lunedì 1 dicembre 2014

Corso Vittorio Emanuele, ecco servito il minestrone del Pd


30 chilometri all’ora? Si, buonanotte, mio nonno forse. Da oggi corso Vittorio Emanuele è stato riconsegnato con un bel fiocco natalizio in testa agli automobilisti e quindi ci marcio alla velocità che mi pare. Devono averlo pensato i 10, 20, 100, 1000 automobilisti che dalle 8.30 di stamane hanno tirato un sospiro di sollievo pensando che tutti i problemi di Pescara sono stati risolti con la riapertura al traffico di quel famigerato corso che qualcuno, un anno fa, aveva pensato di rendere finalmente vivibile. E chisseneimporta dei cartelli, dei vigili spauriti più dei cittadini, che si guardavano scorrere davanti come frecce quelle vetture, da sud verso nord, ma anche da nord verso sud, perché no, salvo poi frenare quando gli autisti della Gtm, fermi a gruppetti sul corso per cercare di capirci qualcosa, si sbracciavano per fermare l’avventato di turno ed evitare un frontale. Anch’io ci sono andata, ovviamente a piedi, sul corso, per vedere, per cercare di capire se in fondo in fondo riuscivo a trovare una giustificazione a tale scelleratezza. Ma niente: due ore ferma per guardare, ma una giustificazione non c’è. Le auto, che comunque già da dieci giorni attraversavano il corso pedonale ufficiosamente, passavano una dopo l’altra. Qualche automobilista ancora titubante rallentava in corrispondenza di via Teramo, salvo poi procedere spedito quando qualcuno più spavaldo strombazzava con il clacson per dirgli ‘svegliati, possiamo passare’. Qualcuno, in verità, passava e poi abbassava lo sguardo dinanzi ai flash delle foto o dinanzi alla telecamera di qualche emittente televisiva, come a dire ‘non è colpa mia, ma se posso passare, passo’. Unico baluardo a un atto di tale inconsistenza, il consigliere regionale Lorenzo Sospiri che, con alcuni consiglieri comunali Forza Italia, ha esposto due striscioni dal palazzo dell’ex Aptr, sempre su corso Vittorio Emanuele: ‘Difendi il Corso’ e ‘Pd uguale a tasse e smog’: impossibile dargli torto, da qualunque parte politica si stia, impossibile non ammettere le sue sante ragioni. Sue e di tutti coloro che da mesi continuano a chiedere a chi oggi governa, il Pd appunto, di non distruggere Pescara e le sue bellezze, di garantire vivibilità e vita a chi abita o lavora o frequenta corso Vittorio Emanuele. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. E così oggi, con il suo solito ghigno soddisfatto, il sindaco, accompagnato dal vicesindaco tuttologo, ha avuto anche la baldanza di farsi il suo giretto su corso Vittorio Emanuele per vedere compiuta la propria opera-scempio: quel passaggio delle auto che stanno distruggendo la pavimentazione, le fontane, le luci e tutto ciò che dopo sessant’anni stava riqualificando l’immagine del corso riportandovi vita, gente e utenti. E ovviamente, nel suo giretto, si è soffermato in quei negozi compiacenti che però oggi hanno avuto la loro prima doccia fredda: le auto sono tornate a frotte sul corso, i clienti no. Non ho visto resse dinanzi alle vetrine, non ho visto code in attesa di entrare, non ho visto potenziali utenti. Ho visto solo pedoni delusi, che cercavano di capire quando potevano o meno attraversare il corso; ho visto qualche coraggioso che ancora camminava nel centro della corsia sfidando le auto in transito; ho visto ciclisti che schivavano le vetture; ho visto una città nel caos, tipica di chi non c’ha capito niente di cosa significa amministrare un territorio di 127mila abitanti. Eh no! I negozi, specie di quei 7 che per mesi, invece di inventarsi come attrarre clienti, hanno inscenato proteste-sandwich sulle rotatorie contro i lavori sul corso, erano tristemente, inesorabilmente vuoti. Dentro, o sulla soglia, i titolari, con la solita sigaretta tra i denti, a masticare amaro, perché oggi è emerso l’uso strumentale della politica della loro protesta. Le auto sono tornate, i clienti no, e non torneranno per un bel pezzo, perché gli anni ’80 sono finiti, e l’amministrazione comunale Pd ha già svuotato le tasche dei pescaresi. Gli ultimi spiccioli servono ora per fare benzina e fuggire verso le offerte dei centri commerciali fuori città, ovviamente attraversando corso Vittorio Emanuele in auto per fare prima! Buona giornata
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2 commenti:

  1. Tutto vero, Patricia. Ma con onestà dovresti pur scrivere che la riqualificazione di Corso Vittorio era stata pensata per ogni possibile utilizzo trasportistico, con esclusione, quindi, della pedonalizzazione, troppo tardivamente evocata a lavori ultimati, che hanno previsto la realizzazione delle banchine di fermata dei mezzi pubblici, oltre a un fondo stradale in cemento armato idoneo al traffico pesante intenso e inquinante. Lavori incompatibili e superflui per la destinazione d'uso riservata ai soli pedoni.

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  2. Allora Ivano siamo interamente onesti: il progetto di riqualificazione di corso Vittorio Emanuele è stato pensato, sin dal primo giorno, per consentire il transito dei mezzi pubblici (bus o filobus), mezzi di soccorso (autoambulanze, polizia, Carabinieri ecc.) e mezzi dei residenti dotati di un garage o un posto auto privato situato lungo corso Vittorio Emanuele (ed è logico, perché non si può espropriare chi ha lavorato una vita per comprarsi un garage). Per tale ragione la pavimentazione è stata pensata non con le mattonelle, come in via Firenze o via Piave, ma così come oggi la vediamo, affinché potesse sopportare un minimo di traffico veicolare. Appunto, un minimo, non il volume di traffico spaventoso che c'era prima della chiusura e che inevitabilmente tornerà. Quindi la precedente amministrazione non ha mai parlato di una pedonalizzazione tout court, ma aveva previsto dei transiti, guarda un po' gli stessi che oggi i cittadini chiedono. E' una questione di lungimiranza, Ivano, e di capacità progettuale, che oggi a Pescara non c'è più.

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