lunedì 9 marzo 2015

E Tapiro fu per il sindaco Alessandrini


E alla fine Tapiro fu! E non poteva essere altrimenti, anzi il minimo. Stamane il capogruppo di Forza Italia alla Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri e i consiglieri comunali di Forza Italia Antonelli, D’Incecco e Rapposelli, hanno consegnato in pompa magna un bel Tapiro al sindaco Alessandrini quale rimprovero istituzionale per la vicenda del Ponte Nuovo, ovvero per essersi appropriato del merito dell’apertura di un cantiere, ufficialmente partito, ahilui, il 4 aprile 2014; un rimprovero istituzionale per non aver minimamente riconosciuto, né ricordato, il merito di chi ha lavorato per rendere fattibile e realizzabile quel ponte; per quella amnesia istituzionale che, nelle ultime settimane, gli ha fatto cancellare 5 anni di buon governo dei fatti del centro-destra, tanto che se ne va, vagando a zonzo, per la città a tagliare nastri di impianti sportivi e strutture già terminati e inaugurati un anno fa, sempre dalla giunta Albore Mascia, senza avere spesso la più pallida idea di quale immane lavoro abbia determinato quelle opere. E che non lo sappia lo si vede anche dai suoi interventi pubblici: me lo si consenta, scarni, vuoti di contenuti, disinformati, più adatti a una ‘signorina buonasera’ che a un sindaco che deve dimostrare sempre di avere il polso della città che governa, seppur pro-tempore. Quella di sabato scorso, è inutile a dirsi, è stata una brutta figura istituzionale per il sindaco di Pescara, per diverse ragioni: la prima, tra lui e il Presidente D’Alfonso-factotum, tutt’e due piazzati davanti al cantiere, non s’è capito chi era effettivamente il sindaco. In molti lo hanno percepito solo perché ad Alessandrini è stata lasciata la fascia tricolore, ma stretto, come s’è ritrovato, tra l’ingombrante figura di D’Alfonso e la doppia figura del vicesindaco onnipresente, tuttologo e tuttofare, beh! Era dura attribuire a lui, ad Alessandrini appunto, la carica di sindaco della città. E poi la smemoratezza istituzionale: quella è imperdonabile. Come non invitare chi quell’opera l’ha pensata a fine anni ’90 e inizi 2000, ossia l’ex assessore alla mobilità e poi consigliere comunale Armando Foschi, e l’ex assessore all’urbanistica Lucio Candeloro. Come non invitare chi quell’opera l’ha ripresa con coraggio e portata avanti, sfidando anche la sorte, ossia il sindaco Albore Mascia. Come non invitare chi quell’opera l’ha salvata materialmente, trovando i fondi necessari per consentire la realizzazione sua e del potenziamento degli argini del fiume, promuovendo un accordo di programma tra Regione Abruzzo e Ministero dell’Ambiente, ossia il consigliere regionale Lorenzo Sospiri. Come non invitare quel professionista che ha apposto sempre la sua firma su atti, documenti, gare d’appalto, delibere e determine, ossia l’ex dirigente ai Lavori pubblici e Mobilità Fabrizio Trisi, un architetto di tutto rispetto, vittima dello spoil system, che meglio di chiunque altro conosce ogni dettaglio di quel progetto. Ecco, ignorare chi c’era prima di lui e che, sinora, ha dimostrato di aver lavorato meglio di lui, obiettivamente, è stata una brutta figura istituzionale per un sindaco che, a nove mesi dalle elezioni, comincia a dimostrare di temere i ‘fantasmi’ del passato e teme anche i paragoni, che sono inevitabili. Ma, ignorare o far finta di ignorare, non cancella la storia, che resta ed è facilmente rintracciabile, checché ne dica il vicesindaco che tenta in ogni modo di mutarla a suo vantaggio, ostinandosi ad attribuire i meriti del Ponte Nuovo a una delibera del 2008 del sindaco D’Alfonso. Già, un anno nefasto il 2008 che, al posto suo, eviterei di ricordare a