Ci
vuole la faccia! Quando si raccontano bugie in politica ci vuole la faccia.
Occorre saper mantenere contegno, mostrare un’espressione convinta, non parlare
troppo in fretta e prepararsi a risposte generiche per domande specifiche, pregando
che l’attenzione cali e magari si faccia anche bella figura. Ecco, al sindaco
Alessandrini tutto questo proprio non riesce e allora arriva tardi alle
conferenze stampa, che fa aprire ai suoi assessori più volponi (pensano loro),
abbozza frasi evergreen (‘non ci sono più le mezze stagioni’, ‘per essere
lunedì è un buon lunedì’) e sperando, soprattutto, che finisca al più presto, perché
di sostenere sguardi indagatori di chi a giorni potrebbe scoprire le bugie
proprio non gliel’a fa. Questa è la scenetta che ci si è parata davanti oggi in
conferenza stampa. Oggetto: l’annuncio trionfalistico dei soldi erogati da
mamma-Regione Abruzzo per, in teoria, rifare Teatro Michetti, Museo del Mare e
Città della Musica, 1milione 600mila euro circa in tutto. Tradotto: dinanzi a
un sindaco di una città come Pescara, e alla sua giunta, che hanno paralizzato il
capoluogo adriatico da nove mesi, riuscendo solo ad alzare al massimo le tasse
e dare contributi ad associazioni, arriva papà-D’Alfonso ad agitare le acque,
sperando di regalare un sogno e di distogliere l’attenzione del territorio dall’immobilismo
della giunta. Prima osservazione: non c’è riuscito. Anche perché, gli affari
internazionali cui oggi è stato chiamato, l’incontro con l’ambasciatore
israeliano (voci dicono che si è proposto come mediatore per l’affaire
Palestina!), gli hanno impedito di rubare la scena portando luce in una
conferenza stampa mesta e spenta. E’ arrivato, ma troppo tardi. Ma la
conferenza stampa odierna merita più di un’osservazione, e, ho deciso, gli
dedicherò almeno tre puntate del mio Blog. Partiamo oggi dal Teatro Michetti,
una bella strutturina storica che ci ritroviamo in via D’Annunzio. Ricordo
quando c’andavo da piccola con papà, all’epoca era già stato adibito a cinema,
anni ’70, e forse è stato tra quelle poltroncine che ho visto il film di
Sandokan 2-Il Ritorno, o il film di Candy Candy. Ma il Michetti quello era: un
piccolo cinema-teatro, con le poltrone su un unico livello, quindi poco teatro,
più cinema, che almeno era visibile a tutti, anche a quelli in ultima fila.
Ricordo in quel cinema uno degli ultimi spettacoli cui ho assistito, un
concerto gospel per pochi intimi nel ’99 o nel 2000, e poi la chiusura. Non perché
l’edificio non fosse bello, o perché fosse piccolo, ma perché sopralluoghi dei
vigili del fuoco dimostrarono che quel cinema non era a norma: le poltroncine
non sono anti-incendio, ossia bastava una cicca di sigaretta per scatenare un
bel falò; men che meno lo sono i rivestimenti in legno, non trattati contro un
possibile fuoco; impianto elettrico anni ’30; servizi igienici che non
avrebbero consentito l’ingresso a un normodotato, impossibile per una persona
con una diversa abilità. Per non parlare della struttura in sé che mai ha
subito una qualche manutenzione. Risultato: cancelli e porte chiusi, nel
Michetti non si entra più. Poi però arriva il sindachissimo degli anni
2003-2008, che ha messo in piedi un affare peregrino e improbabile: ha
acquisito al patrimonio del Comune quel cinema a pezzi, lo ha comprato, con i
soldi pubblici, ben sapendo tutto quello che occorreva per rimetterlo in piedi.
Nel frattempo, ha però trovato il mecenatismo della Fondazione PescarAbruzzo e
ha cominciato i lavori di ristrutturazione dalla fine, cioè si è fatto
ristrutturare la facciata del Michetti, tornata a splendere mentre dentro
giravano topi e tarme. Però almeno il Michetti era bello da guardare…da fuori.
