martedì 7 aprile 2015

Il Museo del Mare: 350mila euro non basteranno


Il ‘completamento e la ristrutturazione delle strutture culturali di Pescara: Teatro Michetti, Museo del Mare, Città della Musica’. Questo è il tema attorno al quale oggi riannodiamo le fila del discorso cominciato giorni fa, dopo la conferenza stampa tenuta in pompa magna dalla giunta Alessandrini, per annunciare la generosità della giunta regionale, alias il Presidente D’Alfonso, che avrebbe dirottato sulle tre strutture circa 1milione 600mila euro di fondi Par-Fesr 2013-2020. Tradotto: la giunta di Pescara non ha idee, non ha progettualità, non sa che realizzare su Pescara e allora, per far vedere che qualcosa pur si muove, interviene ‘papà’. Vi fornisco i soldi, almeno voi fate i progetti. Del Teatro Michetti abbiamo già parlato, e ne riparleremo, ma oggi punto i riflettori sul Museo del Mare, quella scatola nata, purtroppo, male, e destinata a finire peggio viste le premesse. Una scatola per la quale non finisce la solfa della ‘parcellizzazione’ degli appalti e dei cantieri, nove fino a oggi, e con quello che sta per partire arriveremo a dieci, e non è ancora finita. I fatti: la Regione Abruzzo, in teoria, ha deciso di destinare 350mila euro di fondi Pas-Fesr al ‘completamento e adeguamento antincendio Museo del Mar’, un progetto che, stando alle stime dei tecnici comunali e allo studio di fattibilità, in realtà richiederebbe 400mila euro (e 50mila euro in più o in meno non sono quisquiglie), ma la Regione ne ha 350mila euro, vabbè, ci si arrangerà. La specifica delle spese è contenuta nella delibera di giunta numero 169 approvata il 20 marzo 2015, 64 pagine, di cui quattro quinti dedicate al Teatro Michetti, giusto cinque paginette scarne al Museo del Mare. Ma cominciamo dall’inizio: si va nel rendiconto economico della spesa, e già la prima, diciamo, ‘anomalia’? In sette pagine di relazione non si cita mai, e dico mai, la provenienza dei fondi, né per il teatro Michetti né per il Museo del Mare. Si dice che occorrono 350mila euro, che poi nello schema salgono improvvisamente a 400mila euro, per poi ridiscendere a 350mila euro, ma mai si dice, a chiare lettere, ma neanche in maniera allusiva, che i fondi provengono da stanziamenti Par-Fesr 2013-2020, ovvero che la Regione Abruzzo erogherà quella somma, né con quali tempi. Si arriva allo schema finanziario e la cosa diventa ancora più criptica perché, specificando il tipo di finanziamento si legge solo ‘Entrate aventi destinazione vincolata’…cioè? Chi eroga materialmente e garantirà concretamente quei 350mila euro necessari per un’opera in un Comune, quello di Pescara, che è in stato di predissesto con le tasse al massimo per i prossimi 10 anni e la necessità di tirare la cinghia sempre e ovunque? E la domanda: perché non si cita mai la provenienza regionale della somma? Punto secondo: per capire che i lavori interesseranno il Museo del Mare dobbiamo arrivare a pagina 59 della delibera di 64 pagine. Prima, pagine e pagine, piantine, disegni, descrizioni capillari, di cosa verrà fatto per riqualificare il Teatro Michetti. Poi, da pagina 59, 5 copertine dello ‘stato di fatto’ e dello ‘studio di fattibilità’ che, stranamente, non viene allegato alla delibera, come invece andrebbe fatto e come effettivamente è accaduto per il Teatro Michetti. E perché? Perché la giunta Alessandrini e i suoi tecnici non hanno allegato relazione tecnica e grafica per mostrare le mirabolanti opere che andranno a realizzare per rendere finalmente agibile il Museo del Mare? E qui il sospetto viene, se pensiamo alla storia del Museo del Mare: 1999, sindaco Carlo Pace, si