giovedì 29 gennaio 2015

Prima la fattura, poi i libri!


Le carte vanno rilette, mille e mille volte, per capire fino in fondo l’esatto significato delle parole. Ma vanno rilette altre mille volte anche per accorgersi di tutto, anche di quei dettagli all’apparenza irrilevanti, e che invece meritano attenzione. La vicenda, ancora quella dei libri ordinati durante il governo D’Alfonso, con una semplice disposizione verbale, senza impegno di spesa, senza uno straccio di carta come ‘pezza d’appoggio’, e che ora l’attuale amministrazione di sinistra, fermando il contenzioso in atto, vorrebbe far pagare alla città, non i 100mila euro iniziali, ma comunque 47mila euro, una cifra di tutto rispetto per un Comune in predissesto. Ebbene, qualche giorno fa, rileggendo la delibera con cui l’amministrazione Albore Mascia aveva dato mandato ai propri Uffici legali di opporsi all’esorbitante richiesta della Casa Editrice, richiesta non sostenuta da atti formali e obbligatori per un Ente pubblico, avevo notato un dettaglio, che non ho citato perché, in quel frangente, l’ho ritenuto un refuso, sicuro il classico errore di battitura degli uffici. Poi però ieri le cose sono cambiate, perché quello stesso dettaglio l’ho ritrovato nel documento pubblicato dal quotidiano Il Centro, scritto da un avvocato nel fax inviato al Comune per specificare che, l’ordine di acquisto dei volumi, era stato solo verbale. E allora ho capito: non c’è alcun errore, ma c’è un’altra incongruità amministrativa. Ossia: nella relazione, stesa dall’avvocato del Comune Paola Di Marco, allegata alla delibera numero 905 del 5 dicembre 2013 si sostiene che ‘Con lettera del 13.05.2010 la società istante invitava e diffidava il Comune di Pescara ad adempiere alla propria obbligazione di pagamento della fattura n.131 del 22.08.2008. Stessa cosa l’ho ritrovata scritta nel fax inviato dall’avvocato Monica Di Toro Mammarella, ovvero l’invio di copia della ‘fattura 131 del 22.08.2008’. Quindi la società editrice ha emesso fattura, nei confronti del Comune, per la vendita di 2mila libri, al prezzo di 100mila euro Iva inclusa, il 22 agosto 2008. Bene…ma, tornando alla delibera, basta risalire di un capoverso e si legge, sempre nella relazione, che ‘La società asserisce che in data 22.09.2008 effettuava la consegna di n.2000 volumi dal titolo....unitamente alla relativa fattura di €100.000,00 iva inclusa’, ossia i libri sono stati consegnati il 22 settembre 2008, esattamente un mese dopo l’emissione della fattura da parte della stessa Casa Editrice. E a questo punto la domanda che torna impellente: qual è il privato che presta un servizio per un Ente pubblico ed emette fattura un mese prima di aver prestato quello stesso servizio. Ossia la società in questione ha emesso la fattura nei confronti dell’Ente per l’acquisto dei 2mila volumi prim’ancora che gli consegnasse il prodotto da acquistare eventualmente? E come se andassimo dal dentista e prima paghiamo il conto e dopo un mese lo stesso comincia a curarci il dente..chi oggi lo farebbe? O è come se oggi andassimo dal salumiere e gli pagassimo un prosciutto che poi ci verrà dato tra un mese! Follia, specie quando si lavora con gli Enti pubblici per una seconda ragione: tutti gli Enti pubblici, in qualunque condizione economica essi siano, hanno la facoltà di slittare i pagamenti ai fornitori di beni e servizi di almeno 90 giorni dopo la consegna della fattura, ma chi ha lavorato con una pubblica amministrazione, sa che quel termine può subire anche un’ulteriore dilazione senza colpo ferire. Ma a rimetterci è il privato fornitore di beni e servizi perché, una volta pagata la fattura, comunque lui deve pagarci subito l’Iva alla prima scadenza utile. Ciò significa che siamo di fronte a un privato così tanto magnanimo dall’emettere una fattura di 100mila euro, quindi una previsione di incasso sulla quale ha già pagato l’Iva, senza sapere quando avrebbe realisticamente incassato la somma. Un privato che, peraltro, ha emesso quella fattura un mese prima dall’aver prestato effettivamente il proprio servizio. E’ chiaro: i conti, mi spiace, non tornano, e va fatta chiarezza. Quella chiarezza che, a questo punto, solo un dibattimento nelle sedi giudiziarie opportune, può garantire. Nel frattempo, dovere dell’amministrazione, è quello di bloccare una transazione nella quale il Comune sarebbe comunque soccombente, versando una somma, almeno per ora, priva di giustificazioni. Buona giornata!
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mercoledì 28 gennaio 2015

