martedì 19 maggio 2015

Mare inquinato: dove sono i cartelli di divieto di balneazione?



Non si scherza con la credulità dei cittadini. E soprattutto non si scherza con la salute dei cittadini. Due piccole regole che l’attuale amministrazione comunale-Governo Alessandrini a Pescara sembra proprio non voler accettare, ma che gran burloni! Appena qualche settimana fa la promessa solenne di far includere il ‘caso’ della palazzina di via D’Annunzio tra gli edifici danneggiati dal sisma del 6 aprile 2009, per garantire un risarcimento agli ex residenti sgomberati. Ovviamente, nulla di fatto, ma intanto quei poveretti c’hanno creduto. Oggi ci risiamo, e questa volta parliamo di inquinamento del mare di Pescara, una vicenda che non interessa 10, 20 o 30 famiglie, ma interessa le 45mila famiglie che vivono a Pescara, ossia 127mila persone, senza considerare quegli utenti di fuori regione che nel capoluogo adriatico potrebbero scegliere di trascorrervi le ferie. Ricapitoliamo: oltre un mese fa cede un tratto dell’asse attrezzato su via Raiale, spezza una condotta della rete fognaria e provoca lo sversamento per almeno 3 o 4 giorni, dei liquami nel fiume, ossia in mare. Una situazione di una gravità inaudita: dopo 4 giorni l’Aca costruisce un bypass e, in teoria, elimina lo sversamento; ancora tutti da fare i lavori sul fronte della viabilità e a tutt’oggi un ampio tratto di via Raiale è a mezzo servizio. Successo il fatto, ma guarda quanto sono solidali e collaborativi, l’Arta, l’Organismo deputato da sempre a monitorare i livelli di inquinamento in città, dunque gas di scarico, antenne e, appunto, acque di balneazione, assume una decisione senza precedenti: in teoria per il 21-22 aprile erano stati programmati i primi campionamenti previsti per legge per decidere dove consentire la balneazione e dove vietarla nell’estate 2015, ma, visto quanto accaduto a Pescara, anziché affrettarsi a effettuare subito le verifiche per proteggere i cittadini, come la legge e il buon senso avrebbero suggerito a chiunque, no! Invece di far questo, l’Arta ufficializza la sospensione dei campionamenti su Pescara sino a data da destinarsi: per la serie ‘lo sappiamo che se ora facciamo i controlli troviamo solo feci, quindi non c’andiamo, e aspettiamo che il mare si pulisca da sé’, affidandoci, come sempre al buon Dio. Che però ci mette lo zampino, e fa scoppiare l’estate a Pescara, con decine e decine di famiglie e giovani che iniziano ad andare al mare e a farsi i primi selfie per i primi bagni…nelle feci! Felici e pericolosamente inconsapevoli, perché l’Ente deputato a controllare ha deciso autonomamente di non farlo e di non informare la città. Ma c’è di meglio, perché se l’Arta fa orecchie da mercante, in teoria ci sarebbe un secondo Organismo a dover costringere l’Arta a controllare, ossia la Direzione Marittima-Capitaneria di Porto che, invece, si glissa e concorda, ‘é successo un fattaccio, fare i prelievi ora significherebbe vietare l’accesso su tutta la spiaggia di Pescara, vabbè aspettiamo e vediamo che succede’. Nel frattempo sembra che lo scorso 27 aprile l’Arta in gran segreto e mantenendo un profilo basso, molto basso, manda qualcuno a prendere i primi campioni d’acqua e l’esito è, ovviamente, terrificante: colibatteri (cioè, per intenderci, la ‘cacca’) su tutto il litorale nord, dal molo sino all’altezza di via Cavour-via Cadorna. Ma anche in questo caso la notizia non viene fatta trapelare, fatti salvi alcuni balneatori che, non si sa come, non si sa perché, vengono raggiunti dalla notizia che lascia di sasso: ossia qualcuno di molto vicino alle Istituzioni comincia a far sapere che ‘quest’anno l’estate sarà un casino, il mare è tutto sporco, e i cartelli di divieto di balneazione andranno messi sino a via Cavour’. Una notizia che comincia a rimbalzare da stabilimento a stabilimento, gli operatori balneari cominciano il passaparola, parte una sorta di raccolta firme di protesta, c’è chi chiede ai propri rappresentanti sindacali di preparare comunicati per fare fuoco e fiamme, qualcuno però soffia sul fuoco, tiene basse le voci, e suggerisce, piuttosto, di non sollevare polveroni, ‘tanto non lo sa nessuno’. E infatti non lo sa nessuno, per prima non lo sa quella parte di città che al mare, col favore del bel tempo, comincia ad andarci tutti i giorni, con tanto di bambini al seguito, e i bambini, si sa, toccano la sabbia, toccano l’acqua, e poi mettono le mani in bocca. Ma tant’è. Nel frattempo si arriva a maggio e l’Arta attiva i campionamenti di verifica, ne fa uno, poi due, poi