lunedì 27 ottobre 2014

'Lo sa perchè i giornali chiudono?...'

"Lo vuol sapere perché la gente non legge più i giornali e i giornali chiudono? Per gli strafalcioni che si trovano, perché i giornalisti non sanno più scrivere in italiano. Sono un'insegnante del Liceo Classico e lo sa che facciamo in classe con gli studenti? Ci divertiamo a segnare con la penna blu e con quella rossa tutti gli errori madornali che troviamo in ogni articolo...chiedere a un giornalista di conoscere la consecutio temporum è un miracolo". E' la doccia fredda che non t'aspetti e che t'arriva di prima mattina quando vai a comprare come sempre la tua mazzetta di quotidiani e commenti con il tuo edicolante di fiducia l'ormai imminente e inesorabile chiusura di un quotidiano locale e la crisi che comunque interessa tutta l'editoria. Dare torto all'insegnante? Il Consiglio di disciplina dell'ordine dei giornalisti mi perdoni se violo il principio deontologico della 'solidarietà tra colleghi' ma onestamente ho serie difficoltà a dire che l'insegnante sbaglia. Quando lavoravo nel quotidiano Il Tempo come umile collaboratrice (a proposito...nessuno si è stracciato le vesti quando quella collaborazione è finita dopo otto anni perché divenuta insostenibile, anzi...non un comunicato di solidarietà, ma così gira il mondo), la rilettura del pezzo prima di mandarlo non in stampa, ma al caposervizio, era maniacale, ossessiva e compulsiva, e quel vizio mi è maledettamente rimasto appiccicato addosso anche dopo, e me lo sono ritrovato alle costole anche nei cinque anni da addetto stampa del sindaco di Pescara. Dodici comunicati al giorno, quattro riletture per ogni comunicato, riga per riga. Perché un comunicato, oltre a rendere comprensibile ciò che spesso non lo è, estrapolando da ordinanze e delibere il senso compiuto e attuale, prima di ogni altra cosa dev'essere ordinato, pulito, leggibile. E allora attenzione ai cosiddetti refusi, termine tecnico inventato, secondo me, dalla categoria dei giornalisti, per dare un nome quasi poetico a ciò che poetico non è, ossia gli errori di ortografia e, peggio, di grammatica. Su facebook ho inaugurato una rubrica, a uso e consumo di chi ha tempo: #trovalerrore. Quasi ogni mattina (è un impegno, non credete) pubblico i comunicati stampa dell'attuale amministrazione comunale, firmati non da giornalisti, ma dai politici, ossia sindaco, vicesindaco e compagnia bella (si presume l'assenza di un ufficio stampa o di un supervisore...eppure un portavoce ricordavo di averlo avvistato tra gli atti) e rilevo gli errori: cose da far rabbrividire, mancato accordo tra articoli e nomi, il singolare con il plurale, le doppie, le triple, le virgole...come non diventare lo zimbello di docenti e studenti, a discapito di un'intera categoria. Ecco, questo potrebbe allora diventare oggetto di uno dei Corsi di formazione e aggiornamento organizzati dall'Ordine: 'La riscoperta della lingua italiana: il correttore di bozze'. Sono certa che quel corso sarebbe quasi deserto...poi però non lamentiamoci se all'editoria scritta si preferisce altro, magari anche il pettegolezzo al bar! Facciamoci una domanda, ma diamoci anche una risposta! Buona settimana

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