Quei libri non vanno pagati


Quei libri non vanno pagati! Penso che il documento pubblicato stamane sul quotidiano Il Centro sia sufficiente a fugare qualunque dubbio sull’opportunità non politica, ma amministrativa e legale, di approvare quella richiesta di pagamento, con i relativi rischi e responsabilità personali per chi approverà la famigerata delibera. I fatti: stamane, da quel documento pubblicato, è venuta fuori, indirettamente, una delle risposte alle domande che ho posto negli ultimi giorni. Ossia: chi e con quali modalità ha ordinato tra il 2006 e il 2008 la realizzazione e la stampa del volume ‘Pescara, una città in trasformazione’, 2mila copie, autorizzando la spesa di 100mila euro, ovvero 50 euro a copia? Bene: c’è scritto in un fax, ovvero c’è stato, a suo tempo, un semplice ordine verbale, pur senza specificare, in quel fax, chi ha impartito quell’ordine ‘verbale’. Quindi, per la realizzazione, la stampa e la riferita consegna di quei 2mila volumi, non era stata prevista alcuna spesa nel bilancio di previsione del 2008, né del 2009, da parte della giunta D’Alfonso; né è stata fatta una variazione di bilancio per reperire comunque la somma necessaria per saldare il conto; né è stato fatto alcun impegno di spesa da parte di nessun dirigente né Dipartimento del Comune. Niente di niente: semplicemente qualcuno, non sappiamo ancora chi, ha ritenuto fosse sufficiente, una mattina, dopo aver sorseggiato un buon caffè, fare una telefonata alla Casa Editrice e dare il proprio placet alla stampa, evidentemente garantendo l’acquisto delle 2mila copie da parte del Comune, e quindi la spesa di 100mila euro, ossia 200milioni di vecchie lire, ovviamente con i soldi dei cittadini ignari di come venissero utilizzate le somme versate sotto forma di tasse e imposte. E quella telefonata l’ha fatta, evidentemente, qualcuno autorizzato, comunque persona autorevole, appartenente a quella stessa amministrazione comunale di sinistra che nella sera del 15 dicembre 2008, ossia tre mesi dopo aver ricevuto quei libri del costo di 100mila euro, ha aumentato, senza alcun preavviso, la vecchia tassa sui rifiuti del 30 per cento in maniera indiscriminata, dunque colpendo famiglie più o meno abbienti, e attività, tasse destinate a finire nel calderone del bilancio comunale per pagare anche quei libri. E guarda caso oggi chi insiste per far saldare quel conto alla Casa editrice è sempre un’amministrazione comunale di sinistra che, appena insediata, in sette mesi, ha fatto lievitare al massimo tasse e imposte comunali, avviando addirittura una procedura di predissesto, ossia condannandoci a pagare per i prossimi dieci anni le tasse più alte d’Italia. Ed è sempre la stessa amministrazione comunale di sinistra che ha annunciato, per le prossime settimane, l’aumento delle tariffe degli impianti sportivi del 50 per cento, aumento che ricadrà sulle famiglie. Ma poi quella stessa amministrazione comunale di sinistra non si fà scrupolo di saldare un debito del 2008, o meglio un ‘presunto’ debito, contratto, come provano i documenti, senza alcun pezzo di carta scritto, ma solo ‘verbalmente’. Evito di soffermarmi sulla Casa Editrice la quale ha ritenuto fosse sufficiente quell’ordine verbale per avviare una spesa di 100mila euro…ingenuità? Non saprei, parlando di una piccola azienda abituata a lavorare con gli Enti pubblici, e che, se ha ritenuto fosse sufficiente quella telefonata, avrà le sue buone ragioni che avrà modo di spiegare, evidentemente, in altre sedi. Ebbene, penso che il documento odierno dia mille buone ragioni per non approvare quella delibera e, piuttosto, portare avanti il contenzioso che il Comune non può perdere per alcuna ragione: ‘carta canta, villan parla’ è solito ripetere l’Avvocato Luigi Albore Mascia. E ha ragione: quello che contano, nella vita, nell’attività amministrativa e lavorativa in genere, sono i pezzi di carta, non le parole, e neanche le strette di mano tra gentiluomini, che comunque, in questo caso, non ci sono state. Senza uno straccio di impegno di spesa il Comune non può pagare 100mila euro, né 47mila euro, né 1 euro per quei libri, perché quella spesa non è giustificata. La giunta Pd ha avuto, tra il 2008 e il 2009, nove mesi di tempo per mettere in regola la vicenda, per riparare, eventualmente, alla propria leggerezza, per trovare i soldi e per saldare il debito. Ma, se neanche quella giunta lo ha fatto, vuol dire che qualche dubbio di legittimità, all’epoca, era sorto pure. Oggi qualche bambinone, che ancora ricordo quando apriva la porta ai giornalisti durante gli incontri con la stampa presso la sede del Partito Popolare in via Tiburtina, cerca di una mettere una pezza a colori a una vicenda che sta sfuggendo di mano e che rischia di subire un ‘ingigantimento’ sotto il vento dei comunicati stampa. Ma la pezza, anche quella, è stata portata via dal vento delle chiacchiere. La pezza a colori, stavolta, non si può mettere. Il Comune oggi non ha alcun diritto-dovere di pagare un presunto debito fuori bilancio che tale non è, non essendoci a monte un impegno di spesa né un qualunque atto leggibile. Si vada al contenzioso, e se la Casa editrice riterrà di chiamare in causa chi fece quella telefonata scellerata ordinando la redazione e la stampa di quei 2mila libri tanto costosi, beh! Saranno affari loro…ma, non so perché, qualcosa mi suggerisce che la ‘chiamata in causa per responsabilità personali’ non ci sarà. Buona giornata!
  

