La gatta frettolosa ha fatto i micini ciechi: bocciato il ponte del cielo
Dunque. Il ponte del cielo non si fa più. Non si è mai potuto fare, era
un progetto destinato a morte certa sin dal giorno della sua presentazione
nella sala consiliare del Comune di Pescara agli inizi di ottobre. Una sala in
realtà ben poco gremita, tanto da far slittare di un’ora e mezza l’incontro
della città con il Presidente della Regione D’Alfonso, deus ex machina della
nuova iniziativa, incontro convocato alle 17 e iniziato alle 18.30, proprio perché
quella sala consiliare non si riusciva a riempire. Non c’erano più le folle
oceaniche di dieci anni fa, quando tutti aspettavano il verbo. Oggi quel verbo
è sempre meno affascinante, meno attraente, le illusioni sono cadute, le
speranze pure, la gente vuole realismo e concretezza. È inutile parlare dei
ponti del cielo, quando devo avere paura di uscire di casa perché, per bene che
mi vada, mi strappano la borsetta, mi strattonano, e mi fanno cascare per
terra. Per male che mi vada, mi danno pure un bel calcio in faccia e me ne vado
all’altro mondo. Perché anche questo, oggi, è Pescara. Quindi figurati quanto
il pescarese medio possa dedicare del suo tempo a pensare al ponte del cielo. E
diciamocela tutta: quel progetto non è nato proprio sotto una buona stella.
Innanzitutto perché è stato un progetto dettato dalla fretta: il Pd e la
sinistra in generale, a Pescara, avevano fretta. Fretta di far dimenticare una
stagione estiva orripilante, dominata da un unico tema di discussione: l’inquinamento
del mare, decine di bambini e adulti colpiti da gastroenteriti e dermatiti, e
un divieto di balneazione che il sindaco Alessandrini aveva deciso di non
rendere pubblico, per tutelare nonsisachi, ma lo immaginiamo, e per ‘non
allarmare la popolazione’. In buona sostanza, nel mare ci sono le feci, ma non
ve lo dico sennò vi allarmate. Ecco, il giochino poi si era scoperto, aperte
due indagini della magistratura, recapitati tre avvisi di garanzia, uno per il
sindaco Alessandrini, uno per il vicesindaco Del Vecchio, il terzo per un super-dirigente
del Comune. E quel dibattito ormai era quotidiano, costante, continuo, un
mantra, perché non c’era solo il sindaco Alessandrini che aveva taciuto il
divieto di balneazione, ma c’era anche il sindaco Alessandrini che aveva
mentito ai cittadini, forse la cosa peggiore che un sindaco possa fare nello
svolgimento del suo incarico. Per due mesi è andato avanti sostenendo di aver
firmato l’ordinanza di divieto di balneazione il primo agosto, ma di non aver
voluto renderla nota. Per due mesi ha difeso questa tesi, e l’ha difesa pure
dinanzi al magistrato che lo interrogava, salvo poi crollare in maniera
miserevole quando lo stesso magistrato, così hanno raccontato le cronache giornalistiche,
gli ha mostrato le intercettazioni telefoniche e solo allora ha ammesso che l’ordinanza
l’ha scritta solo il 3 agosto, ma l’ha falsificata mettendoci una data,
appunto, falsa, quella del primo agosto. Ecco perché il primo agosto non ha
potuto pubblicare l’ordinanza, semplicemente perché non esisteva. Ed era questo
il tema del dibattito di quei giorni, e il Pd e il Presidente D’Alfonso avevano
fretta di trovare un argomento capace di oscurare, di spegnere, quel dibattito,
qualcosa di tanto bello, potente, luccicante da adombrare qualunque altra cosa,
capace di attirare su di sé l’attenzione di tutti. E cosa può esercitare un
tale potere se non una ‘grande opera’, d’altro canto D’Alfonso c’era già
riuscito col ponte del mare, e poi con lo sfortunato ‘bicchiere’ di Toyo Ito,
