E
alla fine Tapiro fu! E non poteva essere altrimenti, anzi il minimo. Stamane il
capogruppo di Forza Italia alla Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri e i consiglieri
comunali di Forza Italia Antonelli, D’Incecco e Rapposelli, hanno consegnato in
pompa magna un bel Tapiro al sindaco Alessandrini quale rimprovero
istituzionale per la vicenda del Ponte Nuovo, ovvero per essersi appropriato
del merito dell’apertura di un cantiere, ufficialmente partito, ahilui, il 4
aprile 2014; un rimprovero istituzionale per non aver minimamente riconosciuto,
né ricordato, il merito di chi ha lavorato per rendere fattibile e realizzabile
quel ponte; per quella amnesia istituzionale che, nelle ultime settimane, gli
ha fatto cancellare 5 anni di buon governo dei fatti del centro-destra, tanto
che se ne va, vagando a zonzo, per la città a tagliare nastri di impianti
sportivi e strutture già terminati e inaugurati un anno fa, sempre dalla giunta
Albore Mascia, senza avere spesso la più pallida idea di quale immane lavoro
abbia determinato quelle opere. E che non lo sappia lo si vede anche dai suoi
interventi pubblici: me lo si consenta, scarni, vuoti di contenuti,
disinformati, più adatti a una ‘signorina buonasera’ che a un sindaco che deve
dimostrare sempre di avere il polso della città che governa, seppur
pro-tempore. Quella di sabato scorso, è inutile a dirsi, è stata una brutta
figura istituzionale per il sindaco di Pescara, per diverse ragioni: la prima,
tra lui e il Presidente D’Alfonso-factotum, tutt’e due piazzati davanti al cantiere,
non s’è capito chi era effettivamente il sindaco. In molti lo hanno percepito
solo perché ad Alessandrini è stata lasciata la fascia tricolore, ma stretto,
come s’è ritrovato, tra l’ingombrante figura di D’Alfonso e la doppia figura
del vicesindaco onnipresente, tuttologo e tuttofare, beh! Era dura attribuire a
lui, ad Alessandrini appunto, la carica di sindaco della città. E poi la
smemoratezza istituzionale: quella è imperdonabile. Come non invitare chi
quell’opera l’ha pensata a fine anni ’90 e inizi 2000, ossia l’ex assessore
alla mobilità e poi consigliere comunale Armando Foschi, e l’ex assessore
all’urbanistica Lucio Candeloro. Come non invitare chi quell’opera l’ha ripresa
con coraggio e portata avanti, sfidando anche la sorte, ossia il sindaco Albore
Mascia. Come non invitare chi quell’opera l’ha salvata materialmente, trovando
i fondi necessari per consentire la realizzazione sua e del potenziamento degli
argini del fiume, promuovendo un accordo di programma tra Regione Abruzzo e
Ministero dell’Ambiente, ossia il consigliere regionale Lorenzo Sospiri. Come
non invitare quel professionista che ha apposto sempre la sua firma su atti,
documenti, gare d’appalto, delibere e determine, ossia l’ex dirigente ai Lavori
pubblici e Mobilità Fabrizio Trisi, un architetto di tutto rispetto, vittima
dello spoil system, che meglio di chiunque altro conosce ogni dettaglio di quel
progetto. Ecco, ignorare chi c’era prima di lui e che, sinora, ha dimostrato di
aver lavorato meglio di lui, obiettivamente, è stata una brutta figura
istituzionale per un sindaco che, a nove mesi dalle elezioni, comincia a
dimostrare di temere i ‘fantasmi’ del passato e teme anche i paragoni, che sono
inevitabili. Ma, ignorare o far finta di ignorare, non cancella la storia, che
resta ed è facilmente rintracciabile, checché ne dica il vicesindaco che tenta
in ogni modo di mutarla a suo vantaggio, ostinandosi ad attribuire i meriti del
Ponte Nuovo a una delibera del 2008 del sindaco D’Alfonso. Già, un anno nefasto
il 2008 che, al posto suo, eviterei di ricordare a ogni occasione, ma tant’è! E
la brutta figura al sindaco Alessandrini deriva anche da una circostanza non
secondaria: anche il sindaco Albore Mascia si trovò a inaugurare, lui veramente
per la prima volta in assoluto, un ponte, il famoso Ponte del Mare, creatura
dalfonsiana sino al midollo. Lo sapeva il sindaco, lo sapevo io che ero il suo
addetto stampa, lo sapeva l’intera maggioranza, e la decisione fu ovvia e
scontata: il sindaco Albore Mascia invitò personalmente il suo predecessore
D’Alfonso a presenziare, con lui, al taglio del nastro di quel Ponte, fissato
per l’8 dicembre 2009. D’Alfonso non ha mai risposto a quell’invito,
lasciandosi nel vago anche a fronte di una telefonata personale e cortesemente
istituzionale di Albore Mascia. ‘Ma vedrò, vedremo, chissà’. Tanto che alla
fine si lasciò una sedia vuota, in prima fila, nell’area dell’evento, allestita
alla Madonnina, accanto alla sedia del sindaco, fosse mai ci avesse ripensato.
