Duemila libri stampati,
consegnati e mai visti; un ex sindaco, oggi Presidente di Regione, che ordina
nel 2008 l’acquisto di quei volumi con una spesa disinvolta di 100mila euro; un’amministrazione
Pd che oggi, 2015, decide di pagare quell’acquisto dopo una transazione,
sostenendo, sempre oggi, una spesa di 47mila euro, rinunciando a un ricorso che
avrebbe potuto anche far evitare completamente quella spesa. Sembrerebbe una
qualunque delibera di riconoscimento di un debito fuori bilancio da parte del
governo Pd del Comune di Pescara, quella oggi portata all’esame del Consiglio
comunale, ma non è così. E’ una delibera che merita letture, approfondimenti, e
anche interventi politici per fermare quell’atto. I fatti: protagonista della
vicenda è una Casa Editrice abruzzese, la quale sostiene che in data 22
settembre 2008, sindaco D’Alfonso, ha consegnato al Comune di Pescara 2mila
volumi dal titolo ‘Pescara, una città in trasformazione’, per la modica somma
di 100mila euro Iva inclusa che avrebbe dovuto sborsare il Comune stesso. Il
volume, opera in carta patinata, giusto per dargli un certo rilievo, in realtà
altro non era che il famoso ‘Rapporto Pescara’, rititolato e rimaneggiato, che
ogni anno D’Alfonso ha propinato alla città per divulgare urbi et orbi le
proprie gesta. Ma, rifatto il titolo, cambiati i prefatori, è rimasta sempre l’opera
celebrativa del sindaco all’epoca in carica ‘per descrivere le grandi
realizzazioni architettoniche e urbanistiche della città di Pescara’, cioè non
lo sapevamo, ma Pescara è architettonicamente pari a Firenze, tanto da meritare
una monografia dedicata da ‘consegnare alle delegazioni istituzionali durante
le cerimonie’, citando la relazione odierna in seduta consiliare dell’attuale
vicesindaco. Fin qui tutto legittimo, politicamente e amministrativamente
discutibile, ma comunque legittimo. Ma sostanzialmente le stranezze cominciano
esattamente il 22 settembre 2008. In quel giorno, come sostiene la Casa
editrice, i volumi vengono consegnati al Comune unitamente alla relativa
fattura di 100mila euro, somma che però, stranamente, non viene saldata. E qui sorgono
i primi interrogativi: perché il sindaco D’Alfonso e il suo assessore al
bilancio, amministratori di governo uscenti, appena rieletti per un secondo
mandato (le elezioni c’erano state a giugno 2008) che, in teoria e sulla carta,
doveva durare altri 5 anni, non hanno messo subito mano al portafogli per pagare
il dovuto? E’ vero, il 2008 è stato l’anno delle grandi inchieste che hanno
determinato la fine anticipata di quel secondo mandato…ma le inchieste, e gli
atti consequenziali, risalgono al 15 dicembre 2008, ossia ben tre mesi dopo la
consegna di quei volumi e della relativa fattura. E quindi di nuovo la domanda:
perché in tre mesi sindaco e vicesindaco, assessore alle Finanze, non hanno sborsato
i 100mila euro? E poi: da un’amministrazione uscente, strasicura di rivincere e
restare salda al governo della città, ci si aspetta programmazione, proprio per
dare continuità alla propria azione. Ciò significa che, da un’amministrazione
che decide di dare forma e dignità al vecchio ‘Rapporto Pescara’, ricorrendo a
un volume pregiato, ci si attende perlomeno una previsione di spesa nel
bilancio corrente, o al massimo dell’anno successivo, per la realizzazione di
un’opera editoriale dal costo, addirittura, di 100mila euro, ovvero 50 euro per
ciascun volume, spesa considerevole visto che oggi difficilmente qualcuno spende
50 euro, ossia 100mila delle vecchie
lire, per un libro, per quanto bello, pregevole e appassionante esso sia.