tre (o almeno così riportava Il Centro nei giorni scorsi), fino a quando non accade quel che accade e voilà: il mare è inquinato ‘solo’ fino a via Balilla, dunque il divieto di balneazione scatta dal molo nord a via Balilla, va bene, basta così, siamo tutti d’accordo e non se ne parli più, chi s’è visto s’è visto, meglio sacrificare 5 stabilimenti balneari che tutta la costa. E torna la calma tra i balneatori. Eh già: torna la calma perché tanto, anche in questo caso, che c’è un tratto della riviera nord in cui i livelli dei colifecali superano i limiti di legge, comunque non lo sa nessuno, men che meno chi già sta andando al mare. E non lo sa perché, ovviamente, nessuno in Comune ha ordinato agli operai di andare a installare i cartelli di ‘divieto di balneazione’ nel tratto di spiaggia che va interdetto. Perché, se il sindaco Alessandrini, primo responsabile della salute dei cittadini, non lo sapesse: l’Arta controlla e ufficializza i dati, e dice quali sono i tratti di spiaggia da interdire alla balneazione, ma è il Comune a dover installare i cartelli. E poi, anche in questa fase, c’è sempre un  co-protagonista: ancora la Direzione Marittima-Capitaneria di porto che deve controllare che il Comune ottemperi a tale obbligo, ossia all’installazione dei cartelli, provvedendo a comminare multe (e non solo, visto che si tratta di omissione) in caso negativo. Non solo: la legge obbliga a installare i cartelli entro le 24 ore successive alla comunicazione di inquinamento, e, per Pescara, le 24 ore sono abbondantemente trascorse. Ora: chi fa la prima domanda? Perché l’Arta non ha ritenuto opportuno e doveroso ufficializzare alla città l’esito dei prelievi di fine aprile? Perché oggi il Comune-sindaco Alessandrini non stanno dando seguito al proprio dovere, ossia avvisare la popolazione del tratto di mare inquinato installando gli appositi cartelli-segnali? Perché la Capitaneria di Porto non sta controllando né emettendo ordinanze per obbligare il Comune ad andare avanti con la procedura? Perché si sta aspettando? La verità l’ha detta stamane sempre a Il Centro il consigliere di maggioranza Riccardo Padovano, presidente del Sib-Confcommercio: la nuova ondata di inquinamento del mare dovrebbe essere stata provocata dal cedimento dell’asse attrezzato e dal conseguente sversamento nel fiume e nel mare dei liquami. Se così fosse confermato, allora basta aspettare un altro po’, magari ci scappa una mareggiata, si ripetono i campionamenti e il mare è pulito e abbiamo risolto! Eh già, magari, e glielo auguro, ma la legge non dice questo. La legge non consente di chiudere un occhio, magari due, e far finta di niente. La legge dice: per ora la situazione è questa, ossia la costa pescarese è inquinata dal molo a via Balilla, quindi per ora lì vanno installati i cartelli per vietare ai bagnanti di entrare in acqua e farsi il bagno. Se poi, tra quindici giorni, tra un mese, o una settimana, i nuovi campionamenti dell’Arta ci dicono che la situazione è risolta, allora si procederà diversamente. Ma in questo momento, chi va al mare ha il diritto di essere informato. E ha questo diritto quanto più lo ha avuto in passato: domenica 4 agosto 2013, nel primo pomeriggio si blocca una delle pompe dell’Aca a Francavilla, e si verifica uno sversamento di pochi minuti nel mare. Subito se ne accorgono i cittadini, scende in campo la Capitaneria di Porto che, essendo domenica, effettua personalmente i campionamenti. Il lunedì le provette arrivano all’Arta, il martedì il risultato: divieto di balneazione su un tratto di Francavilla e un tratto di Pescara. Come previsto dalla legge si ripetono gli esami, di nuovo esito negativo, e per uno sversamento di pochi minuti, non di 4 giorni, l’acqua ancora non si ‘lava’, anche per l’assenza di mareggiate, e l’Arta che, alla vigilia di Ferragosto, impone al sindaco Albore Mascia di vietare la balneazione su un tratto del litorale sud, tratto anche più ampio di quanto richiesto ‘per ragioni di cautela’. E i cartelli, in quel caso, sono stati installati, nonostante le proteste dei balneatori, pronti a giurarla a quel sindaco che li aveva penalizzati proprio a ferragosto. Questa è la cronaca, e oggi mi aspetto lo stesso rigore, la stessa intransigenza, lo stesso rispetto della legge che è stato, giustamente, preteso dal 2009 al giugno 2014 dall’Arta e dalla Capitaneria di Porto. Perché la legge dev’essere uguale per tutti, e anche il diritto a essere informati dei cittadini lo deve essere. Buona giornata!

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