lunedì 26 gennaio 2015

Duemila libri e tante domande irrisolte



Duemila libri stampati, consegnati e mai visti; un ex sindaco, oggi Presidente di Regione, che ordina nel 2008 l’acquisto di quei volumi con una spesa disinvolta di 100mila euro; un’amministrazione Pd che oggi, 2015, decide di pagare quell’acquisto dopo una transazione, sostenendo, sempre oggi, una spesa di 47mila euro, rinunciando a un ricorso che avrebbe potuto anche far evitare completamente quella spesa. Sembrerebbe una qualunque delibera di riconoscimento di un debito fuori bilancio da parte del governo Pd del Comune di Pescara, quella oggi portata all’esame del Consiglio comunale, ma non è così. E’ una delibera che merita letture, approfondimenti, e anche interventi politici per fermare quell’atto. I fatti: protagonista della vicenda è una Casa Editrice abruzzese, la quale sostiene che in data 22 settembre 2008, sindaco D’Alfonso, ha consegnato al Comune di Pescara 2mila volumi dal titolo ‘Pescara, una città in trasformazione’, per la modica somma di 100mila euro Iva inclusa che avrebbe dovuto sborsare il Comune stesso. Il volume, opera in carta patinata, giusto per dargli un certo rilievo, in realtà altro non era che il famoso ‘Rapporto Pescara’, rititolato e rimaneggiato, che ogni anno D’Alfonso ha propinato alla città per divulgare urbi et orbi le proprie gesta. Ma, rifatto il titolo, cambiati i prefatori, è rimasta sempre l’opera celebrativa del sindaco all’epoca in carica ‘per descrivere le grandi realizzazioni architettoniche e urbanistiche della città di Pescara’, cioè non lo sapevamo, ma Pescara è architettonicamente pari a Firenze, tanto da meritare una monografia dedicata da ‘consegnare alle delegazioni istituzionali durante le cerimonie’, citando la relazione odierna in seduta consiliare dell’attuale vicesindaco. Fin qui tutto legittimo, politicamente e amministrativamente discutibile, ma comunque legittimo. Ma sostanzialmente le stranezze cominciano esattamente il 22 settembre 2008. In quel giorno, come sostiene la Casa editrice, i volumi vengono consegnati al Comune unitamente alla relativa fattura di 100mila euro, somma che però, stranamente, non viene saldata. E qui sorgono i primi interrogativi: perché il sindaco D’Alfonso e il suo assessore al bilancio, amministratori di governo uscenti, appena rieletti per un secondo mandato (le elezioni c’erano state a giugno 2008) che, in teoria e sulla carta, doveva durare altri 5 anni, non hanno messo subito mano al portafogli per pagare il dovuto? E’ vero, il 2008 è stato l’anno delle grandi inchieste che hanno determinato la fine anticipata di quel secondo mandato…ma le inchieste, e gli atti consequenziali, risalgono al 15 dicembre 2008, ossia ben tre mesi dopo la consegna di quei volumi e della relativa fattura. E quindi di nuovo la domanda: perché in tre mesi sindaco e vicesindaco, assessore alle Finanze, non hanno sborsato i 100mila euro? E poi: da un’amministrazione uscente, strasicura di rivincere e restare salda al governo della città, ci si aspetta programmazione, proprio per dare continuità alla propria azione. Ciò significa che, da un’amministrazione che decide di dare forma e dignità al vecchio ‘Rapporto Pescara’, ricorrendo a un volume pregiato, ci si attende perlomeno una previsione di spesa nel bilancio corrente, o al massimo dell’anno successivo, per la realizzazione di un’opera editoriale dal costo, addirittura, di 100mila euro, ovvero 50 euro per ciascun volume, spesa considerevole visto che oggi difficilmente qualcuno spende 50 euro, ossia 100mila delle  vecchie lire, per un libro, per quanto bello, pregevole e appassionante esso sia. Eppure nulla: scorrendo il bilancio 2008 o anche 2009 redatto dall’amministrazione D’Alfonso, 1 e 2, non c’è nulla, neanche l’ombra di una previsione di spesa, quasi che, rivinte le elezioni, sindaco e giunta all’improvviso si siano svegliati e avessero deciso di spendere 100mila euro di soldi pubblici per 2mila libri! Una cifra non indifferente, visto che con 100mila euro si rifanno gli asfalti ad almeno 5 strade cittadine; con 100mila euro si finanzia il Pronto Intervento Sociale; con 100mila euro si effettuano opere di manutenzione nelle scuole cittadine, cambiando