martedì 27 gennaio 2015

I duemila libri? Compriamoli su Internet, c'è lo sconto


E Voilà! La famigerata delibera dei libri voluti e ordinati, via telefono, dalla giunta D’Alfonso bis e mai pagati, per la modica cifra di 100mila euro, ieri non è passata in aula. Merito, va detto, delle forze d’opposizione di centro-destra, a partire dal Pdl, con le 31 richieste di sospensiva dell’ex assessore Seccia e degli altri consiglieri comunali, e anche, diciamocela tutta, di consiglieri del Pd e di Sel spaventati dall’approvare un atto che, sicuramente, sarebbe impugnato dalla Corte dei Conti, con la quale oggi non si scherza più, chi sbaglia, oggi, è chiamato a pagare e risarcire l’Ente di tasca propria. Giusto così: ma formalmente la guardia non va abbassata, perché la delibera torna ora all’esame della Commissione, quindi non è definitivamente morta. Qualcuno potrebbe sempre pensare di praticarle un massaggio cardiaco, un cavetto di qua, uno di là, e la rianimazione è bella che fatta. Si cambia il titolo, si rimaneggiano i contenuti, e si riprova in Consiglio comunale, dove anche un momento di distrazione potrebbe costare caro. Ma oggi, volendo, c’è un motivo in più per non approvare quella delibera e lasciare la parola di congruità ai giudici, ripristinando quel contenzioso la cui conclusione la sappiamo tutti, compresa la Casa Editrice che infatti ha chiesto la transazione. E veniamo al motivo, venuto fuori ieri grazie alla curiosità di un amico facebookiano, Augusto Lino che, spulcia spulcia, cerca cerca, ha trovato qualcosa. Ripartiamo dalle origini: il costo dei 2mila libri consegnati (sembrerebbe) al Comune nel settembre 2008 ammontava a 100mila euro, Iva compresa, ovvero 50 euro per ogni copia. Bene: basta andare però, come ha fatto Augusto Lino, su uno dei tanti portali esistenti per fare la spesa on line, www.ibs.it, Internet Bookshop Italia Srl, con sede legale a Milano, Assago, e, nella sezione libri, spunta fuori la novità: tra le ‘opere’ in vendita c’è infatti un volume, o meglio, ‘il volume’ in questione, ‘Pescara, una città in trasformazione – Pescara, a changing city (una città cangiante, giusto per darci un tocco international), al prezzo di…46,75 euro, pubblicizzando uno sconto del 15 per cento sul prezzo di copertina (salito a 55 euro!), compreso di Iva e soprattutto comprensivo del costo di un’eventuale di spedizione in ogni città d’Italia, quindi da Aosta a Messina, che viene garantita entro 3 giorni lavorativi dall’acquisto on line. Non basta: l’acquisto del volume dà diritto all’acquirente anche di avere ben 47 punti Premium e Nectar (corrispondenti a una spesa di almeno 47 euro), punti fondamentali, come ogni buona massaia sa, per poi richiedere al proprio supermercato di fiducia della catena Auchan o Simply, nei relativi cataloghi premi, un robot da cucina, una pentola a pressione o un nuovo asciugacapelli. Dunque, ricapitolando: quei libri, se li comprava il Comune direttamente dalla Casa editrice, li avrebbe pagati 50 euro a copia, spendendo 100mila euro; se il Comune li comprasse oggi dal sito on line, spenderebbe, per 2mila libri, 93mila 500 euro, risparmiando subito, a occhi chiusi 6mila 500 euro, e si ritroverebbe a beneficiare pure di 94mila punti Nectar, con i quali sai quanti robot da cucina si comprerebbero, magari per fare dei regali istituzionali alle delegazioni estere durante le pompose cerimonie ufficiali che sicuramente l’amministrazione ZagatAlessandrini andrà a organizzare. Pensate: a ogni rappresentante istituzionale in visita a Pescara si potrebbero regalare un libro sulle grandiosi trasformazioni urbanistiche di Pescara e un robot da cucina, due regali al posto di uno, pagando meno di quanto previsto. Certo poi, vuoi mettere l’imbarazzo se magari l’ospite mostra di gradire più il robot del libro, ma questa è un’altra storia. Bene: tornando a essere seri, è chiaro che la nuova ‘scoperta’ solleva ancora altri interrogativi, ovvero: che fine hanno fatto i 2mila libri che la Casa Editrice sostiene di aver consegnato al Comune nel settembre 2008? E’ mai possibile, come ha dichiarato ieri l’avvocato che ha seguito il contenzioso, che l’ex vicesindaco abbia usato tutti i 2mila libri tra il gennaio e il maggio 2009 per ‘regali istituzionali’, ovvero che abbia regalato 2mila libri a 2mila rappresentanti istituzionali venuti a Pescara? Duemila? E quel vicesindaco, che era anche assessore alle Finanze, perché ha usato quei libri, sapendo che erano stati acquisiti senza alcun impegno di spesa? E perché la Casa editrice ha chiesto al Comune di Pescara un prezzo superiore rispetto a quello praticato a chi avesse anche oggi la ventura di acquistare quello stesso volume on line tramite i canali internet, facendoselo pure recapitare a casa? Questi interrogativi, che pretendono una risposta, rendono chiaramente impossibile pagare non solo i 100mila euro, ma anche accettare la transazione chiesta dalla Casa Editrice che si accontenterebbe di appena 47mila euro, ossia 90milioni 863mila vecchie lire. Non è possibile, perché da questo momento chiunque potrebbe sentirsi in diritto di andare a ‘vendere’ un proprio servizio al Comune, accampando chissà quale ordine verbale, ricevuto da chissà chi, senza neanche un pezzo di carta, e il Comune, dopo un pericoloso precedente come quello dei libri, dovrebbe pagare in silenzio. Non solo: ieri il legale ha spiegato che, nell’ambito del contenzioso, la Casa editrice potrebbe decidere di tirare in ballo per responsabilità personale chi ha materialmente preso e utilizzato quei libri, il quale, a sua volta, potrebbe intentare causa al Comune per ‘indebito arricchimento’. Bene: pare fattibile la prima ipotesi, e forse sarebbe anche opportuno, per responsabilizzare la classe politica sull’uso del denaro pubblico, specie in una città dichiarata, per volontà del Pd, in predissesto e in cui il Pd ha alzato al massimo tutte le tasse. Pare molto meno fattibile, nel caso specifico, la seconda ipotesi, perché l’arricchimento del Comune andrebbe dimostrato con atti e documenti, così come andrebbe dimostrata quale sia stata l’‘utilità’ prodotta da quei volumi, unica strada la dichiarazione scritta di 2mila personaggi istituzionali, dunque non il vicino di casa o il compagno di partito, ma un soggetto istituzionale-delegazione in visita, che dovrebbero affermare di aver ricevuto in omaggio copia del libro e, grazie alla sua lettura, di aver ‘scoperto’ le bellezze architettoniche di Pescara. Bene, accetto la sfida: voglio vedere le 2mila dichiarazioni. Buona giornata!