Eppure nulla: scorrendo il bilancio 2008 o anche 2009 redatto dall’amministrazione
D’Alfonso, 1 e 2, non c’è nulla, neanche l’ombra di una previsione di spesa,
quasi che, rivinte le elezioni, sindaco e giunta all’improvviso si siano
svegliati e avessero deciso di spendere 100mila euro di soldi pubblici per
2mila libri! Una cifra non indifferente, visto che con 100mila euro si rifanno
gli asfalti ad almeno 5 strade cittadine; con 100mila euro si finanzia il
Pronto Intervento Sociale; con 100mila euro si effettuano opere di manutenzione
nelle scuole cittadine, cambiando gli infissi, tinteggiando le pareti; con
100mila euro si può ampliare la platea dei contribuenti esonerati dal pagamento
delle rette degli asili nido o degli scuolabus o delle mense scolastiche. Con
100mila euro si fanno decine di opere pubbliche di interesse pubblico,
piuttosto che comprare 2mila libri autocelebrativi. Ma tant’è. Continuiamo a
esaminare la regolarità amministrativa di quell’atto. L’acquisto, fatto salvo
qualche dipendente-responsabile di servizio, resta sconosciuto sino al 2010:
nel frattempo si torna al voto nel giugno 2009, viene eletta l’amministrazione
del sindaco Albore Mascia, che ovviamente non sa nulla di quei volumi, non ne
ha copie, non ne ha alcuna cognizione, perché nessuno si è preoccupato di
farglielo sapere. Ecco però che il 13 maggio 2010, dunque un anno e mezzo dopo
la consegna di quei volumi ‘fantasma’, la Società editrice passa subito alle
vie legali, dunque non un contatto informativo preventivo, non una lettera, ma
un atto formale di diffida rivolto al Comune in cui si invita e, appunto,
diffida, lo stesso ad adempiere ‘la propria obbligazione di pagamento della
fattura numero 131’. Uno shock per l’amministrazione: a quel punto comincia,
per giorni, la caccia tra magazzini, depositi, garage, e uffici comunali, di
quei volumi, su 2mila libri uno doveva almeno essere rimasto nelle stanze del
Comune. E invece nulla, di quei volumi non c’è traccia. Cinque giorni dopo, il
18 maggio 2010, l’Ufficio legale del Comune comincia a chiedere lumi e
chiarezze su tale vicenda. E si parte con la richiesta di acquisizione della
bolla di consegna, sulla quale doveva sicuramente esserci la firma di chi,
materialmente e fisicamente, aveva preso in consegna quei volumi, per capire
che fine avessero fatto. E la bolla viene rispedita al Comune il 24 maggio
2010, sei giorni dopo. Da qui la relazione dell’Ufficio legale del Comune fa un
salto temporale, e si arriva direttamente al 24 luglio 2013, tre anni dopo,
quando la società Editrice ha notificato al Comune un atto di citazione in giudizio
dinanzi al Tribunale di Pescara per il pagamento di quei 100 mila euro.
Ovviamente la giunta Albore Mascia prende atto della citazione e, con la
delibera 905 approvata il 5 dicembre 2013, dà mandato all’Avvocatura comunale
di resistere in giudizio per impedire il pagamento di quella somma. E la
motivazione è chiara: come può un’amministrazione pubblica pensare di spendere
100mila euro, o foss’anche 47mila euro, di soldi dei cittadini per 2mila libri
che nulla aggiungono al benessere pubblico? E poi un quesito fondamentale: in
ogni pubblica amministrazione, qualunque acquisto di bene o servizio, dev’essere
rigorosamente e obbligatoriamente accompagnato da un preciso e preventivo
impegno di spesa scritto e deliberato, dalla giunta o da un dirigente. Bene: perché
in nessun atto inerente tale vicenda viene mai citato o allegato alle delibere
il relativo impegno di spesa, del sindaco, della giunta o, soprattutto, del dirigente
responsabile? Oggi la giunta Pd ha deciso di pagare quei volumi, dopo aver
rinunciato al contenzioso giudiziario e giungendo a una transazione con la
società editrice. Bene, ma anche oggi, dov’è l’impegno di spesa obbligatorio
negli atti pubblici che nel 2008 doveva precedere la realizzazione di quei
volumi, la loro consegna e anche l’emissione della fattura. Anzi, sulla stessa fattura,
la società avrebbe dovuto citare il riferimento alla delibera o alla determina
dirigenziale di impegno di spesa, con l’indicazione del capitolo di spesa da
cui si prelevavano i 100mila euro. Esiste tale impegno di spesa? E perché non viene
citato nelle delibere? Chi ha materialmente ordinato la realizzazione di quei
libri e con quali modalità lo ha fatto? Ecco, sono questi i quesiti a cui il
governo Pd ha il dovere di rispondere prima di sborsare 47mila euro dei soldi
dei contribuenti, di una città dichiarata in predissesto, con le tasse al
massimo, per pagare dei libri di cui, peraltro, oggi non v’è traccia. E questo
perché, senza un preventivo impegno di spesa, nessuno può rivendicare alcun
pagamento nei confronti di qualsivoglia ente pubblico, qualunque esso sia. Buona
giornata!
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