martedì 24 marzo 2015

Teatro Michetti: aspettiamo le due gare d'appalto


Fatta la legge, trovato l’inganno, ma non sempre le ciambelle riescono col buco: i lavori per cominciare la sistemazione del Teatro Michetti non partiranno a breve. Non prima, sicuramente, di aver visto espletare due gare d’appalto: la seconda per individuare la ditta che effettuerà la ristrutturazione dell’immobile; la prima per individuare il professionista esterno cui affidare la progettazione esecutiva-definitiva, la Direzione lavori e la responsabilità della sicurezza in fase di esecuzione dei lavori. Affidamento che, considerati gli importi, non può seguire la strada della ‘chiamata diretta’ per volontà divina o terrena, ma deve per forza di cosa procedere attraverso gare ufficiali, avvisi pubblici e atti trasparenti. Questo non lo dice Patricia Fogaraccio, non lo dice il mio Blog, ma lo dice il Codice degli Appalti pubblici, che forse la giunta Alessandrini farebbe bene ad andarsi a rileggere. Ecco, oggi approfondiremo questo aspetto, che avrei lasciato come ‘ultima puntata’ della serie aperta ieri. Ma le decine di telefonate con cui mi hanno bersagliato da ieri professionisti e cittadini, chiedendomi di chiarire tale aspetto scritto bello, nero su bianco, e riportato da leggi e codici, mi impongono di piegarmi alla volontà dei lettori. Vi risparmio i richiami di legge, quello lo faceva l’attuale vicesindaco del Comune di Pescara, scatenando una noia mortale. I fatti: un brevissimo riepilogo sulla conferenza stampa con cui ieri, in pompa magna, la giunta del sindaco Alessandrini (quest’ultimo molto più dimesso dei ‘suoi’) ha annunciato che la Regione Abruzzo ha elargito molto generosamente 1milione 600mila euro circa di contributi su Pescara per finanziare la ristrutturazione del Teatro Michetti, del Museo del Mare e della Città della Musica. La fetta (si fa per dire) più grande di quella somma è destinata al Teatro Michetti, 973mila 603 euro, quasi 1milione di euro, che però serviranno giusto per evitare che la struttura crolli, ovvero per finanziare i lavori tesi a restituire agibilità e garanzie antisismiche al fabbricato. Poi restano da rifare gli impianti, gli allestimenti, insomma almeno ancora 1milione e mezzo di euro di lavori, cui dovrà pensare la Provvidenza perché il sindaco Alessandrini, da parte sua, non sa davvero dove mettere le mani. Ma non basta: nel pieno della conferenza stampa, il vicesindaco, tutto gongolante, ha annunciato che ora ‘si procederà con il dare incarichi ai professionisti esterni che dovranno redigere i progetti esecutivi e definitivi da restituire entro un mese. E avviso i giornalisti, non c’è alcuno scandalo nel dare gli incarichi esterni’. Una frase che ha lasciato sbigottita me, ma ha fatto letteralmente saltare dalla sedia gli ‘altri’ professionisti, quelli che hanno letto su giornali e media on line quelle parole perché un tale ‘affidamento diretto’ non è possibile. Per capirlo basta farsi quattro conti: su un intervento pubblico di 973mila 637 euro, la progettazione esecutiva-definitiva, direzione lavori e responsabilità sicurezza in fase di esecuzione, assorbe circa il 10 per cento dell’importo stesso. Ovvero: il professionista che verrà scelto percepirà un compenso di almeno 80-90mila euro complessivi, somma stabilita non dalla generosità o dall’aria, ma dalle tariffe tabellari cui un Ente pubblico, come il Comune di Pescara, non può derogare, neanche in tempi di crisi e di pre-dissesto, e deve obbligatoriamente osservare. Bene: peccato che, sempre il Codice degli appalti, impone che per incarichi professionali di tal genere, ossia inerenti le opere pubbliche, che prevedono compensi superiori ai 40mila euro, non si può procedere con la chiamata diretta di un professionista, ma occorre fare una gara tra almeno 5 professionisti, cui concedere almeno 15-20 giorni di tempo per acquisire e prendere visione delle carte, studiare il progetto da realizzare, e presentare la propria offerta corredata di ogni dettaglio. Tradotto, il Comune non può decidere di affidare a pinco o pallino tale incarico, o meglio può scegliersi il professionista tra una rosa di 5 nomi da invitare a gara. E, rispettando tempi per gli inviti, le visioni, e le risposte, e