lunedì 26 gennaio 2015

Duemila libri e tante domande irrisolte



Duemila libri stampati, consegnati e mai visti; un ex sindaco, oggi Presidente di Regione, che ordina nel 2008 l’acquisto di quei volumi con una spesa disinvolta di 100mila euro; un’amministrazione Pd che oggi, 2015, decide di pagare quell’acquisto dopo una transazione, sostenendo, sempre oggi, una spesa di 47mila euro, rinunciando a un ricorso che avrebbe potuto anche far evitare completamente quella spesa. Sembrerebbe una qualunque delibera di riconoscimento di un debito fuori bilancio da parte del governo Pd del Comune di Pescara, quella oggi portata all’esame del Consiglio comunale, ma non è così. E’ una delibera che merita letture, approfondimenti, e anche interventi politici per fermare quell’atto. I fatti: protagonista della vicenda è una Casa Editrice abruzzese, la quale sostiene che in data 22 settembre 2008, sindaco D’Alfonso, ha consegnato al Comune di Pescara 2mila volumi dal titolo ‘Pescara, una città in trasformazione’, per la modica somma di 100mila euro Iva inclusa che avrebbe dovuto sborsare il Comune stesso. Il volume, opera in carta patinata, giusto per dargli un certo rilievo, in realtà altro non era che il famoso ‘Rapporto Pescara’, rititolato e rimaneggiato, che ogni anno D’Alfonso ha propinato alla città per divulgare urbi et orbi le proprie gesta. Ma, rifatto il titolo, cambiati i prefatori, è rimasta sempre l’opera celebrativa del sindaco all’epoca in carica ‘per descrivere le grandi realizzazioni architettoniche e urbanistiche della città di Pescara’, cioè non lo sapevamo, ma Pescara è architettonicamente pari a Firenze, tanto da meritare una monografia dedicata da ‘consegnare alle delegazioni istituzionali durante le cerimonie’, citando la relazione odierna in seduta consiliare dell’attuale vicesindaco. Fin qui tutto legittimo, politicamente e amministrativamente discutibile, ma comunque legittimo. Ma sostanzialmente le stranezze cominciano esattamente il 22 settembre 2008. In quel giorno, come sostiene la Casa editrice, i volumi vengono consegnati al Comune unitamente alla relativa fattura di 100mila euro, somma che però, stranamente, non viene saldata. E qui sorgono i primi interrogativi: perché il sindaco D’Alfonso e il suo assessore al bilancio, amministratori di governo uscenti, appena rieletti per un secondo mandato (le elezioni c’erano state a giugno 2008) che, in teoria e sulla carta, doveva durare altri 5 anni, non hanno messo subito mano al portafogli per pagare il dovuto? E’ vero, il 2008 è stato l’anno delle grandi inchieste che hanno determinato la fine anticipata di quel secondo mandato…ma le inchieste, e gli atti consequenziali, risalgono al 15 dicembre 2008, ossia ben tre mesi dopo la consegna di quei volumi e della relativa fattura. E quindi di nuovo la domanda: perché in tre mesi sindaco e vicesindaco, assessore alle Finanze, non hanno sborsato i 100mila euro? E poi: da un’amministrazione uscente, strasicura di rivincere e restare salda al governo della città, ci si aspetta programmazione, proprio per dare continuità alla propria azione. Ciò significa che, da un’amministrazione che decide di dare forma e dignità al vecchio ‘Rapporto Pescara’, ricorrendo a un volume pregiato, ci si attende perlomeno una previsione di spesa nel bilancio corrente, o al massimo dell’anno successivo, per la realizzazione di un’opera editoriale dal costo, addirittura, di 100mila euro, ovvero 50 euro per ciascun volume, spesa considerevole visto che oggi difficilmente qualcuno spende 50 euro, ossia 100mila delle  vecchie lire, per un libro, per quanto bello, pregevole e appassionante esso sia. Eppure nulla: scorrendo il bilancio 2008 o anche 2009 redatto dall’amministrazione D’Alfonso, 1 e 2, non c’è nulla, neanche l’ombra di una previsione di spesa, quasi che, rivinte le elezioni, sindaco e giunta all’improvviso si siano svegliati e avessero deciso di spendere 100mila euro di soldi pubblici per 2mila libri! Una cifra non indifferente, visto che con 100mila euro si rifanno gli asfalti ad almeno 5 strade cittadine; con 100mila euro si finanzia il Pronto Intervento Sociale; con 100mila euro si effettuano opere di manutenzione nelle scuole cittadine, cambiando gli infissi, tinteggiando le pareti; con 100mila euro si può ampliare la platea dei contribuenti esonerati dal pagamento delle rette degli asili nido o degli scuolabus o delle mense scolastiche. Con 100mila euro si fanno decine di opere pubbliche di interesse pubblico, piuttosto che comprare 2mila libri autocelebrativi. Ma tant’è. Continuiamo a esaminare la regolarità amministrativa di quell’atto. L’acquisto, fatto salvo qualche dipendente-responsabile di servizio, resta sconosciuto sino al 2010: nel frattempo si torna al voto nel giugno 2009, viene eletta l’amministrazione del sindaco Albore Mascia, che ovviamente non sa nulla di quei volumi, non ne ha copie, non ne ha alcuna cognizione, perché nessuno si è preoccupato di farglielo sapere. Ecco però che il 13 maggio 2010, dunque un anno e mezzo dopo la consegna di quei volumi ‘fantasma’, la Società editrice passa subito alle vie legali, dunque non un contatto informativo preventivo, non una lettera, ma un atto formale di diffida rivolto al Comune in cui si invita e, appunto, diffida, lo stesso ad adempiere ‘la propria obbligazione di pagamento della fattura numero 131’. Uno shock per l’amministrazione: a quel punto comincia, per giorni, la caccia tra magazzini, depositi, garage, e uffici comunali, di quei volumi, su 2mila libri uno doveva almeno essere rimasto nelle stanze del Comune. E invece nulla, di quei volumi non c’è traccia. Cinque giorni dopo, il 18 maggio 2010, l’Ufficio legale del Comune comincia a chiedere lumi e chiarezze su tale vicenda. E si parte con la richiesta di acquisizione della bolla di consegna, sulla quale doveva sicuramente esserci la firma di chi, materialmente e fisicamente, aveva preso in consegna quei volumi, per capire che fine avessero fatto. E la bolla viene rispedita al Comune il 24 maggio 2010, sei giorni dopo. Da qui la relazione dell’Ufficio legale del Comune fa un salto temporale, e si arriva direttamente al 24 luglio 2013, tre anni dopo, quando la società Editrice ha notificato al Comune un atto di citazione in giudizio dinanzi al Tribunale di Pescara per il pagamento di quei 100 mila euro. Ovviamente la giunta Albore Mascia prende atto della citazione e, con la delibera 905 approvata il 5 dicembre 2013, dà mandato all’Avvocatura comunale di resistere in giudizio per impedire il pagamento di quella somma. E la motivazione è chiara: come può un’amministrazione pubblica pensare di spendere 100mila euro, o foss’anche 47mila euro, di soldi dei cittadini per 2mila libri che nulla aggiungono al benessere pubblico? E poi un quesito fondamentale: in ogni pubblica amministrazione, qualunque acquisto di bene o servizio, dev’essere rigorosamente e obbligatoriamente accompagnato da un preciso e preventivo impegno di spesa scritto e deliberato, dalla giunta o da un dirigente. Bene: perché in nessun atto inerente tale vicenda viene mai citato o allegato alle delibere il relativo impegno di spesa, del sindaco, della giunta o, soprattutto, del dirigente responsabile? Oggi la giunta Pd ha deciso di pagare quei volumi, dopo aver rinunciato al contenzioso giudiziario e giungendo a una transazione con la società editrice. Bene, ma anche oggi, dov’è l’impegno di spesa obbligatorio negli atti pubblici che nel 2008 doveva precedere la realizzazione di quei volumi, la loro consegna e anche l’emissione della fattura. Anzi, sulla stessa fattura, la società avrebbe dovuto citare il riferimento alla delibera o alla determina dirigenziale di impegno di spesa, con l’indicazione del capitolo di spesa da cui si prelevavano i 100mila euro. Esiste tale impegno di spesa? E perché non viene citato nelle delibere? Chi ha materialmente ordinato la realizzazione di quei libri e con quali modalità lo ha fatto? Ecco, sono questi i quesiti a cui il governo Pd ha il dovere di rispondere prima di sborsare 47mila euro dei soldi dei contribuenti, di una città dichiarata in predissesto, con le tasse al massimo, per pagare dei libri di cui, peraltro, oggi non v’è traccia. E questo perché, senza un preventivo impegno di spesa, nessuno può rivendicare alcun pagamento nei confronti di qualsivoglia ente pubblico, qualunque esso sia. Buona giornata!