ogni occasione, ma tant’è! E la brutta figura al sindaco Alessandrini deriva anche da una circostanza non secondaria: anche il sindaco Albore Mascia si trovò a inaugurare, lui veramente per la prima volta in assoluto, un ponte, il famoso Ponte del Mare, creatura dalfonsiana sino al midollo. Lo sapeva il sindaco, lo sapevo io che ero il suo addetto stampa, lo sapeva l’intera maggioranza, e la decisione fu ovvia e scontata: il sindaco Albore Mascia invitò personalmente il suo predecessore D’Alfonso a presenziare, con lui, al taglio del nastro di quel Ponte, fissato per l’8 dicembre 2009. D’Alfonso non ha mai risposto a quell’invito, lasciandosi nel vago anche a fronte di una telefonata personale e cortesemente istituzionale di Albore Mascia. ‘Ma vedrò, vedremo, chissà’. Tanto che alla fine si lasciò una sedia vuota, in prima fila, nell’area dell’evento, allestita alla Madonnina, accanto alla sedia del sindaco, fosse mai ci avesse ripensato. Ecco, quella si chiamava buona educazione e cortesia istituzionale. Alla quale, come si ricorda, seguì una grande ‘scortesia’ istituzionale: D’Alfonso disertò la cerimonia ufficiale alla Madonnina, da dove sarebbero dovuti partire il taglio del nastro e  la prima passeggiata ufficiale e inaugurale, e con il solito coup de theatre, con il suo seguito di discepoli e adepti, si presentò all’ingresso del ponte del mare-riviera sud, sotto l’ex Cofa, dove, facendosi spostare le transenne, 5 minuti prima che il corteo partisse dalla riviera nord, si fece la sua cerimonia di inaugurazione personale, con la sua ‘gente’. Me la ricordo quella sera: mi ricordo l’allarme dei ragazzi della Protezione civile colti di sorpresa e spaventati dalla massa di gente che, una parte provenendo da nord, l’altra da sud, si sarebbero incontrati pericolosamente al centro del ponte, in maniera inaspettata anche per i collaudatori della struttura. Ricordo la corsa in cima al ponte del vicesindaco-assessore alla Protezione civile Berardino Fiorilli per cercare di gestire la situazione che a quel punto aveva trasformato la festa in  ‘emergenza’ per la sfida politica lanciata da un uomo, che, forse, in qualche modo, si era sentito usurpato di non si sa cosa. Ricordo che solo l’intervento della Digos evitò il peggio, dirottando una parte della folla sulla pista ciclabile e l’altra su quella pedonale. L’incontro al centro del ponte, eclatante, ci fu, per la felicità di cronisti e fotografi, ma avvenne solo tra il sindaco Albore Mascia e D’Alfonso che si era preso la sua rivincita personale, dopo aver snobbato l’invito istituzionale. Ecco, con molta più classe, sobrietà, rispetto ed eleganza, sabato scorso nessun esponente del centro-destra si è presentato per ‘disturbare’ la manifestazione del sindaco Alessandrini, pur consapevoli dell’inopportunità di una ‘posa della prima pietra’, che in realtà era una ‘seconda pietra’, visto che il cantiere è aperto da un anno ed è stato evidente a tutti i pescaresi che, da 11 mesi, si ritrovano a fare i conti con disagi, chiusure temporanee e divieti parziali del traffico. Ma il minimo era oggi la consegna di un Tapiro, per celebrare le manifestazioni farlocche che stanno ormai quotidianamente caratterizzando l’amministrazione Alessandrini. Io c’ero stamane: il sindaco Alessandrini ha incassato, suo malgrado, facendo buon viso a cattivo gioco, e non poteva essere altrimenti. Ma l’imbarazzo, da parte sua, era evidente, scontato, inevitabile e opportuno. Un sindaco non deve mai perdere di vista la propria educazione istituzionale, ricordando che la città gli è stata affidata temporaneamente, ma non ne diventa mai proprietario. Buona giornata!
 

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