Perché riaprire un bando pubblico? Un bando
pubblico si riapre quando ci sono degli errori formali nel testo o nelle procedure
amministrative. Si può riaprire, ma in questo caso non è obbligatorio, se ci
sono delle precisazioni sostanziali determinate da una richiesta di chiarimenti
che possono avere interesse collettivo, ovvero possono interessare tutti i
partecipanti al bando. Si può riaprire, anche in questo caso è facoltativo, non
obbligatorio, quando alla gara, all’avviso, non partecipa alcun candidato, e
quindi si ritiene che la mancata partecipazione possa essere causata da una cattiva
o assente pubblicità-promozione dello stesso bando, e soprattutto se quell’assenza
di candidature possa cagionare un danno all’Ente pubblico che lo ha emanato.
Bene. Dinanzi a queste opzioni, le uniche valide e valutabili, ‘cozza’ la
decisione della Regione Abruzzo di riaprire, un anno fa, il bando per l’assegnazione
ed erogazione dei fondi pubblici, oltre 16milioni di euro, destinati alle
strutture turistico-ricettive del territorio regionale. A sollevare il ‘caso’
sempre la stessa vicenda, ossia il cospicuo finanziamento, ben 150mila euro,
conquistato dall’assessore comunale all’Ambiente, Paola Marchegiani, per la
ristrutturazione di un’ex bigatteria a Città Sant’Angelo, ovvero un antico
opificio in cui si allevava il baco da seta, una struttura che la famiglia dell’assessore,
decenni orsono suppongo, aveva acquistato dalla famiglia del marito (chissà se
prima o dopo il matrimonio), Fabrizio Coppa Zuccari, struttura poi andata in
eredità allo stesso assessore Marchegiani e che ora, dopo tanti anni, l’assessore
Marchegiani ha deciso di rimettere in piedi per farci una Country
House-struttura ricettiva da affidare in gestione alle figlie. Per risistemare
la struttura occorrono molti soldi e l’assessore ha deciso di tentare la
fortuna, provando ad aggiudicarsi la lotteria dei fondi pubblici a fondo
perduto (ossia somme che non dovranno mai essere restituite alla Regione
Abruzzo), finalizzati proprio a simili interventi di risanamento. L’assessore
Marchegiani presenta domanda come persona fisica, come riportano i giornali,
dunque non come persona giuridica, presenta il progetto di ristrutturazione
dell’ex bigatteria, la cui destinazione d’uso però, va detto, non è ancora
stata modificata, ossia non sta scritto da nessuna parte che diventerà una
country house, ma non dubitiamo che accadrà. E, su 600 progetti presentati,
solo 133 vengono giudicati idonei, solo 88 sono ammessi a finanziamenti, e
guarda un po’ che ti capita, l’assessore Marchegiani e la sua ex bigatteria si
piazzano al 45° posto, proprio a metà. E tutto va bene. Ma, a suscitare la mia
attenzione, al di là del nome dell’assessore Paola Marchegiani, rigoroso censore
della moralità quando a Pescara governava il centro-destra, è stato, in realtà, l’iter
del bando stesso pubblicato dalla Regione: approvato nell’aprile 2014 e
pubblicato dal Governo Chiodi con fissazione dei termini al 14 luglio; poi corretto
il 22 maggio, ripubblicato il 30 maggio, con proroga dei termini al 29 luglio,
decisa dalla giunta D’Alfonso, nel frattempo subentrato a Chiodi E poi il 29
luglio, anziché essere chiuso come previsto, di nuovo la giunta D’Alfonso ha deciso, all’improvviso, una nuova proroga
dei termini non di 15 giorni, o un mese, ma addirittura al 15 settembre 2014,
quindi concedendo un mese e mezzo di tempo in più per partecipare al bando e dando
anche la possibilità, a chi aveva già presentato la sua domanda, di integrarla,
modificarla o, addirittura, di sostituirla ex novo con un altro fascicolo,
senza modificare la data di protocollo. Mi spiego: se qualcuno aveva presentato
la propria domanda il 22 luglio, così per dire, e poi, per via della possibilità
concessa dalla giunta regionale, ha deciso di sostituire quella domanda con una
nuova, ripresentando la candidatura il 14 settembre, bene, questa sostituzione
non compare da nessuna parte, sul fascicolo resterà sempre la prima data di
protocollo, quella del 22 luglio; la seconda data, quella del 14 settembre, non
apparirà mai, da nessuna parte. Ma questo, ovviamente, non dipende dai
candidati, ma dall’iter procedimentale previsto nel bando. Bene. Ma la domanda
che da giorni continua a ossessionarmi è: perché riaprire per la seconda volta
quel bando? La prima volta, con proroga dei termini di 15 giorni, la proroga è
stata decisa per degli errori formali riscontrati nel bando, e quindi passi. Ma
la seconda proroga, perché? Sulla delibera di Giunta regionale n.503 del 29