mercoledì 21 gennaio 2015

Record della giunta Alessandrini: cancellata la Festa della Polizia municipale


Cerca il laterale destro, corre, dribbla l’avversario, scivolata a sinistra, ma il goal non c’è. Ovviamente non è una partita di pallone, ma è la solita sceneggiata del solito comandante della Polizia municipale di Pescara che ieri non solo ha rimediato la tradizionale figura dinanzi alle telecamere de Le Iene, ma ha raggiunto un nuovo record che, con il governo comunale di sinistra, potrà appuntarsi al petto: ieri, per la prima volta nella storia, nel giorno di San Sebastiano, Pescara non ha celebrato la festa della Polizia municipale. Non era mai successo: non una conferenza stampa per snocciolare i risultati di un anno di lavoro; non una nota stampa dell’assessore delegato, che pure avrebbe dovuto avere voglia di raccontare l’eventuale ‘cambio di passo’ con la sua guida; non una Santa Messa, momento ufficiale e istituzionale, oltre che spirituale, per ringraziare il Santo della sua protezione su uomini e donne che ogni giorno scendono in strada per difendere la vita degli altri, a rischio della propria; non un encomio consegnato a chi per un anno si è fatto in quattro, ha salvato vite, ha aiutato gente, e che si aspettava non un ‘grazie’, ma un minimo riconoscimento, una pergamena e una stretta di mano da parte degli amministratori. Nulla. Non era mai successo: in cinque anni di giunta di centro-destra la festa di San Sebastiano è sempre stata, oltre che un piacere,  un dovere istituzionale. Non l’abbiamo sospesa, nonostante le ovvie difficoltà, neanche con la prima nevicata del 2012, né quando in quello stesso giorno si consumò il delitto di Italo Ceci, con la notizia che arrivò proprio durante la celebrazione della messa pomeridiana, costringendoci a smobilitare mezzo Corpo dirottato su corso Vittorio Emanuele e via De Amicis per bloccare e presidiare le strade. Eppure anche quel giorno abbiamo atteso che tutti tornassero, dopo le 22, per effettuare la consegna degli encomi. Non è successo nel 2014, nonostante le mille difficoltà post-alluvione. E questo non perché si era dei folli, ma semplicemente perché quella è la giornata della Polizia municipale, è il giorno per eccellenza in cui i vigili urbani smettono di essere quei cattivoni con blocchetto e penna, e possono raccontarsi come uomini e donne che prestano soccorso ai cittadini durante gli incidenti, che intervengono per sedare liti, che operano ogni giorno per fare educazione stradale tra i più giovani, che vigilano sulla città per garantire la nostra sicurezza, e che fanno mille altre attività spesso ignorate dai più. E’ come il 4 dicembre, Santa Barbara, per Capitaneria di Porto e Vigili del Fuoco. Ebbene, Pescara quest’anno ha avuto il triste primato di aver cancellato la data del 20 gennaio. Viene naturale chiedersi il perché? Perché nessuno ha preteso di celebrare quella giornata? Non voleva il comandante? Bene, non era obbligatoria la sua presenza, in un’amministrazione ‘normale’ bastavano il sindaco, l’assessore delegato e i capiservizio che avrebbero snocciolato, come sempre, numeri e cifre per dare un’idea dell’immensità del lavoro svolto in un anno e avrebbero consegnato gli encomi. Ma perché tanto imbarazzo nel porsi dinanzi alle telecamere, anche a difendere la dignità del Corpo della Polizia municipale? Forse per la storia della multa sparita, e, ancor più, dell’ingiusto procedimento disciplinare avviato contro 3 agenti e un ufficiale che hanno lavorato bene, facendo il proprio dovere? Forse è stato il tentativo sciocco di sfuggire a domande scomode e a risposte e tentativi di giustificazione inesistenti? Beh! Se era per questo, l’incursione de Le Iene ieri a Chieti ha dimostrato che è impossibile sfuggire. La vicenda della multa e il procedimento disciplinare sugli agenti continuerà a pendere come una spada di Damocle sull’intera amministrazione comunale di sinistra che, nella gestione della Polizia municipale, continua a dimostrare un dilettantismo spaventoso e pericoloso per la città che non se lo può permettere. Forse il sindaco Zagat-Alessandrini non lo ha capito, ma la città ha già deciso con chi schierarsi e quel procedimento disciplinare si trasformerà in un boomerang per lui e il suo assessore, che ieri hanno tradito il Corpo della Polizia municipale. Buona giornata! 
  