sai com’è, non c’è due senza tre, vuoi che non mi riesce pure stavolta? Ma si
sa, la gatta frettolosa fa i micini ciechi, e questa volta il ponte del cielo è
nato orbo. Doveva essere un ‘pontile’, ovvero una lunga passerella proiettata
in senso perpendicolare alla linea di costa, quindi spinta verso est, per dare
l’idea di portare l’utente sino all’altra sponda. E poi doveva essere una
struttura sufficientemente larga da ospitare anche strutture di ristoro, magari
un locale da ballo sul mare, che so. Insomma, doveva essere una struttura
attraente. E invece è venuto fuori uno ‘sgorbio frettoloso’: in pochi giorni il
Presidente ha messo insieme quattro tecnici e immagino abbia detto loro, “dai su,
inventatevi qualcosa, purchè sia sul mare e purchè sia sufficiente solo
1milione di euro per costruirlo, non abbiamo il tempo di ‘intercettare’
mecenati né di trovare altri soldi, ma dobbiamo dare comunque ai pescaresi ‘un
sogno’ da sognare, una grande opera che impegni le loro menti, e su cui
dibattere sui giornali, in tv, qualcosa che occupi in maniera prepotente anche
il confronto politico, così invece di pensare al mare inquinato, anche l’opposizione
si occupa del ponte”. E i tecnici cosa partoriscono? Un pontile che gira in
tondo, mal scopiazzato da uno simile che si trova in Danimarca, fra l’altro
prevedendo una passerella in legno, e non poteva essere altrimenti per le norme
demaniali approvate dallo stesso D’Alfonso quando era sindaco di Pescara, una
passerella che però già faceva presupporre dei costi di manutenzione esorbitanti.
E quel pontile sortisce in realtà un altro effetto, perché, lungi dall’incantare
i pescaresi, delude tutti e non piace a nessuno, fatto salvo, forse, al
vicesindaco Del Vecchio, ma a lui sarebbe piaciuto anche se D’Alfonso avesse
disegnato un ponte a forma di ciabatta, per il semplice fatto che l’aveva
firmato il Presidente D’Alfonso e che gli avrebbe ricordato quelle indossate
dalla sua amica-assessora Marchegiani. Ecco, il pontile giro-girotondo non
piace a nessuno: non piace ai presenti in quella sala, e lo so perché c’ero, e
ricordo le battute sarcastiche e le vere risate degli esponenti del Pd venuti
dalla provincia, nascosti in ultima fila, ‘sperando nonmisinoti, così posso
dire a Luciano che c’ero, ma nessun altro mi ha visto’. Non è piaciuto ai
cittadini adoranti, perché dopo il ponte del mare, diciamocelo, il ponte del
cielo è veramente misero! Non è piaciuto al Pd pescarese, che infatti in un
mese di dibattito non ha mai preso la parola per difendere quell’iniziativa,
fatto salvo, come dicevo, il vicesindaco Del Vecchio (a pensarci bene, neanche
il sindaco Alessandrini ha mai espresso il proprio gradimento, eppure avrebbe
dovuto farlo anche solo per gratitudine). Non è piaciuto, manco a dirlo, agli
Ordini professionali, che hanno visto esclusa la propria vena creativa e che
pure il povero D’Alfonso, in quella sede, ha tentato di recuperare lanciando a
se stesso una ciambella di salvataggio, e dicendo, “dai su, la prossima volta
il progetto lo fate voi. Che dite, pensiamo insieme a cosa ci possiamo mettere
dentro l’ex Cofa, anche se io ho già deciso, ma sono sicuro che la mia idea vi
piacerà”. Che detta così fa ridere pure me, ma sugli Ordini professionali non
riesco a esprimere un giudizio obiettivo, perché oggi c’è un Ordine il cui
presidente era pronta, appena due mesi fa, ad assumere l’incarico di assessore
della giunta Alessandrini, e l’aveva dichiarato pure ai giornali, rendendo
dunque palese le proprie simpatie politiche, salvo poi essere sbolognata e
vedersi preferire una collega, Laura Di Pietro. Oggi il Presidente di quell’Ordine
