mercoledì 28 gennaio 2015

Quei libri non vanno pagati


Quei libri non vanno pagati! Penso che il documento pubblicato stamane sul quotidiano Il Centro sia sufficiente a fugare qualunque dubbio sull’opportunità non politica, ma amministrativa e legale, di approvare quella richiesta di pagamento, con i relativi rischi e responsabilità personali per chi approverà la famigerata delibera. I fatti: stamane, da quel documento pubblicato, è venuta fuori, indirettamente, una delle risposte alle domande che ho posto negli ultimi giorni. Ossia: chi e con quali modalità ha ordinato tra il 2006 e il 2008 la realizzazione e la stampa del volume ‘Pescara, una città in trasformazione’, 2mila copie, autorizzando la spesa di 100mila euro, ovvero 50 euro a copia? Bene: c’è scritto in un fax, ovvero c’è stato, a suo tempo, un semplice ordine verbale, pur senza specificare, in quel fax, chi ha impartito quell’ordine ‘verbale’. Quindi, per la realizzazione, la stampa e la riferita consegna di quei 2mila volumi, non era stata prevista alcuna spesa nel bilancio di previsione del 2008, né del 2009, da parte della giunta D’Alfonso; né è stata fatta una variazione di bilancio per reperire comunque la somma necessaria per saldare il conto; né è stato fatto alcun impegno di spesa da parte di nessun dirigente né Dipartimento del Comune. Niente di niente: semplicemente qualcuno, non sappiamo ancora chi, ha ritenuto fosse sufficiente, una mattina, dopo aver sorseggiato un buon caffè, fare una telefonata alla Casa Editrice e dare il proprio placet alla stampa, evidentemente garantendo l’acquisto delle 2mila copie da parte del Comune, e quindi la spesa di 100mila euro, ossia 200milioni di vecchie lire, ovviamente con i soldi dei cittadini ignari di come venissero utilizzate le somme versate sotto forma di tasse e imposte. E quella telefonata l’ha fatta, evidentemente, qualcuno autorizzato, comunque persona autorevole, appartenente a quella stessa amministrazione comunale di sinistra che nella sera del 15 dicembre 2008, ossia tre mesi dopo aver ricevuto quei libri del costo di 100mila euro, ha aumentato, senza alcun preavviso, la vecchia tassa sui rifiuti del 30 per cento in maniera indiscriminata, dunque colpendo famiglie più o meno abbienti, e attività, tasse destinate a finire nel calderone del bilancio comunale per pagare anche quei libri. E guarda caso oggi chi insiste per far saldare quel conto alla Casa editrice è sempre un’amministrazione comunale di sinistra che, appena insediata, in sette mesi, ha fatto lievitare al massimo tasse e imposte comunali, avviando addirittura una procedura di predissesto, ossia condannandoci a pagare per i prossimi dieci anni le tasse più alte d’Italia. Ed è sempre la stessa amministrazione comunale di sinistra che ha annunciato, per le prossime settimane, l’aumento delle tariffe degli impianti sportivi del 50 per cento, aumento che ricadrà sulle famiglie. Ma poi quella stessa amministrazione comunale di sinistra non si fà scrupolo di saldare un debito del 2008, o meglio un ‘presunto’ debito, contratto, come provano i documenti, senza alcun pezzo di carta scritto, ma solo ‘verbalmente’. Evito di soffermarmi sulla Casa Editrice la quale ha ritenuto fosse sufficiente quell’ordine verbale per avviare una spesa di 100mila euro…ingenuità? Non saprei, parlando di una piccola azienda abituata a lavorare con gli Enti pubblici, e che, se ha ritenuto fosse sufficiente quella telefonata, avrà le sue buone ragioni che avrà modo di spiegare, evidentemente, in altre sedi. Ebbene, penso che il documento odierno dia mille buone ragioni per non approvare quella delibera e, piuttosto, portare avanti il contenzioso che il Comune non può perdere per alcuna ragione: ‘carta canta, villan parla’ è solito ripetere l’Avvocato Luigi Albore Mascia. E ha ragione: quello che contano, nella vita, nell’attività amministrativa e lavorativa in genere, sono i pezzi di carta, non le parole, e neanche le strette di mano tra gentiluomini, che comunque, in questo caso, non ci sono state. Senza uno straccio di impegno di spesa il Comune non può pagare 100mila euro, né 47mila euro, né 1 euro per quei libri, perché quella spesa non è giustificata. La giunta Pd ha avuto, tra il 2008 e il 2009, nove mesi di tempo per mettere in regola la vicenda, per riparare, eventualmente, alla propria leggerezza, per trovare i soldi e per saldare il debito. Ma, se neanche quella giunta lo ha fatto, vuol dire che qualche dubbio di legittimità, all’epoca, era sorto pure. Oggi qualche bambinone, che ancora ricordo quando apriva la porta ai giornalisti durante gli incontri con la stampa presso la sede del Partito Popolare in via Tiburtina, cerca di una mettere una pezza a colori a una vicenda che sta sfuggendo di mano e che rischia di subire un ‘ingigantimento’ sotto il vento dei comunicati stampa. Ma la pezza, anche quella, è stata portata via dal vento delle chiacchiere. La pezza a colori, stavolta, non si può mettere. Il Comune oggi non ha alcun diritto-dovere di pagare un presunto debito fuori bilancio che tale non è, non essendoci a monte un impegno di spesa né un qualunque atto leggibile. Si vada al contenzioso, e se la Casa editrice riterrà di chiamare in causa chi fece quella telefonata scellerata ordinando la redazione e la stampa di quei 2mila libri tanto costosi, beh! Saranno affari loro…ma, non so perché, qualcosa mi suggerisce che la ‘chiamata in causa per responsabilità personali’ non ci sarà. Buona giornata!
  

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