martedì 20 gennaio 2015

Il 'tiromancino' del Presidente Blasioli all'assessore Cuzzi


La luna di miele è finita! Come in tutte le migliori storie d’amore, anche al Comune di Pescara il periodo dell’idillio, della passione sfrenata, degli occhi negli occhi, delle cenette a lume di candela, del ‘ci sei solo tu per me’, del ‘come te non c’è nessuno’, è terminato e ora la maggioranza di sinistra non sta reggendo al peso della routine, dei pranzi sgraditi da sorbire comunque, per la serie ‘o mangi sta’ minestra o salti la finestra’, ai compiti quotidiani da assolvere, al doversi dividere tra il chi getta i rifiuti la sera e il chi lava i piatti. Eh no! La routine, che ha inevitabilmente preso il sopravvento, sta mandando in frantumi il sogno. I fatti: ieri sobbalzo sulla sedia quando apro il giornale e leggo di una lettera che addirittura il Presidente del Consiglio, Blasioli, Pd, consigliere di ormai lungo corso, già assessore con la seconda consiliatura D’Alfonso, 5 anni di opposizione sugli scranni, ha scritto niente po’ po’ di meno non al Presidente della Regione, con sede a L’Aquila, non a un rappresentante del Governo, magari un Legnini, con sede a Roma, ma…ha scritto una lettera all’assessore al Commercio del Comune di Pescara, Giacomo Cuzzi. Cioè ha scritto una lettera a un amministratore che ‘abita’ due piani sotto il suo stesso ufficio, che è del suo stesso partito, il Pd, che appartiene, ovviamente, alla sua stessa maggioranza, sinistra, e che vede sicuramente tutti i giorni alle riunioni di partito, di maggioranza, pre-consiliari, e che probabilmente incontra tutti i giorni, almeno due volte al giorno, al parcheggio del Comune o comunque deve obbligatoriamente passare dinanzi alla porta del suo ufficio per entrare o uscire dal Palazzo. Eppure, nonostante questa fratellanza, questa vicinanza, questa prossimità, spirituale e fisica, nonostante la condivisione della campagna elettorale, di obiettivi e strumenti, ebbene, il Presidente del Consiglio gli ha scritto una lettera. Avrebbe magari potuto preferire un messaggio in privato su facebook, o un tweet, o su whattsup, o ancora un più semplice sms al cellulare, se non addirittura una telefonata fraterna. E invece no: si è messo dinanzi al suo bel Pc in Comune (immagino), ha pigiato sulla tastiera e gli ha scritto una lettera per chiedergli di riportare il mercato del mercoledì sulla strada-parco, ossia sull’ex tracciato ferroviario destinato a ospitare la filovia in via di completamento. Ma non basta: come amministratori-fratelli, della stessa compagine di maggioranza, dello stesso partito, forse avrebbe potuto tenere riservata la missiva, magari dargli un buffetto sulla guancia per spronare il suo assessore-fratello a realizzare ciò che lui, Presidente del Consiglio, ‘uomo dei colli’, avverte, evidentemente, come una priorità, un’urgenza. Avrebbe potuto dirgli, molto confidenzialmente, ‘Uè amico, quando ci vediamo per parlare dello spostamento del mercato. Magari fai venire qualche tecnico così ci riguardiamo le carte e vediamo se si può fare o no’. Ma no, nulla di tutto questo: il Presidente del Consiglio ha preso e ha scritto una lettera ufficiale, istituzionale, rivolta al ‘suo’ assessore al Commercio e ha dato la lettera alla Stampa con ‘preghiera di pubblicazione’, per attribuire a quel documento tutta l’ufficialità e l’istituzionalità del caso, rendendo plateale il suo intervento, palese, leggibile, evidente al pubblico, e facendo rimediare pubblicamente al ‘suo’ assessore piddino la classica ‘figura barbina’ del ‘bambino’ che invece di lavorare e di impegnarsi sugli obiettivi del programma di governo, sta a perdere tempo tra caramelle di halloween, sfilatini di moda e concertini di piazza, bello sistemato davanti alle telecamere. Un comportamento legittimo, quello del Presidente del Consiglio, ma che evidenzia, chiaramente, un’incrinatura del ‘bicchiere’ servito da Zagat-Alessandrini. Quasi mi verrebbe da scrivere che Blasioli ha rifilato un ben ‘tiromancino’ al suo assessore Cuzzi. Ma non finisce qui: l’assessore al Commercio, Pd, stesso partito del Presidente Blasioli, stessa maggioranza di governo, stessa coalizione, mica ha incassato il colpo il silenzio. Magari avrebbe potuto, anche lui, rispondergli con un sms, telefonargli, o prendere l’ascensore, salire al secondo piano del Palazzo comunale, sedersi davanti a lui e spiegargli la situazione. Invece no: ha letto anche lui l’articolo sul giornale, evidentemente ha avuto il mio stesso sobbalzo, e si è messo pure lui davanti al suo Pc per rispondere pubblicamente, sulla stampa, al ‘suo’ Presidente del Consiglio e dirgli ‘guarda carino che non sto con le mani in mano perché, come tu ben sai, visto che hai partecipato a tutte le riunioni, io ho già convocato per il 28 gennaio la riunione sul mercato sulla strada-parco, e tu già conosci bene le mie proposte e anche le difficoltà a mettere in pratica quello spostamento’. Tradotto: ‘Presidente, ma che sta a scrivere se già conosci i dettagli della vicenda, anche quelli che la città ancora ignora?’. E così sono due giorni che assistiamo alla partita di tennis tra Comune e Comune, in un Comune che sostanzialmente scrive a se stesso su problemi che non sa come risolvere, e allora si diverte a portare le carte dal secondo piano al piano terra e poi al primo piano. Ora, al di là della fin troppo facile ironia, al di là del fatto che il mercato non tornerà sulla strada-parco, salvo voler rimediare una denuncia per interferenza con un’area di cantiere, è evidente che lo scontro consumatosi tra il Presidente Blasioli e l’assessore Cuzzi è il sintomo di un malessere che sta crescendo all’interno di una maggioranza che comincia ad avere i primi fastidi. Da un lato assessori sovraesposti che oscurano i semplici consiglieri, ormai consapevoli di essere stati eletti solo per alzare la mano in aula. Dall’altro un Presidente del Consiglio abituato ad altri palcoscenici, che ha capito come sia più facile andare sui giornali e conquistare titoli stando in opposizione, piuttosto che facendo il Presidente del Consiglio, ruolo in cui, eccezion fatta per la seduta di insediamento e a meno che non ti chiami Nino Sospiri, finisci nel dimenticatoio, relegato nella tua stanzetta al secondo piano, in attesa che passino questi cinque anni. E allora il Presidente che s’inventa, ogni tanto scrive una letterina a questo o quell’assessore, anche per mantenersi il suo elettorato, e dimostrare di avere ancora potere, di esistere, e di poter influire sull’azione di governo, e poco importa se, così facendo, adombra il lavoro dei suoi affini di partito, rubandogli la scena e argomenti d’intervento, tanto si sa: in Comune, ognuno per sé e tutti contro tutti. Buona giornata!

 