E quei lavori hanno cominciato ad alimentare le coscienze di chi è sempre
bravo, a sinistra, a riempirsi la bocca della parola kultura dando vita al
ritornello: il Michetti si deve aggiustare, si deve riaprire, è un gioiello
della città, non può restare abbandonato, deve diventare il Teatro di Pescara
(una struttura da 100 posti? Il Teatro della città con soli 100 posti?), dev’essere
il Laboratorio teatrale del territorio, senza il Michetti la kultura è morta. E
poco importa se nel frattempo si è aperto il teatro del Matta in via Gran
Sasso, con un progetto di tre lotti tutto da completare per dare alla città 3
sale-laboratorio. Poco importa se nel frattempo è stato riaperto il Circus con
i suoi 800 posti a sedere e la forma dell’anfiteatro, con i camerini annessi
nel piano interrato, peraltro struttura privata la cui manutenzione non
graverebbe sulle spalle della città. Poco importa se c’è il Massimo, con la sua
sala da 999 posti, al pianterreno, accessibili a tutti, la forma ad anfiteatro,
anch’essa, come il Circus, struttura della Fondazione PescarAbruzzo. Niente,
queste alternative non hanno fiaccato l’impuntatura di chi voleva riaperto il
Michetti con i suoi 100 posti a sedere. E tra le più accanite e convinte ecco
Paola Marchegiani, sino a giugno 2014 consigliere di opposizione-Pd, oggi una
dei tre, pardon, ufficialmente due assessori alla Cultura del Comune di
Pescara. Per cinque anni ha urlato nella sala consiliare il suo sdegno per la
mancata riapertura del Michetti da parte della giunta Albore Mascia, inveendo
contro tutti i poveri e malcapitati assessori alla Cultura, Elena Seller,
Giovanna Porcaro, per non parlare del povero sindaco Albore Mascia stesso. Come,
non riaprite il Michetti? Ci vogliono appena 200mila euro per rimetterlo in
piedi e aprirlo alla città e voi non trovate 200mila euro tra le pieghe di
bilancio? Lo fate apposta perché non volete riaprire quella struttura che
rappresenta la ‘creatura’ di Luciano, e vai con le interrogazioni, gli ordini
del giorno, le conferenze stampa, le commemorazioni, i manifesti funerari. Per
cinque anni uno show. E i poveri assessori alla cultura del sindaco Albore
Mascia che si incontravano con gli uffici tecnici i quali sin dal primo giorno
hanno chiarito: 200mila euro non consentono nemmeno di riaprire una finestra
del Michetti. Per dare una sistemata alla meno peggio ne servono molti di più,
e un’amministrazione che, a fronte della crisi economica crescente nelle
famiglie, si è ritrovata a spendere 12milioni di euro solo per il sociale ogni
anno, doveva centellinare ogni ulteriore somma scegliendo tra le priorità: era
più importante mettere in sicurezza le strade o riaprire il Michetti? La
risposta era logica per tutti, tranne che per la Marchegiani. Arrivano le
elezioni, vince il Pd, e uno si aspetta dopo due giorni di vedere riaperto,
come d’incanto, il Michetti. E invece no: non solo non è stato riaperto, ma
nessuno ha toccato quell’argomento tabù fino a oggi, quando in pompa magna,
sorrisi e occhi sgranati, hanno annunciato che papà Luciano ha erogato 973mila
603 euro al Comune di Pescara per iniziare la ristrutturazione del Michetti…come?
