Nel 1978 c’è stata la famosa ‘Fuga di Mezzanotte’,
di Alan Parker; nel 1979 ‘Fuga da Alcatraz’ di Don Siegel. Nel 1996 ‘Fuga da
Los Angeles’ di John Carpenter; nel 2013 la più prosaica e (consentitemelo)
meno nobile ‘Fuga di cervelli’ di Paolo Ruffini, preceduta nel 2000 dall’altrettanto
più prosaica ‘Galline in Fuga’ di Peter Lord e Nick Park. Oggi al Comune di
Pescara si sta girando un remake…’Un sindaco in fuga’. Un sindaco,
Alessandrini, che scappa dal confronto, dal dibattito, che nasconde ordinanze e
informazioni e si sottrae alla folla, e che lo fa in maniera anche plateale, un
po’ pasticciata e sconclusionata, senza neanche preoccuparsi di non farsi
troppo notare, ma anzi, quasi a sottolineare che ‘lui con la gente proprio non
ci vuole parlare’. Un atteggiamento su cui riflettevo già da settimane, ma che
negli ultimi giorni è divenuto palese a quella piccola porzione di mondo che si
occupa delle cronache pescaresi, anche se quella piccola porzione si è
allargata negli ultimi tempi, catapultata, com’è stata la città, sulle cronache
nazionali, ora per i rifiuti in strada, ora per l’emergenza immigrati, ora per
l’emergenza balneazione. Il punto è questo: sono settimane che ormai il sindaco
non si ‘concede’ alle folle, dopo il botto dell’emergenza balneazione, dell’ordinanza
nascosta, e dell’apertura di ben due inchieste, gioca di difesa nelle retrovie,
e quando si concede fosse mai per fare un discorso serio, ma piuttosto per
lasciarsi andare a battute, uscite poco felici e soprattutto in sedi
inopportune. Due episodi fanno pensare: domenica scorsa, giornata conclusiva di
un convegno medico-scientifico-sportivo organizzato dalla Lega Italiana Lotta
contro i Tumori – Sezione di Pescara, presieduta non certo da me, pinco
pallina, ma dal professor Marco Lombardo, ovvero il ‘padre’ dell’oncologia
pescarese e abruzzese, il fondatore del Dipartimento Onco-ematologico dell’ospedale
civile di Pescara, uno di quei medici anni ’70 che alla medicina ha dedicato l’anima
e nei cui confronti i pazienti non hanno solo gratitudine o affetto, ma una
vera venerazione. Ecco, domenica scorsa, per promuovere la politica della
prevenzione, la Lilt di Pescara ti organizza una ‘Passeggiata della salute’,
una camminata sulla riviera sud e nord, per coinvolgere le famiglie, le mamme,
i nonni, i bambini, una camminata accessibile e aperta a tutti, per passare una
mattinata insieme e parlare di quanto sia importante eseguire controlli medici
periodici per accertarsi delle proprie condizioni di salute, ma anche seguire
uno stile di vita sano per combattere contro l’insorgenza dei tumori.
Ovviamente alla ‘Passeggiata’ è stato esplicitamente invitato chi? Il primo
cittadino in carica, il sindaco che, proprio in quanto tale, è il primo
responsabile della salute dei cittadini. Dunque un’occasione per farsi vedere,
per parlare di argomenti lontano dalla vita amministrativa o politica, un’occasione
per ‘passeggiare’ con i propri cittadini, magari, sì in quel caso, scambiando
due chiacchiere informali, e fare il ‘simpatico’. Insomma una vetrina niente
male, specie in un periodo in ribasso come quello attuale per la politica.
Presenza del sindaco confermata per giorni, sino al sabato precedente; presenza
annullata la mattina della domenica quando, al suo posto, si presenta alla
passeggiata della Lilt un consigliere comunale, Tiziana Di Giampietro, medico peraltro,
quindi comunque una ‘bella presenza’, che giustifica l’assenza del primo
cittadino in quanto trattenuto da importanti impegni istituzionali. Ci può
stare, e tu pensi magari a un’emergenza, una riunione improvvisa, foss’anche
politica, un’assenza giustificata anche dal maltempo, che magari gli ha imposto
un vertice improvviso con la Protezione civile per concordare qualche
operazione straordinaria in caso di pioggia. Insomma, un’assenza inattesa e non
voluta che ci può stare. E allora, gambe in spalla, comincia la Passeggiata,
con qualche minuto di ritardo rispetto alla tabella di marcia perché il cielo
minacciava una bomba d’acqua e, allora, sperando di scansarla o evitarla, si è
deciso di ritardare un po’ la partenza. Poi, alle 10.45, tutti in cammino, giovani
e anziani, atleti e dilettanti, sfidando le nuvole nere, chiacchierando,
ridendo, scherzando, e facendo sventolare ben in vista le bandiere della Lilt.