venerdì 16 gennaio 2015

Il 'caso' della Polizia municipale di Pescara non può finire in gloria


Non può finire in gloria! Due giorni con le facce sbattute in prima pagina, una storia rimestata mille e mille volte, un procedimento disciplinare aperto contro quattro agenti della Polizia municipale, persone stimatissime e con un curriculum professionale ineccepibile. E un’amministrazione comunale che recita la parte del pesce in barile ‘non so, stiamo vedendo, vi faremo sapere, può essere ma non sono sicuro, vedremo’. E a quei quattro agenti la faccia, il cuore, il tempo, i soldi, le ansie, il batticuore, il pensiero fisso, gli occhi addosso quando vanno a lavorare per strada ogni giorno, tutto questo chi glielo risarcirà mai? I fatti: parlo, ovviamente, del ‘caso’ dei quattro agenti di Polizia municipale finiti nell’occhio del ciclone per aver sollevato dubbi e perplessità su una multa al questore. Per uno è scattato addirittura un processo in Tribunale; per quattro, paradosso dei paradossi, il procedimento disciplinare per aver ‘rivelato notizie alla trasmissione Le Iene’, cioè il loro peccato è l’aver parlato con dei giornalisti…con i quali ha parlato anche il comandante che, però, e qui è la farsa, non è sottoposto ad alcun procedimento disciplinare! Anzi, probabilmente, e attendo di verificarlo, in quanto dirigente della Polizia municipale, magari farà parte della stessa Commissione disciplinare che sarà chiamata a giudicare il comportamento dei 4 agenti. C’è un solo termine per chiamare tutto questo: pura follia. Ho deciso di non far cadere nel vuoto la vicenda, ma di parlarne nel mio blog, perché conosco le persone coinvolte nella vicenda? Certo! (e lo faccio senza piaggeria visto che, come tutti gli altri pescaresi, ho beccato le mie belle multe per divieto di sosta e le ho pure pagate). Ma, senza alcuna modestia, lo faccio con cognizione di causa: per cinque anni ho lavorato come addetto stampa del Comune di Pescara, per 5 anni mi sono occupata anche della comunicazione delle attività inerenti la Polizia municipale, e ho visto e toccato con mano quanto lavorano, come lavorano, e cosa fanno. Li ho visti, ahimè, nelle situazioni più estreme: l’emergenza neve, quando tutti stavano a casa al calduccio, telefonando all’emittente Rete 8 per sapere quando arrivavano a spalargli il cortile di casa per portare il cane a fare i propri bisogni, loro, i vigili, stavano sulla strada, di notte, a -4, a scortare spalaneve e spargisale, ambulanze e altre Forze dell’Ordine, medici e persino le pompe funebri, aprendo varchi, sorvegliando le strade. Magari avevano lasciato i bambini con la nonna (perché tra i vigili ci sono anche donne-madri-mogli, non dimentichiamolo), e loro stavano lavorando per la sicurezza dei figli degli altri. L’emergenza alluvione: mentre tutti stavano rintanati a casa per non bagnarsi le scarpe, i vigili erano in strada, alle 3 di notte, con il vicesindaco Fiorilli, per sgomberare tutte le famiglie di Villaggio Alcyone, sotto il diluvio, oppure sulle golene, con l’acqua che saliva, per impedire che qualcuno finisse in un imbuto mortale. Poi la quotidianità. Certo, fanno il loro lavoro, ma lo fanno bene a Pescara, e va ribadito e ricordato. Loro li ho visti per cinque anni, ogni giorno, a ogni ora. E tra loro ho visto quei quattro agenti che oggi devono subire un procedimento disciplinare. Agenti che hanno lavorato anche con la febbre, o mentre la mamma, il padre, la moglie, se ne stavano andando per sempre, perché i drammi quotidiani colpiscono anche loro. Ma accantonato il dolore personale, indossata la divisa, loro c’erano in strada. Qualcun altro, no, come ho già detto, non c’era, non l’ho visto. E l’assurdo, oggi, è l’apertura di un procedimento disciplinare perché quei 4 agenti hanno parlato alla trasmissione Le Iene. Piuttosto, chiedo io, perché, partendo proprio da quella trasmissione e dai verbali già in mano al Comune, non si sono aperti altri procedimenti? Partiamo dalle contraddizioni: durante la trasmissione il comandante ha ribadito più volte che l’auto è stata riconsegnata al funzionario di Polizia, senza multa, su decisione dell’ufficiale di turno, il quale (anche lui ora sotto procedimento disciplinare) ha smentito categoricamente, ricordando che il Comandante aveva avocato a sé ogni atto. E il bello qual è? Che nei verbali consegnati precedentemente al Comune, il comandante ha confermato le parole dell’ufficiale di turno, ossia ha confermato di aver avocato a sé gli atti successivi inerenti multa e rimozione auto. Ma il procedimento disciplinare è stato aperto non sulle contraddizioni dei vertici, ma su 4 agenti che hanno detto la verità. Ne sono convinta: alla fine proprio Lei, la Verità, verrà fuori, emergerà platealmente. E per l’amministrazione comunale quel procedimento disciplinare rischia di diventare una vergogna nazionale. Buona giornata!
   

giovedì 8 gennaio 2015

Quando la solidarietà diventa farsa politica


Una spesa di 38mila 50euro, più Iva al 22 per cento, contro 2mila euro raccolti per la solidarietà alla piccola Iaia, la bambina di Roccaraso affetta da neuroblastoma che ha bisogno di sostegni economici per continuare a sperare e provare a curarsi negli Stati Uniti. Voglio cominciare da queste due cifre che danno la misura di quanto la politica la deve finire di strumentalizzare il bisogno, la necessità, il dolore: 38.500 e 2.000, una differenza di 35.500, che non sono briciole. L’oggetto: è ovvio, il concerto dei Tiromancino della Befana, forzosamente voluto da un’amministrazione che non ha capito l’aria che tira. Non ha capito che, escludendo gli incolpevoli fan del gruppo musicale, di quel concerto non importava niente a nessuno. Non importava ai commercianti del centro: chi doveva vendere lo stava già facendo, le pizzerie, come Trieste, non hanno bisogno di un concerto per vedere la fila fuori dalla vetrina, quelle file ci sono sempre. E chi le file non le vede neanche se cedesse gratis i propri prodotti, non le ha viste neanche il 6 gennaio. Non importava alle famiglie: non c’era una Befana sul palco per far divertire i bambini che col freddo non possono stare troppo fuori e che il 7 tornavano a scuola. Non importava ai cittadini, presi da ben altre pene e preoccupazioni, a partire dal dover finire a pagare le tasse comunali imposte dal Pd. No, di quel concerto importava solo a un sindaco e a un assessore che pensavano di giocarcisi la faccia con le prime feste del governo Pd, sindaco e assessore che ben ricordavano le polemiche inutili, sterili e roboanti con cui hanno tempestato per cinque anni chi li ha preceduti, accusati di fare troppo o troppo poco, a seconda di chi scriveva le due righette. Ma tant’è! Ma se il rinvio del concerto, le multe comminate la mattina del 6 gennaio e la spesa inutile e superflua imposta alla città, che ha pagato i Tiromancino, non dimentichiamolo, se tutto questo non fosse sufficiente, è arrivata la ciliegina sulla torta: per evitare la polemica, ficchiamoci la solidarietà nel concerto. Usiamo una bambina, Iaia, e diciamo che lo spettacolo mira a raccogliere fondi per la piccola. Bada bene: non è che il concerto sarebbe stato gratis e la somma destinata alla spettacolo veniva dirottato al fondo per quella stella di Roccaraso. Non è che l’artista avrebbe rinunciato al compenso e devoluto il suo cachet alla causa. No: il concerto si paga, l’artista incassa, ma dal palco lanciamo due o tre appelli per chiedere a chi è presente di donare qualche spicciolo per la bambina. E così è stato: il risultato? Da piangere: due ore di spettacolo hanno prodotto una raccolta di appena 2mila euro. Tradotto: se è vero, come sostiene l’assessore, che in piazza al concerto c’erano 50mila persone (e oggi l’ha ribadito), ciascuna di esse ha donato 0,04 euro per la piccola Iaia! Per carità: nessuno ha osato lamentarsi, la famiglia ringrazierà pure, comunque è una goccia in mezzo al mare, che male non fa. Ma con quale faccia un’amministrazione si vanta di aver favorito la solidarietà? Qual è il rapporto di causa-effetto tra i 38mila 500 euro più Iva tirati fuori dal sindaco usando i soldi della città e i 2mila euro raccolti per la bambina di Roccaraso, che, lei sì, ne ha un bisogno vitale? Peraltro ricordando che anche ‘Federico Zampaglione, leader dei Tiromancino, si è avvicinato al banchetto per effettuare la sua donazione’ (e recito testualmente il servizio andato in onda in tv)! Cos’avrebbero preferito i pescaresi, cosa sarebbe stato più giusto? Rinunciare a un concerto organizzato fuori tempo massimo e donare i 38mila 500 euro di soldi dei cittadini a quella bambina, o darli a un gruppo musicale che, tutto sommato, bisogno non ne ha, e che poteva cantare a Pescara in un qualunque altro momento facendo pagare un biglietto al pubblico? Buona giornata!

