lunedì 29 dicembre 2014

La Protezione Civile è una cosa seria


La Protezione Civile è una cosa seria. E lavorare nell’ambito della Protezione Civile è una cosa ancora più seria, richiede preparazione, attenzione, capacità oltre ogni misura e immaginazione. E uno degli elementi fondamentali nella Protezione Civile è la ‘comunicazione’: lo abbiamo visto in occasione del Processo Grandi Rischi a L’Aquila. Principale imputata era la ‘comunicazione’, ossia chi aveva detto a chi di fare cosa e come glielo aveva detto. Per colpa della comunicazione gli aquilani non hanno o meno lasciato le loro case nella notte del sisma? Per colpa della comunicazione gli aquilani si sono o meno sentiti rassicurati circa le conseguenze non catastrofiche di quella scia sismica? E chi ha sbagliato nel comunicare: i responsabili della Protezione Civile? I giornalisti? Gli Addetti stampa? La Politica? Alla fine, con buona pace per tutti, tutti assolti. Ma quanto sia importante la ‘comunicazione’ nei casi di Protezione Civile l’ho sperimentato personalmente nei cinque anni trascorsi come Ufficio stampa del Comune di Pescara: inverno 2012, la grande nevicata, quindici giorni di emergenza. Inverno 2013: la grande alluvione, con l’esondazione del fiume Pescara, interi quartieri evacuati all’alba del 2 dicembre e almeno 15 frane con abitazioni sgomberate. Ecco, quelle sono state le due calamità, se così vogliamo chiamarle, che hanno fatto comprendere a me, e a chi amministrava all’epoca Pescara, la coalizione di centro-destra, quanto fosse importante comunicare con la gente, con la popolazione, e soprattutto quanto fosse importante cosa si diceva ai cittadini e come lo si diceva: non enfatizzare troppo, per evitare il panico, ma non sminuire troppo, per mantenere comunque desta l’attenzione e non far sottovalutare i pericoli. Un’impresa non da poco perché durante le emergenze di Protezione civile la cittadinanza cambia: c’è chi diventa curioso fino all’impossibile, sta nevicando, bene, fino a che ora? E quanti centimetri raggiungeremo? Ma poi arriva il ghiaccio? C’è chi, al contrario, sviluppa uno scetticismo invidiabile: è prevista neve? Non ci credo! Al massimo saranno due fiocchi…e poi quando arrivano i 20 centimetri si accorge di non avere neanche una scatoletta di tonno in dispensa! La Comunicazione ha il ruolo primario di compensare i due estremi, di mediare, di stuzzicare la curiosità dell’uno, e di placare l’ansia dell’altro. E per comunicare occorre essere presenti, reperibili, a portata di mano, dare la sensazione che ciascun cittadino possa parlare con chi ha il compito di ‘comunicare’ in maniera privilegiata. Pescara, almeno stando alle previsioni, dovrebbe prepararsi a una nuova nevicata. Non saranno 15 giorni consecutivi come nel 2012, non sarà un evento epocale, ma comunque potrebbe essere un evento capace di mettere ko la città. Da giorni leggo le misure adottate dalla nuova amministrazione Pd per affrontare la nuova emergenza e due elementi mi hanno lasciato allibita: innanzitutto le scorte di sale. Si parla della disponibilità di ‘ben 20 quintali di sale’ per coprire tutta la città….come? Venti quintali per l’intero territorio di Pescara? Venti quintali per almeno 800 strade quasi tutte in collina? Ma lo sappiamo quanti sono venti quintali? Dopo l’esperienza del 2012 posso garantire che con venti quintali di sale si garantisce a malapena la transitabilità del piazzale della Attiva, l’azienda che peraltro sarà chiamata a spargere quel sale e che, se vuole assicurare l’uscita dei mezzi, dovrà garantire la pulizia delle aree di deposito. Venti quintali di sale, da spargere poi prima della nevicata e del ghiaccio, non dopo, si esauriscono in una manciata di secondi, e se le scorte per la città si riducono a quei venti quintali, Pescara sarà destinata alla paralisi. Secondo punto: i canali di comunicazione. Vedo che il Comune ha reso disponibile un numero verde, in realtà il numero verde dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico, che dovrebbe essere raggiungibile nelle ore d’ufficio. Bene, peccato che quel numero faccia capo, appunto, all’Urp, dove lavorano dipendenti pubblici, che, in caso di nevicata, difficilmente potranno garantire l’apertura dell’ufficio, esattamente com’è accaduto nel 2012. Leggo poi che sono stati forniti tre numeri di cellulare, il primo dell’assessore delegato, il secondo di due dirigenti: altra corbelleria! I numeri della Protezione civile messi a disposizione della cittadinanza devono essere sempre e rigorosamente numeri fissi, non mobili. Perché? Elementare: i cellulari purtroppo hanno un difetto, la batteria si scarica in caso di sovrautilizzo, com’è legittimo ipotizzare in una emergenza di Protezione civile, e se si lasciano in carica devono restare attaccati a una presa elettrica, ciò significa che il legittimo proprietario non può portarlo in tasca e non può rispondere al cittadino che chiede aiuto. Non solo: i telefoni cellulari hanno anche un altro handicap, non sono sempre raggiungibili. Come abbiamo già sperimentato nel 2012, una copiosa nevicata potrebbe creare problemi sulle linee, sovraccarichi di utenze o anche sui cavi dell’alta tensione, generando momentanei black out dei cellulari in maniera generica. Bene: se per una malaugurata ipotesi ciò accadesse? Se i tre cellulari, peraltro tutte linee di servizio che fanno capo al Comune, non fossero raggiungibili per un periodo di tempo prolungato? Chi risponderà, in quel caso, alle richieste di aiuto dei cittadini? Ecco perché la Protezione civile deve sempre disporre di un numero fisso, peraltro con un assetto stile centralino, ovvero un unico numero per cinque o sei linee, in modo da poter intercettare e smistare più telefonate contemporaneamente. La Protezione Civile è una cosa seria. Non è un giochino entusiasmante, non permette di vivacchiare con un  iosperiamochemelacavo, specie quando si gestiscono vite umane. La Protezione Civile è una cosa seria, e va gestita con serietà. Buona giornata.
foto1.JPG