Riviera sud, ponte del mare, sosta sulla spiaggia libera della Madonnina per
vedere i pony; poi riviera nord, piazza Primo Maggio, altra sosta in piazza
Salotto, dove intanto è arrivata la pioggia e i ‘camminatori’ della Lilt hanno
cercato un rifugio temporaneo tra stand e portici. E poi di nuovo tutti in
cammino per tornare al porto turistico, e quindi piazza Primo Maggio, lungomare
Matteotti ed è qui….che chi t’incontri? Proprio lui, un ‘sindaco in fuga’: il
sindaco Alessandrini che, come se nulla fosse, fa la sua bella oretta di
jogging sul lungomare nord, con un amico, e in calzoncini corti, scarpette da
tennis, t-shirt ti passa accanto, gettando un’occhiata quasi infastidita e
distratta su quell’esercito di bandiere della Lilt, che avrebbero dovuto
imbarazzarlo e ricordargli il suo appuntamento. E quell’occhiata non passa
indifferente ai presenti-camminatori della Lilt, che pure ricambiano il suo
sguardo sbalorditi da tanta sfacciataggine. Perché di questo si tratta: la
sfacciataggine di far inventare una scusa per coprire la pigrizia domenicale
del partecipare a un appuntamento pubblico poco gradito; la sfacciataggine di
inventare una scusa per evitare critiche, dunque neanche l’onestà di dire ‘guardate,
è domenica, e a me di venire a parlare di tumori e di prevenzione non interessa’;
la sfacciataggine di essere scoperti e non avere neanche il coraggio di
fermarsi, di chiedere, magari anche sommessamente, scusa al Presidente di quell’Associazione,
accampando un qualunque pretesto, anche un semplice ‘sono stanco morto, avevo bisogno
di staccare la spina’, di stringere la mano, di salutare i propri cittadini,
magari anche di prendersi un rimbrotto bonario, e poi di riprendere la corsetta
domenicale. Ecco, la sfacciataggine di non avere neanche il pudore di evitare
di correre su quel tratto di riviera in cui sai che potevi incontrare quelle
persone che ti aspettavano a un convegno e che ti sapevano impegnato altrove
per eventi istituzionali. Ma la sfacciataggine di farti vedere e di sbattere
loro in faccia la tua indifferenza alla problematica, in faccia a persone che,
per buona parte, con un tumore ci hanno fatto o ci devono ancora fare i conti. Ma
a te questo non interessa. E ci può pure stare, se non fosse che sei il sindaco
di una città come Pescara e allora la tua indifferenza non ci può stare. Ma la
verità è che domenica è andata in onda l’ennesima puntata della serie ‘Un
sindaco in fuga’, lo stesso sindaco che fugge da appuntamenti pubblici, e che
sta fuggendo da settimane dalla seduta straordinaria del Consiglio comunale,
quella in cui sarà chiamato a dare pubbliche spiegazioni alla cittadinanza sull’emergenza
balneazione tenuta consapevolmente e volutamente nascosta alla città. Sta
cercando di fuggire da quel momento in cui dovrà alzarsi, sollevare un po’ il
microfono della sala consiliare, restando al suo posto sullo scranno, ma
alzando inevitabilmente lo sguardo e rivolgendolo a tutte le persone, tante,
poche, quelle che comunque ci saranno nell’aula consiliare, e che, in silenzio,
o magari vociando, ascolteranno le sue giustificazioni, quelle che
paradossalmente non sono mai arrivate da quel 28 luglio 2015, quando nel mare
di Pescara si sono sversati 30milioni di litri di feci. A quelle persone dovrà
trovare il coraggio di dire, come ha già fatto dinanzi alle telecamere, che
tanto allarmismo non è giustificato, dopotutto, ossuvia, ‘non c’è mica l’ebola’!
A quelle persone dovrà giustificare perché non ha voluto dire che c’era un divieto
di balneazione, che nel mare c’erano i liquami di fogna, che il mare non era
salutare, per uno, due, tre giorni, che era meglio non farci fare il bagno ai
bambini, perché poi oltre alle feci c’era anche l’acido peracetico, che per
quanto salutare possa essere, non mi sembra che qualcuno di noi si faccia tutti
i giorni il bagno nell’acido peracetico, quindi forse non è poi così normale
che venga scaricato nel mare in quantità industriali. Ecco, il sindaco da
settimane sta cercando di fuggire da tutto questo: ha preso a pretesto le
magliette dei consiglieri d’opposizione, con la scritta ‘Alessandrini dimettiti’,
che per lui rappresenta un’offesa…proprio lui che arriva da quella opposizione
Pd che per giorni ha esposto sui propri banchi, indisturbata, i manifesti con
la faccia del sindaco Albore Mascia corretta con il naso di pinocchio; proprio
lui che arriva da quella opposizione Pd che ha sbeffeggiato a livello personale
ogni singolo membro della giunta, scendendo sempre sul personale, come l’ex
assessore Cardelli, preso per i fondelli perché i suoi uffici, e non lui, ma il
personale, ricopiando un regolamento mercatale, aveva lasciato il nome della
città di Imperia, senza neanche preoccuparsi di cambiarlo con quello di
Pescara. E per quella disattenzione, lo hanno offeso come peggio non si poteva.
Proprio il sindaco Alessandrini che viene da quella opposizione Pd che, sempre
durante le sedute pubbliche del Consiglio comunale, non si è preoccupata di
offendere la sottoscritta, semplice ufficio stampa, dunque non consigliere
comunale, non assessore, dicendo che dovevo ‘imparare a fare la O col bicchiere’,
o urlando ‘Prima o poi quell’ufficio stampa qualcuno lo dovrà fermare’, ma le
offese a me sono l’ultimo dei problemi. Ecco, il sindaco Alessandrini però oggi
si è offeso per una maglietta. E per quella maglietta è già riuscito due volte a
fuggire. Domani è atteso alla prova del nove: la seduta sull’emergenza
balneazione è stata riconvocata, e la curiosità è vedere se il sindaco
Alessandrini riuscirà a trovare un’altra via di fuga o se, stavolta, sarà
costretto a partecipare. A guardarlo ci saranno i cittadini, gli stessi,
alcuni, che domenica lo hanno visto fare la sua corsetta sulla riviera,
ignorando una giornata dedicata alla salute e alla prevenzione e ignorando chi
credeva in quella giornata. Buona giornata!