gli infissi, tinteggiando le pareti; con 100mila euro si può ampliare la platea dei contribuenti esonerati dal pagamento delle rette degli asili nido o degli scuolabus o delle mense scolastiche. Con 100mila euro si fanno decine di opere pubbliche di interesse pubblico, piuttosto che comprare 2mila libri autocelebrativi. Ma tant’è. Continuiamo a esaminare la regolarità amministrativa di quell’atto. L’acquisto, fatto salvo qualche dipendente-responsabile di servizio, resta sconosciuto sino al 2010: nel frattempo si torna al voto nel giugno 2009, viene eletta l’amministrazione del sindaco Albore Mascia, che ovviamente non sa nulla di quei volumi, non ne ha copie, non ne ha alcuna cognizione, perché nessuno si è preoccupato di farglielo sapere. Ecco però che il 13 maggio 2010, dunque un anno e mezzo dopo la consegna di quei volumi ‘fantasma’, la Società editrice passa subito alle vie legali, dunque non un contatto informativo preventivo, non una lettera, ma un atto formale di diffida rivolto al Comune in cui si invita e, appunto, diffida, lo stesso ad adempiere ‘la propria obbligazione di pagamento della fattura numero 131’. Uno shock per l’amministrazione: a quel punto comincia, per giorni, la caccia tra magazzini, depositi, garage, e uffici comunali, di quei volumi, su 2mila libri uno doveva almeno essere rimasto nelle stanze del Comune. E invece nulla, di quei volumi non c’è traccia. Cinque giorni dopo, il 18 maggio 2010, l’Ufficio legale del Comune comincia a chiedere lumi e chiarezze su tale vicenda. E si parte con la richiesta di acquisizione della bolla di consegna, sulla quale doveva sicuramente esserci la firma di chi, materialmente e fisicamente, aveva preso in consegna quei volumi, per capire che fine avessero fatto. E la bolla viene rispedita al Comune il 24 maggio 2010, sei giorni dopo. Da qui la relazione dell’Ufficio legale del Comune fa un salto temporale, e si arriva direttamente al 24 luglio 2013, tre anni dopo, quando la società Editrice ha notificato al Comune un atto di citazione in giudizio dinanzi al Tribunale di Pescara per il pagamento di quei 100 mila euro. Ovviamente la giunta Albore Mascia prende atto della citazione e, con la delibera 905 approvata il 5 dicembre 2013, dà mandato all’Avvocatura comunale di resistere in giudizio per impedire il pagamento di quella somma. E la motivazione è chiara: come può un’amministrazione pubblica pensare di spendere 100mila euro, o foss’anche 47mila euro, di soldi dei cittadini per 2mila libri che nulla aggiungono al benessere pubblico? E poi un quesito fondamentale: in ogni pubblica amministrazione, qualunque acquisto di bene o servizio, dev’essere rigorosamente e obbligatoriamente accompagnato da un preciso e preventivo impegno di spesa scritto e deliberato, dalla giunta o da un dirigente. Bene: perché in nessun atto inerente tale vicenda viene mai citato o allegato alle delibere il relativo impegno di spesa, del sindaco, della giunta o, soprattutto, del dirigente responsabile? Oggi la giunta Pd ha deciso di pagare quei volumi, dopo aver rinunciato al contenzioso giudiziario e giungendo a una transazione con la società editrice. Bene, ma anche oggi, dov’è l’impegno di spesa obbligatorio negli atti pubblici che nel 2008 doveva precedere la realizzazione di quei volumi, la loro consegna e anche l’emissione della fattura. Anzi, sulla stessa fattura, la società avrebbe dovuto citare il riferimento alla delibera o alla determina dirigenziale di impegno di spesa, con l’indicazione del capitolo di spesa da cui si prelevavano i 100mila euro. Esiste tale impegno di spesa? E perché non viene citato nelle delibere? Chi ha materialmente ordinato la realizzazione di quei libri e con quali modalità lo ha fatto? Ecco, sono questi i quesiti a cui il governo Pd ha il dovere di rispondere prima di sborsare 47mila euro dei soldi dei contribuenti, di una città dichiarata in predissesto, con le tasse al massimo, per pagare dei libri di cui, peraltro, oggi non v’è traccia. E questo perché, senza un preventivo impegno di spesa, nessuno può rivendicare alcun pagamento nei confronti di qualsivoglia ente pubblico, qualunque esso sia. Buona giornata!

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