luglio, approvata dalla giunta D’Alfonso, c’è scritto che la proroga è stata
richiesta dall’Assoturismo-Confesercenti, o meglio si legge che ‘il 25 luglio
c’è stata una comunicazione del Segretariato Generale della Presidenza che ha
trasmesso la richiesta di Assoturismo-Confesercenti, afferente la necessità di
uno slittamento della scadenza della presentazione delle domande di ammissione
al beneficio almeno fino al mese di settembre, in quanto le aziende sono oggi
impossibilitate a lavorare sul Bando stesso’. Dalla dichiarazione attribuita ad
Assoturismo-Confesercenti (e che io non ho letto personalmente) si desume che
gli imprenditori, magari impegnati nella stagione estiva non avevano il tempo
per dedicarsi alla raccolta dei documenti e alla redazione del progetto da
candidare, e quindi era necessario concedere più tempo. Ovvero, si desume, che
ci fossero poche domande candidate. E allora due quesiti: seppure le domande
fossero state ‘poche’, perché riaprire i termini di scadenza del bando? La
Regione aveva stanziato 16milioni di euro da erogare, ma da nessuna parte del
bando è scritto che quella somma dovesse essere obbligatoriamente erogata per
intero! Magari si sarebbero assegnati solo 6, 7, 8, ma anche 10milioni di euro,
e quindi? Se le imprese, che sapevano da aprile dell’esistenza del bando (e
infatti la sua promozione e pubblicizzazione non è messa in discussione dall’Assoturismo-Confesercenti),
non avevano ritenuto prioritario preparare la documentazione per partecipare e
aderire al bando, voglio dire, peggio per loro. Vuol dire che quella somma
sarebbe stata riportata in bilancio e riproposta l’anno seguente. Ma non basta:
sarà vera l’affermazione attribuita ad Assoturismo-Confesercenti? Ossia, sarà
vero che gli imprenditori non potevano lavorare al bando e quindi c’erano poche
domande in lizza, un numero tanto esiguo da giustificare la riapertura dei
termini della gara? E soprattutto, Assoturismo-Confesercenti, parlava solo per
i propri associati o aveva i dati anche delle altre organizzazioni di
categoria? E perché questa domanda? Perché, scava scava, spulcia spulcia, cerca
cerca, è venuto fuori che il Consiglio regionale d’Abruzzo si era già occupato
di questo bando, non della presenza della domanda della Marchegiani, all’epoca
non ancora nota, ma del bando in sé. A sollevare il caso era stato il
consigliere regionale Sara Marcozzi, una grillina, il 24 marzo 2015, la quale,
con una sua interpellanza, aveva chiesto notizie di un bando partito un anno
prima e svanito nel nulla. Ebbene, al minuto 4 del video del Consiglio
regionale, rintracciabile su youtube, rispondendo alla Marcozzi, il relatore fa
sapere che, alla data del 29 luglio 2014, dunque il giorno della seconda
scadenza e, al tempo stesso, il giorno della proroga del bando, le domande già
arrivate al protocollo erano ben 435! Un numero enorme, a mio modestissimo
giudizio. Ma non basta: le domande che complessivamente sono poi arrivate al 15
settembre, grazie alla seconda proroga, sono 659, quindi: alla scadenza
naturale 435 imprenditori avevano già presentato la propria candidatura, con
progetti e allegati. Grazie alla riapertura del bando, chiesta da
Assoturismo-Confesercenti e accordata dalla giunta D’Alfonso, altri 224
imprenditori hanno potuto approfittare della ghiotta occasione e presentare la
propria domanda. E allora mi chiedo: 435 mi sembra un numero più che congruo
per i partecipanti a un bando, di sicuro un numero enorme rispetto a 224, e
allora, che bisogno c’era, davvero, di riaprire il bando? E, siccome notizia
tira notizia, sarebbe ora accattivante cercare altri dettagli, ossia: quante
delle 224 domande presentate dal 30 luglio al 15 settembre sono state ammesse a
finanziamento, dunque sono entrate a far parte delle 88 domande ‘fortunate’?
Quante delle 435 domande presentate nella prima
istanza, fanno parte del gruppo dell’elenco delle 45 imprese giudicate
idonee, ma non finanziate? E poi, e torniamo a ‘bomba’, quante delle 88 imprese
finanziate sono state modificate, integrate o completamente sostituite tra il
30 luglio e il 15 settembre? E tra esse, qual è stato l’iter del progetto
candidato dall’assessore Marchegiani? Domanda, quest’ultima, sulla quale
immagino già la battaglia di cervelli che si innescherà per capire se è
querelabile o meno, ma io la ritengo solo una legittima e opportuna curiosità
giornalistica, cui l’assessore Marchegiani, per coerenza e trasparenza,
dovrebbe rispondere. Non lo farà, e allora cercheremo da soli la risposta a
tale domanda. Buona giornata!
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