giovedì 29 gennaio 2015

Prima la fattura, poi i libri!


Le carte vanno rilette, mille e mille volte, per capire fino in fondo l’esatto significato delle parole. Ma vanno rilette altre mille volte anche per accorgersi di tutto, anche di quei dettagli all’apparenza irrilevanti, e che invece meritano attenzione. La vicenda, ancora quella dei libri ordinati durante il governo D’Alfonso, con una semplice disposizione verbale, senza impegno di spesa, senza uno straccio di carta come ‘pezza d’appoggio’, e che ora l’attuale amministrazione di sinistra, fermando il contenzioso in atto, vorrebbe far pagare alla città, non i 100mila euro iniziali, ma comunque 47mila euro, una cifra di tutto rispetto per un Comune in predissesto. Ebbene, qualche giorno fa, rileggendo la delibera con cui l’amministrazione Albore Mascia aveva dato mandato ai propri Uffici legali di opporsi all’esorbitante richiesta della Casa Editrice, richiesta non sostenuta da atti formali e obbligatori per un Ente pubblico, avevo notato un dettaglio, che non ho citato perché, in quel frangente, l’ho ritenuto un refuso, sicuro il classico errore di battitura degli uffici. Poi però ieri le cose sono cambiate, perché quello stesso dettaglio l’ho ritrovato nel documento pubblicato dal quotidiano Il Centro, scritto da un avvocato nel fax inviato al Comune per specificare che, l’ordine di acquisto dei volumi, era stato solo verbale. E allora ho capito: non c’è alcun errore, ma c’è un’altra incongruità amministrativa. Ossia: nella relazione, stesa dall’avvocato del Comune Paola Di Marco, allegata alla delibera numero 905 del 5 dicembre 2013 si sostiene che ‘Con lettera del 13.05.2010 la società istante invitava e diffidava il Comune di Pescara ad adempiere alla propria obbligazione di pagamento della fattura n.131 del 22.08.2008. Stessa cosa l’ho ritrovata scritta nel fax inviato dall’avvocato Monica Di Toro Mammarella, ovvero l’invio di copia della ‘fattura 131 del 22.08.2008’. Quindi la società editrice ha emesso fattura, nei confronti del Comune, per la vendita di 2mila libri, al prezzo di 100mila euro Iva inclusa, il 22 agosto 2008. Bene…ma, tornando alla delibera, basta risalire di un capoverso e si legge, sempre nella relazione, che ‘La società asserisce che in data 22.09.2008 effettuava la consegna di n.2000 volumi dal titolo....unitamente alla relativa fattura di €100.000,00 iva inclusa’, ossia i libri sono stati consegnati il 22 settembre 2008, esattamente un mese dopo l’emissione della fattura da parte della stessa Casa Editrice. E a questo punto la domanda che torna impellente: qual è il privato che presta un servizio per un Ente pubblico ed emette fattura un mese prima di aver prestato quello stesso servizio. Ossia la società in questione ha emesso la fattura nei confronti dell’Ente per l’acquisto dei 2mila volumi prim’ancora che gli consegnasse il prodotto da acquistare eventualmente? E come se andassimo dal dentista e prima paghiamo il conto e dopo un mese lo stesso comincia a curarci il dente..chi oggi lo farebbe? O è come se oggi andassimo dal salumiere e gli pagassimo un prosciutto che poi ci verrà dato tra un mese! Follia, specie quando si lavora con gli Enti pubblici per una seconda ragione: tutti gli Enti pubblici, in qualunque condizione economica essi siano, hanno la facoltà di slittare i pagamenti ai fornitori di beni e servizi di almeno 90 giorni dopo la consegna della fattura, ma chi ha lavorato con una pubblica amministrazione, sa che quel termine può subire anche un’ulteriore dilazione senza colpo ferire. Ma a rimetterci è il privato fornitore di beni e servizi perché, una volta pagata la fattura, comunque lui deve pagarci subito l’Iva alla prima scadenza utile. Ciò significa che siamo di fronte a un privato così tanto magnanimo dall’emettere una fattura di 100mila euro, quindi una previsione di incasso sulla quale ha già pagato l’Iva, senza sapere quando avrebbe realisticamente incassato la somma. Un privato che, peraltro, ha emesso quella fattura un mese prima dall’aver prestato effettivamente il proprio servizio. E’ chiaro: i conti, mi spiace, non tornano, e va fatta chiarezza. Quella chiarezza che, a questo punto, solo un dibattimento nelle sedi giudiziarie opportune, può garantire. Nel frattempo, dovere dell’amministrazione, è quello di bloccare una transazione nella quale il Comune sarebbe comunque soccombente, versando una somma, almeno per ora, priva di giustificazioni. Buona giornata!
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