approva il progetto con relativo finanziamento per costruire, sulle ceneri dell’ex Istituto Di Marzio, ormai dismesso, in via Raffaele Paolucci, due palazzine: la prima, quella immediatamente attigua al Mercato ittico al dettaglio, ossia quella poi realmente costruita, e concepita come ‘palazzina a servizio’ del vero Museo, una struttura in cui ospitare uffici amministrativi e una Biblioteca sul mare. Poi la seconda struttura, ossia il vero Museo, adatto ad accogliere cetacei, capodogli e qualunque reperto, di qualunque dimensione, fosse attinente con il concept di un Museo del Mare. Parte il cantiere, si comincia, ovviamente, con la palazzina servizi, nel frattempo al Comune di Pescara si vota, arriva la giunta D’Alfonso-Pd, e qui finisce tutto. O meglio: tutto ricomincia con una sorta di balletto. Il maxi-appalto viene frazionato inspiegabilmente in 9 microappalti, dilatando le opere in 12 anni di cantiere, per una spesa complessiva di 3milioni 59mila euro: 1milione di euro nel ’99 con il sindaco Pace; 623mila 949 euro nel 2003, sindaco D’Alfonso; 320mila 295 euro nel 2006, sindaco D’Alfonso; altri 800mila euro nel 2008 sempre sindaco D’Alfonso; 94mila 622 euro nel febbraio 2009, sindaco reggente D’Angelo; altri 100mila euro nel marzo 2009, sempre reggente D’Angelo. Il risultato? Quando si è insediato come sindaco Luigi Albore Mascia il Museo non era stato costruito, e la palazzina Servizi era chiusa, perché ancora mancavano pezzi importanti, come le scale antincendio imposte dalle norme sulla sicurezza, mancavano le agibilità di impianti e struttura, mancavano le recinzioni esterne, mancava e manca tuttora la pavimentazione del terrazzo al quarto piano. Insomma, c’era solo la scatola vuota, con le vetrate rotte delle finestre, della palazzina servizi del Museo del Mare che non c’era e non c’è tuttora, e la cui realizzazione costerebbe, oggi, almeno 5milioni di euro. La giunta Albore Mascia ha poi speso ancora 217mila euro per certificare solo ed esclusivamente l’agibilità del pianterreno della struttura e per allestire a mo’ di Museo quel pianterreno. Per trasformare l’intero fabbricato-servizi in ‘museo’, ora servirebbero altri e altri euro. E invece ne arrivano solo 350mila che, a detta del sindaco Alessandrini, consentiranno il ‘completamento e l’adeguamento antincendio della struttura’. Non essendoci il progetto allegato alla delibera azzardo un’ipotesi: con quella somma verrà installata la scala antincendio esterna, prevista dalla legge, e si completeranno gli impianti di aerazione, per riscaldare il manufatto d’inverno e rinfrescarlo d’estate. E basta: 350mila euro non permetteranno il ‘completamento’, ovvero non consentiranno l’apertura del secondo, del terzo, né dell’ultimo piano, dotato anche di terrazzo per la paventata installazione di un punto bar-ristoro con vista sul mare. Quei 350mila euro non permetteranno neanche di completare gli allestimenti interni, né di completare la vasca-fontana che corre tutt’attorno al Museo, e che, così com’è oggi, non è sicura per gli utenti e non consente di rendere agibile tutto il Museo. Ecco perché non pubblicare il progetto allegato alla delibera, perché quei 350mila euro, ancora una volta, saranno il decimo appalto parcellizzato di un Museochenonce, che richiederà, con ogni probabilità, anche l’undicesimo e il dodicesimo appalto. E qui la domanda: cui prodest? A chi giova la parcellizzazione degli appalti? E, visto che non basteranno 350mila euro per aprire tutto il Museo del mare, perché spenderli e piuttosto non investirli in altra opera? Buona giornata


 

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