1milione di euro solo per cominciare la ristrutturazione del Michetti? Sì,
esattamente: con 1 milione di euro verranno fatti lavori solo per garantire la ‘staticità
e l’antisismicità’ del Teatro Michetti. Cioè, si interviene, e parzialmente,
sulla scatola per non rischiare di vederla sbriciolarsi a terra, che dopo aver
rifatto la facciata esterna a spese del privato non sarebbe proprio una bella
figura. Dopo aver speso 1milione di euro, si dovrà pregare e sperare che alla
Regione avanzino altre briciole per rifare gli impianti elettrici, antincendio,
idraulici, e l’allestimento interno del Teatro. Tradotto servirà almeno ancora
1milione e mezzo di euro per pensare di vedere finito il Teatro, forse! Ma
come, sono sobbalzata sulla sedia…ma…ma…secondo il consigliere-Pd Marchegiani
servivano solo 200mila euro per riaprire al pubblico il Michetti, e oggi per l’assessore-Pd
Marchegiani quella spesa è lievitata ad almeno 2milioni e mezzo di euro? E’
bastata una carica nominale per aggiungere 2milioni 300mila euro alla spesa? Ed
ecco che l’ennesima bugia è svelata: per cinque anni il Pd ha strumentalizzato
la vicenda del Teatro Michetti ben conoscendo la realtà, ovvero i veri costi di
quell’operazione. Peccato che oggi non un solo collega abbia sollevato la
vicenda, peccato che a Pescara non ci sia ‘memoria’. Ma non basta: oggi sono
arrivati i soldi ufficialmente, il 19 marzo scorso la giunta ha approvato il
progetto preliminare, ossia lo schizzo su carta da allegare all’impegno di
spesa. Ma questo vuol dire che concretamente non si è superato neanche il primo
ostacolo: oggi il vicesindaco ha ufficializzato che il dirigente del settore ‘attribuirà
l’incarico a professionisti esterni’ per la progettazione definitiva ed
esecutiva. Tradotto: di quei 973mila euro, almeno 30-40mila euro sarà speso per
il progettista esterno che dovrà redigere le planimetrie, quando il Comune ha
fior fiori di architetti e ingegneri nella propria struttura organizzativa in
grado di farlo. Ma, come ha precisato il vicesindaco, ‘avviso i giornalisti:
non c’è nessuno scandalo nel dare incarichi esterni’…e questo lo vedremo! Non
solo: sempre il vicesindaco pensa di sbalordire dicendo che entro un mese vuole
i progetti definitivi-esecutivi da portare in giunta, e questo tema del tempo
entrerà domani nel count down del mio profilo facebook; quindi si andrà in gara
d’appalto e, se Dio ce la manda buona, dopo l’estate partono i lavori…ma per
cosa? Per rifare il Michetti sotto il profilo statico e antisismico, ossia per
intervenire sulla scatola. Quindi il Michetti non verrà riaperto neanche nel
2016 o nel 2017! Poi…aspetta e spera, perché della seconda tranche di 1milione
e mezzo di euro non c’è né l’ombra né il presentimento, e il sospetto concreto
è che non sarà il sindaco Alessandrini a inaugurare il Teatro Michetti restituito
alla città. Ma una domanda si pone: è legittimo oggi, per una città in
predissesto, usare finanziamenti regionali, quindi sempre dei cittadini, 2milioni
e mezzo di euro previsti, per ristrutturare un teatro da 100 posti? Perché sia
chiaro: con quei 2milioni e mezzo di euro il Michetti conserverà sempre e solo
100 posti, non è che si allargherà o allungherà. Ed è legittimo quando il
sindaco Albore Mascia aveva incontrato la disponibilità della Fondazione PescarAbruzzo
che avrebbe usato i propri fondi, soldi privati, per la costruzione di un
Teatro nuovo da quasi 2mila posti, senza considerare i servizi annessi previsti,
sulle aree di risulta, e senza toccare un euro di soldi pubblici? Io dico la
mia: no, non è legittimo. Forse ha ragione il giovane consigliere Longhi, l’unico
ad aver avuto un moto di sincerità quando si è lasciato sfuggire “aprendo la
procedura di predissesto per la città abbiamo dato il ‘la’ a una nuova stagione”,
sì, una nuova stagione di buio e incongruenze. Ora tocca al Museo del Mare, alla
Città della Musica e agli incarichi esterni. Buona giornata!
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