venerdì 19 dicembre 2014

La giunta comunale cancella il Concerto di Natale di Monsignor Frisina e il Microcredito


La domenica prima di Natale è stata per cinque anni il ‘grande’ giorno: quello del vero Concerto di Natale. Dopo mille e più tentativi di scopiazzamenti vari con questo o quel gruppo locale (non me ne vogliano), eravamo riusciti a regalare a Pescara un vero ‘evento’, quello da scrivere con la ‘E’ maiuscola: il Concerto del Coro del Vaticano diretto da Monsignor Frisina. Non uno qualunque, ma un ‘tipo’ simpatico che, con una pacatezza invidiabile e un sorriso che allarga il cuore, non fa una cosa qualunque, ma dirige giusto il ‘coro del Vaticano’, compone musiche, anche per colossal del grande schermo, e…insomma, si era degnato di venire a Pescara per cinque anni di seguito, con tutta la sua orchestra, ogni anno la domenica prima di Natale. Due ore di vero spettacolo, nella chiesa dello Spirito Santo, per far risuonare le note del White Christmas o di Paradiso, suscitando sorrisi, emozioni, e aiutando i presenti, 500 e più ogni anno, stipati in ogni angolo della chiesa, anche e soprattutto per terra pur di ascoltare l’eccellenza, a calarci nel clima del vero Natale, in tempi sicuramente non facili. Ma Monsignor Frisina non veniva così, solo per una ‘cantata’: Monsignor Frisina aveva accettato quella partecipazione, per cinque anni, solo per sponsorizzare una ‘giusta causa’, l’istituzione del Microcredito, iniziativa tutta pensata, ideata e voluta dall’amministrazione di centro-destra per sostenere la piccola-minima impresa, quella dell’artigiano padre di famiglia che si ritrovava a non riuscire a pagare una bolletta più pesante del solito, o l’affitto del proprio negozio o della bottega, o che magari aveva bisogno di un sostegno per non finire in mano all’usuraio di turno. Ecco, obiettivo del concerto, che era gratis per il pubblico, era raccogliere fondi utili alla costituzione del fondo del microcredito, garantito poi da un Istituto di credito locale che ha sempre accompagnato l’iniziativa. Costituito il fondo, l’utente in condizioni di difficoltà, si rivolgeva alla Caritas che effettuava una vera istruttoria, stabiliva l’ammontare del piccolo prestito e anche il piano di rientro, diluito anche in 36 mesi. Bene: per cinque anni quel piccolo fondo ha sostenuto e aiutato non so quante persone, che hanno avuto una boccata d’ossigeno, una spalla su cui piangere, e una mano per rialzarsi dalla caduta, scoprendo che in fondo non tutto è perduto, e che anche dal tunnel più buio è possibile uscire e tornare a rivedere il sole. Il tutto come nelle migliori favole di Natale, solo che questa non era una favola. Bene: domenica prossima, 21 dicembre, sarà la domenica prima di Natale, ma, e mi sembra chiaro, quest’anno il concerto di Monsignor Frisina non ci sarà. Peccato per la città, perché parliamo di un momento straordinario, di musica e preghiera eccezionale. Ma non è solo quello: ciò che spaventa è che per l’ennesima volta l’attuale giunta comunale ha cancellato, con un colpo di spugna, un progetto straordinario, quello del Microcredito, solo perché firmato dalla precedente amministrazione di centro-destra. Ciò significa, in soldoni, che chiuso il 2014, dal prossimo anno, artigiani e piccoli imprenditori troveranno una finestra e una porta inesorabilmente chiuse e un fondo non più finanziato. E mi sorprendo: mi sorprendo per il silenzio di una città che pure economicamente affoga; mi sorprendo per il silenzio della politica; e mi sorprendo per il silenzio di Organismi come la Caritas che pure hanno sostenuto quell’iniziativa con la precedente amministrazione, che ha affidato alla stessa Caritas la gestione del progetto. Mi sorprendo e mi rammarico, perché Pescara sta perdendo la partita più importante, quella per la sopravvivenza. Buona giornata!