considerando che tali procedure non sono neanche partite, beh! Facile dedurre che a maggio staremo ancora a parlare dell’aria fritta, mentre il Teatro Michetti continuerà a essere abitato da ratti e tarme. Ma è la legge bellezza, e non puoi evitare di rispettarla. A meno che…e già, a meno che, non si decida di parcellizzare e spezzettare l’incarico stesso, al fine di far scendere il compenso di 80mila euro minimo, ma a questo punto il giochetto sarebbe scoperto! Suscita poi curiosità l’importo erogato per il primo lotto della ristrutturazione del Teatro Michetti: 973mila 603 euro! Una precisione millimetrica, mi verrebbe da chiedere con quei 3 euro finali cosa si andrà a pagare! Magari una persona normale, in un Comune normale, con una Regione normale, avrebbe arrotondato e assegnato direttamente 1milione di euro, non 973mila 603 euro, tanto poi tra i ribassi di gara la somma comunque scende…ma…e già, c’è un ‘ma’. La differenza tra 1milione di euro e 973mila 603 euro è sostanziale, non puramente formale: la legge, sempre quella pedante legge tra i piedi, impone che per gli appalti da 1milione di euro in poi, approvati i progetti esecutivo-definitivo, occorre fare una gara d’appalto pubblica, con l’avviso in pubblicazione sugli Organi di stampa e sull’albo pretorio almeno per 30-35 giorni; alla gara può partecipare un numero infinito di ditte, ed è chiaro che un appalto da 1milione di euro diventa allettante di questi tempi. Poi c’è la seduta pubblica di aggiudicazione; se ci sono offerte anomale, ossia che offrono un ribasso inferiore mi sembra al 27 per cento sul prezzo a base d’asta, si rinvia per dare alle eventuali ditte il tempo e la possibilità di spiegare le ragioni di quell’offerta anomala. Quindi si riconvoca la seconda seduta pubblica, si procede con l’aggiudicazione provvisoria, che impone alla pubblica amministrazione di aprire una fase di sospensione di 35 giorni per consentire ad altre eventuali ditte escluse o perdenti di presentare ricorso al Tar contro l’aggiudicazione. E solo una volta trascorsi quei 35 giorni, se non ci sono stati ricorsi, si può procedere all’aggiudicazione definitiva, alla firma del contratto e all’apertura del cantiere. Se arrivano i ricorsi, si blocca tutto in attesa della decisione del Tar, che può dare o meno la sospensiva dell’appalto: procedura burocratica farraginosa, ma necessaria per evitare quei contenziosi che, in passato, hanno determinato l’apertura di cantieri rimasti poi a metà per dieci anni. Bene. Tutto questo se l’importo fosse stato di 1milione di euro. Aver assegnato una somma di 973mila 603 euro, ossia essere scesi sotto la soglia di 1milione di euro, consente invece alla pubblica amministrazione di saltare tutta la procedura, e procedere con la ‘procedura negoziata’: ossia gli uffici chiameranno in maniera diretta 10 ditte chiedendo loro di presentare un’offerta entro 10-15 giorni per quell’appalto. Poi si aprono le offerte e si va subito in aggiudicazione per aprire il cantiere. E la differenza, come dicevo, è sostanziale: anche la seconda procedura è consentita dalla norma, ma, se è logica e opportuna per effettuare opere urgenti per la manutenzione, che so, di strade o marciapiedi dopo un evento calamitoso, al fine di restituire loro sicurezza e agibilità a tutela dei cittadini, diventa meno logica e sicuramente meno opportuna, a mio giudizio, per opere di grande rilevanza. Innanzitutto con la procedura negoziata non si garantisce democraticamente a tutte le imprese la stessa possibilità di partecipare e di aggiudicarsi un appalto economicamente importante, ma si privilegeranno solo 10 imprese scelte, poi, sulla base di quale criterio? Secondo perché quando si svolgono opere pubbliche importanti, come la ristrutturazione di un Teatro, è sempre meglio seguire la strada più lunga, ma più trasparente e di massima evidenza pubblica. Come del resto ha fatto la giunta Albore Mascia per aggiudicare i lavori di riqualificazione di corso Vittorio Emanuele, o la riviera nord e sud. A questo punto vedremo quale strada sceglierà la giunta Alessandrini, cercando di uscire dall’imbarazzante palude di immobilismo in cui ha trascinato Pescara da 9 mesi. Buona giornata!

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