dice sempre ‘no’ a qualunque proposta porti la firma di D’Alfonso (che le aveva
rubato l’anima, metaforicamente parlando, tanto da convincerla a fare l’assessore
per Alessandrini), e quel presidente avrebbe pure ragione, ma è evidente che ha perso di credibilità, e
con lei pregiudica tutto l’Ordine professionale che rappresenta, dunque, detto
per inciso, quel Presidente dovrebbe farsi da parte, ma questo è solo un
inciso. Tornando al tema, ecco quel pontile non è piaciuto a nessuno, ma se ci
ripenso, non piaceva neanche al Presidente D’Alfonso, che ben sapeva di aver
avuto troppa fretta. Ma sapeva anche che quella fretta era necessaria per
regalare un sogno ai pescaresi, dopo una stagione balneare inquinata da
dimenticare. E oggi quella gattina frettolosa ha fatto i micini due volte
ciechi, perché il ponte del cielo non ha cancellato il problema dell’inquinamento
del mare, e perché oggi sappiamo che il ponte del cielo non si farà perché il
progetto è stato bocciato dalla Sovrintendenza ai Beni paesaggistici. Le
motivazioni non ancora le conosciamo per intero, sappiamo però che la
Sovrintendenza ha posto il suo veto tecnico per ben due volte, l’ultima oggi
rispondendo alle controdeduzioni di Regione e Comune. Non solo: la sorte ha
giocato un altro brutto tiro al Presidente D’Alfonso, perché ha fatto bocciare
il ponte proprio nei giorni in cui l’emergenza balneazione-inquinamento del
mare è tornata alla ribalta in maniera prepotente per l’inquinamento pure delle
vongole causate da feci e salmonella. Due le ordinanze a oggi fatte dalla
giunta Alessandrini che, ops, però, aveva dimenticato di dirle alla
popolazione, e sono venute fuori solo perché Berardino Fiorilli, ex
vicesindaco, oggi promotore dell’Associazione ‘Pescara – Mi piace’, abituato a
leggere atti e documenti amministrativi, ha scovato la prima ordinanza, così
come aveva scoperto l’inquinamento del mare a luglio scorso. Il ponte del
cielo, dunque, non si può fare. O meglio, il Presidente D’Alfonso e il Comune
avrebbero ancora una carta, il ricorso al Tar contro il pronunciamento della
Sovrintendenza, ma, chiedo io: che senso avrebbe? Davvero D’Alfonso vuole
lasciare il suo nome su uno sgorbio di giro-girotondo che non va da nessuna
parte? Non ci credo, e infatti, mentre il vicesindaco parla dei ricorsi, lui ha
già aperto la porta alla proposta che da mesi gli rivolge il capogruppo di
Forza Italia alla Regione Lorenzo Sospiri, ossia usare 1milione di euro
disponibile per il completamento della riqualificazione della Stella Maris. Una
sola domanda resta: il ponte del cielo non era neanche nato che ha già determinato
la distribuzione di incarichi urbi et orbi per progettazione, concepimento,
addirittura per le indagini geologiche in mare. Ma ora, abortito il progetto
che si sapeva dall’inizio che era irrealizzabile, gli incarichi verranno
ugualmente pagati? E con quali soldi? O meglio, chi paga? Buona giornata!
Secondo il parere del Capogruppo regionale di Forza Italia, il progetto del Ponte del Cielo sarebbe stato usato strumentalmente per distrarre i pescaresi dalla tormentata vicenda estiva sul divieto di balneazione. Tesi fantasiosa, per nulla attendibile, vista la feroce ironia evocativa che si è scatenata in rete subito dopo la presentazione ufficiale dei bozzetti. Semmai, sarebbe stato utile allo scopo un investimento ben distante, idealmente e fisicamente, dal fiume e dal mare. Bene la destinazione dei fondi eventualmente inutilizzati al Teatro Michetti o al ripristino del pregevole edificio Stella Maris.
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