Ecco, quella si chiamava buona educazione e cortesia istituzionale. Alla quale,
come si ricorda, seguì una grande ‘scortesia’ istituzionale: D’Alfonso disertò
la cerimonia ufficiale alla Madonnina, da dove sarebbero dovuti partire il
taglio del nastro e la prima passeggiata
ufficiale e inaugurale, e con il solito coup de theatre, con il suo seguito di
discepoli e adepti, si presentò all’ingresso del ponte del mare-riviera sud,
sotto l’ex Cofa, dove, facendosi spostare le transenne, 5 minuti prima che il
corteo partisse dalla riviera nord, si fece la sua cerimonia di inaugurazione
personale, con la sua ‘gente’. Me la ricordo quella sera: mi ricordo l’allarme
dei ragazzi della Protezione civile colti di sorpresa e spaventati dalla massa
di gente che, una parte provenendo da nord, l’altra da sud, si sarebbero
incontrati pericolosamente al centro del ponte, in maniera inaspettata anche
per i collaudatori della struttura. Ricordo la corsa in cima al ponte del
vicesindaco-assessore alla Protezione civile Berardino Fiorilli per cercare di
gestire la situazione che a quel punto aveva trasformato la festa in ‘emergenza’ per la sfida politica lanciata da
un uomo, che, forse, in qualche modo, si era sentito usurpato di non si sa
cosa. Ricordo che solo l’intervento della Digos evitò il peggio, dirottando una
parte della folla sulla pista ciclabile e l’altra su quella pedonale.
L’incontro al centro del ponte, eclatante, ci fu, per la felicità di cronisti e
fotografi, ma avvenne solo tra il sindaco Albore Mascia e D’Alfonso che si era
preso la sua rivincita personale, dopo aver snobbato l’invito istituzionale.
Ecco, con molta più classe, sobrietà, rispetto ed eleganza, sabato scorso
nessun esponente del centro-destra si è presentato per ‘disturbare’ la
manifestazione del sindaco Alessandrini, pur consapevoli dell’inopportunità di
una ‘posa della prima pietra’, che in realtà era una ‘seconda pietra’, visto
che il cantiere è aperto da un anno ed è stato evidente a tutti i pescaresi
che, da 11 mesi, si ritrovano a fare i conti con disagi, chiusure temporanee e
divieti parziali del traffico. Ma il minimo era oggi la consegna di un Tapiro,
per celebrare le manifestazioni farlocche che stanno ormai quotidianamente
caratterizzando l’amministrazione Alessandrini. Io c’ero stamane: il sindaco
Alessandrini ha incassato, suo malgrado, facendo buon viso a cattivo gioco, e
non poteva essere altrimenti. Ma l’imbarazzo, da parte sua, era evidente,
scontato, inevitabile e opportuno. Un sindaco non deve mai perdere di vista la
propria educazione istituzionale, ricordando che la città gli è stata affidata
temporaneamente, ma non ne diventa mai proprietario. Buona giornata!
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