mercoledì 7 gennaio 2015

Il Tiromancino della giunta Alessandrini: non pubblica l'ordinanza e scatta la rimozione delle auto


Il Concerto della Befana (e non di Capodanno) a Pescara si è fatto. Il Comune ha speso con orgoglio i suoi, o meglio i ‘nostri’ 38mila 500 euro più Iva per il cachet degli artisti e i servizi. Ma soprattutto, il Comune ha fatto cassa grazie al concertone dell’Epifania. Come? Semplice, con l’ondata di auto che ieri mattina sono state multate e rimosse in tutta l’area circostante lo spazio destinato al concerto, dove all’improvviso, senza alcuna notifica preventiva, sono rispuntati divieti di sosta che hanno colto impreparati i cittadini. I fatti: per il concertone della notte di Capodanno, come da tradizione, l’Ufficio mobilità ha predisposto l’ordinanza per stabilire il divieto di sosta e di transito nelle aree circostanti piazza Salotto, interessata dall’evento. Dunque niente auto in via Regina Margherita, niente in via Nicola Fabrizi, nulla in via Carducci e divieto di sosta, soprattutto, nel piccolo tratto di corso Umberto che collega piazza Salotto con piazza Primo Maggio e via Gramsci, per intenderci niente auto nei parcheggi antistanti lo storico bar Berardo. L’ordinanza è stata debitamente pubblicata, ufficializzata dagli Organi di Informazione, con buona pace di tutti. Poi il concerto non s’è fatto per una scelta precisa dell’amministrazione Pd, ed è stato tutto rinviato al 6 gennaio. Rinviato il palco, rinviata la musica, rinviati gli artisti da pagare, alla stessa cifra della notte di Capodanno, ma è stata rinviata anche l’ordinanza. Peccato che, al solito, nessuno si sia preoccupato di informare la città. Eppure le carte parlano chiaro: c’è stata infatti una seconda ordinanza, la numero 725, firmata dal vicesindaco il 31 dicembre stesso, dunque nel giorno stesso in cui è stato deciso il rinvio dello spettacolo, ma nessuno ha ritenuto opportuno comunicarla alla città. Niente, non una nota, non un comunicato, non un post su facebook, né su altri social, né sulla App istituzionale. Ma soprattutto: firmata l’ordinanza, nessuno si è preoccupato di pubblicarla, come prevede la legge, sull’albo pretorio del Comune, dove il documento è apparso solo nel giorno della Befana, ossia ieri, troppo tardi, e non nelle 48 ore precedenti all’entrata in vigore del provvedimento. Non solo: l’ordinanza, solo ieri mattina, è stata pubblicata solo sull’albo pretorio on line del Comune, non un richiamo nelle sezioni news del sito internet ufficiale del Comune, non una parola sui comunicati stampa ufficiali, non un link utile che magari potesse saltare all’occhio di chi, nonostante il giorno di festa, aveva avuto comunque la buona volontà di navigare su internet per tenersi aggiornato. Nulla di nulla. A non voler pensar male, ossia a una scelta chiara dell’amministrazione comunale o di chi ne gestisce la comunicazione, quanto meno si ha la chiara idea di avere a che fare con degli….ingenui?!!? E a farne le spese, ieri, come sempre, sono stati i pescaresi: intorno alle 10 classico giro festivo in centro, e impossibile non notare i due carriattrezzi che, con una velocità impressionante, quasi da catena di montaggio, scortati da 4 agenti della Polizia municipale, caricavano le auto incautamente, ma incolpevolmente, lasciate in sosta in quel tratto di strada maledetto, tra piazza della Rinascita e piazza Primo Maggio. Auto tutte multate, agganciate, e portate nei depositi, in attesa che il povero automobilista-proprietario tornasse nel parcheggio e facesse l’amara scoperta, per poi attendere la giornata odierna per poter tornare in possesso del proprio mezzo. E se tra loro ci sarà stato anche qualche fan dei Tiromancino, tra i 5mila e i 50mila, che magari sarà arrivato appositamente dal Canada e da Mosca o dalla Puglia per ascoltare il proprio idolo, e si sarà ritrovato senza auto senza neanche sapere di essere colpevole? Forse anche questo farà parte della politica turistica della nuova giunta Pd per incentivare le presenze a Pescara: li faccio arrivare, e gli tolgo la macchina per qualche giorno così sono costretti a dormire nei nostri alberghi e a mangiare nei nostri ristoranti! Ironia ovvia, e a parte, resta l’amarezza per l’approssimazione con cui si amministra una città di 130mila abitanti:  le ordinanze, specie quando incidono sulla vita quotidiana dei cittadini, vanno firmate e rese note per tempo, non possono e non devono trasformarsi in una trappola per gente che ogni mattina si alza per guadagnarsi lo stipendio, e poi in un giorno di festa si vede sfilare dal portafogli almeno 150 euro da un’amministrazione comunale ‘matrigna’ e nemica del popolo. Oggi la domanda: perché quell’ordinanza firmata il 31 dicembre 2014 è stata pubblicata solo il 6 gennaio 2015, troppo tardi per informare la città? Buona giornata e soprattutto: impugnate le multe per farvele annullare.




Dettagli Atto
ente Comune di Pescara
ufficio emittente Sett. LL.PP. - MOBILITA'
tipo atto Ordinanza
oggetto O.S. 725 POSTICIPO DEL CONCERTO AL GIORNO 06/01/2015 DEL GRUPPO MUSICALE "TIROMANCINO" DA TENERSI IN PIAZZA DELLA RINASCITA DALLE ORE 8.00 DEL 06 GENNAIO 2015 FINO ALLA FINE DELLA MANIFESTAZIONE: L'ISTITUZIONE DEL DIVIETO DI SOSTA E DI FERMATA CON RIMOZIONE FORZATA SU PIAZZA DELLA RINASCITA (LATO MARE), L'ISTITUZIONE DEL DIVIETO DI SOSTA E DI FERMATA CON RIMOZIONE FORZATA SUL TRATTO DI CORSO UMBERTO I°. DALLE ORE 19.00 DEL 06 GENNAIO 2015 FINO ALLA FINE DELLA MANIFESTAZIONE L'ISTITUZIONE DEL DIVIETO DI
data pubblicazione 06-01-2015
giorni pubblicazione 2
giorni proroga 0
data scadenza 07-01-2015
documentopdf
num atto n.725 del