martedì 16 dicembre 2014

La Torre civica invasa dai Puffi Blu


Eh no, mi sono informata: questa volta non c’è stata un’invasione aliena di puffi; non sono cadute sulla città le ‘mille bolle blu’ di Mina; né è previsto l’arrivo di Celentano con il suo ‘Azzurro’ per la notte di Capodanno. Semplicemente, anche questa volta, la giunta comunale di Pescara è riuscita ad eccellere per disattenzione e indifferenza, e si è dimenticata di aver colorato di blu la Torre civica, sì, la stessa che appena qualche settimana fa è rimasta colorata di rosa per due mesi, anziché per il solo mese di ottobre. Questa volta il pretesto, o la ‘scusa’, come l’avrebbe chiamata mia nonna, è stata l’adesione alla tredicesima edizione della Giornata internazionale delle ‘Città contro la pena di morte’…ma il numero 13, ahimè, non ha portato bene al sindaco! In sostanza, tra le altre iniziative che, come ogni anno, copione sempre identico (potevano inventarsi un volo di fantasia), il Comune ha deciso di attuare c’è stata l’accensione della torre civica di colore blu, colore scelto a livello mondiale. Il modus operandi è sempre lo stesso: si comprano le gelatine colorate che si sistemano sui fari posti in cima alla torre, e sono quelle gelatine a dare la colorazione diversa. Ma la delibera numero 739, approvata lo scorso 18 novembre, parla chiaro: la colorazione doveva andare avanti dal 29 novembre (giornata mondiale) al 4 dicembre. Punto. Poi basta, poi le gelatine vanno rimosse, se non si consumano da sole, e la torre deve riassumere la sua colorazione. Perché? La motivazione è duplice: innanzitutto per attribuire all’iniziativa un significato preciso, chiaro, l’adesione a una manifestazione. Se la torre civica fosse blu tutto l’anno chi si accorgerebbe della differenza, e magari chi si porrebbe una domanda? Secondo: ma vi pare normale che la Torre civica, istituzionale, quella che sovrasta il Palazzo delle decisioni e dei ‘bottoni’ della città di Pescara, sia blu? O rosa? Non sono una bacchettona, non sono pedante, ma in tutta onestà ritengo che alcune regole, minime, vadano rispettate. Soprattutto quando quel colore blu, o rosa, diventa segno di disattenzione verso il territorio da parte di chi l’amministra: io non riesco a credere che un sindaco, che in teoria dovrebbe vivere dentro quel palazzo giorno e notte, non abbia mai alzato lo sguardo, a 11 giorni da quel 4 dicembre, e non si sia accorto che la sua Torre è ancora abitata da un colore puffoso, che colpisce come un pugno nell’occhio anche chi arriva dall’asse attrezzato. Se devo crederlo, rabbrividisco, ma mi spiego anche perché quel sindaco non si accorge dei rifiuti che per giorni restano sulle sue strade centrali, neanche in periferia, ma in via Venezia, corso Vittorio Emanuele, via Chieti, via del Circuito. Mi spiego perché non si accorge del degrado in cui Pescara sta velocemente precipitando. E mi spiego perché mancano 10 giorni al Natale, ma Pescara è spenta! Buona giornata ‘puffosa’!