l’ingresso a un Museo che non esiste? Semplice: trovata la
frittata, la giunta Albore Mascia non ha potuto che ingoiare l’amaro boccone e
decidere sul da farsi. Comunque il governo Pd aveva mal-speso 3milioni 59mila
euro dei cittadini per costruire un edificio che non poteva diventare l’ennesima
cattedrale nel deserto, tanto valeva far buon viso a cattivo gioco e adattarsi.
E dopo 15 e più riunioni della Commissione Lavori pubblici convocate dal
Presidente Armando Foschi per ritrovare il bandolo della matassa, e dopo altre
decine di riunioni di sindaco e assessori, si è deciso di adattare l’edificio
ormai esistente a Museo, tra mille evidenti e comprensibili difficoltà. Perché non
è semplice far entrare i resti di un capodoglio lungo 10 metri in stanzette
concepite come uffici e dove non c’è una parete di 10 metri. L’unica soluzione:
sfruttare i lunghi corridoi, appendere il cetaceo su quella parete e far finta
che in fondo in fondo il vero Museo del Mare non serviva. Ma i problemi non
sono finiti, perché di fatto, dopo mille riunioni, gli uffici tecnici comunali
sono riusciti a certificare solo ed esclusivamente l’agibilità del pianterreno
della struttura, con un’ulteriore spesa di 217mila euro, di cui 67mila euro serviti
solo per allestire a mo’ di Museo quel pianterreno, comprando le teche per le
conchiglie tanto amate dall’assessore Marchegiani, gli altri livelli non sono
neanche stati completati, troppo alta la spesa, eccessivi gli sperperi
precedenti (e di completarlo non c’è l’intenzione visto che l’opera non è
compresa neanche nel Piano triennale dei Lavori pubblici del sindaco
Alessandrini). Quindi oggi la giunta Alessandrini non istituisce una tariffa
per entrare e visitare il Museodelmarechenonce, ma farà pagare per visitare il
pianterreno di una struttura di servizio, adattata a Museo, e dove comunque
andavano ancora completati gli impianti di aerazione, per impedire che quei
locali friggano al caldo estivo e congelino al freddo invernale. Severamente
vietato l’uso degli ascensori e anche salire ai piani superiori. Ma non basta:
all’esterno della palazzina servizi c’è una bella vasca-fontana, che, secondo i
progetti, avrebbe dovuto accogliere i visitatori con acqua fresca,
spumeggiante, in continuo scorrimento. Niente di tutto questo: oggi quella
vasca accoglie acqua putrida, sporca, stagnante, piena di rifiuti e verdastra, perché
la fontana non è mai stata attivata e perché da otto mesi la giunta non si è
preoccupata neanche di far pulire le pareti della vasca stessa dove,
ovviamente, ora ci sono le alghe. Ma da sei giorni a questa parte, chi vuole
visitare il Museochenonce dovrà pagare: 3 euro il biglietto ordinario; 2 euro
gli over-65; 2 euro per i gruppi di più di 15 persone, e immagino già le
comitive dei giapponesi che dopo aver visitato gli Uffizi di Firenze, i Musei
Vaticani a Roma, e il Cristo Velato a Napoli, arriveranno a Pescara solo per
visitare il Museodelmare; 1 euro per gli studenti. Loro, noi tutti, dovremo
pagare per vedere le famose conchiglie dell’assessore; c’è però un gallerista d’arte
che potrà usare per due anni il Museo d’arte moderna ‘Vittoria Colonna’
assolutamente gratis per allestirci le sue mostre. E per il mondo della cultura
pescarese è giusto così. Ed è giusto che d’ora in avanti anche le scuole e
tutti i cittadini che volessero utilizzare l’Auditorium-palestra annesso alla
scuola media di via Vincenzo Cerulli, a Porta Nuova, una struttura prettamente
scolastica, debbano pagare: 10 euro ogni ora, senza disporre dell’assistenza
del personale scolastico; 20 euro all’ora con l’assistenza dei bidelli, che poi
è obbligatoria visto che è il bidello che comunque dovrà aprire e chiudere le
porte dell’Auditorium e i cancelli della scuola, non potendo lasciare al
privato le chiavi di un Istituto scolastico. Ma per il mondo della ‘cultura
pescarese’ va bene così, perché la cultura, a Pescara, sta a sinistra. Buona
giornata!
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