giovedì 26 novembre 2015

I senzatetto fuori dalla stazione e gli ambulanti extracomunitari dentro la stazione: vi presento Pescara


Dunque, se ho ben capito: 15 senzatetto mezzi addormentati, infreddoliti, con indosso qualche straccio e una coperta, rappresentano una grave minaccia terroristica per Pescara e non possono dormire neanche ammucchiati a ridosso del muro della stazione ferroviaria centrale, ossia non dentro la stazione, non sotto qualche tunnel, ma neanche all’esterno appoggiati con la testa o la schiena alle mura della Ferrovia. Ma 100 ambulanti abusivi extracomunitari sono una ‘garanzia di sicurezza’ per Pescara e quindi possono piazzare le loro bancarelle improvvisate dentro il tunnel della ferrovia, sotto i binari! Dunque questa è la verità che verrà paradossalmente sancita questo pomeriggio in un’aula consiliare del Comune di Pescara dove ormai gridare allo scandalo è un eufemismo, dove non c’è provvedimento che non gridi vendetta, e dove quest’ultima realtà merita di essere divulgata urbi et orbi quale esempio di malgoverno istituzionale. Quindici clochard, italiani e stranieri, vengono sgomberati in piena notte perché non possono dormire appoggiati alle piastrelle di marmo esterne della stazione perché la loro presenza è sinonimo di degrado, sporcizia, cattivo odore, disordine pubblico e cattiva immagine per la città intera, oltre che di pericolo e insicurezza. Cento bancarellieri extracomunitari, senza una licenza, senza un permesso, senza una qualunque certificazione che attesti la loro legittima presenza, possono piazzare le loro bancarelle sotto la stazione, perchè rappresentano la ‘pacificazione e la fratellanza’! Anzi, scusate, mi correggo: non saranno loro a piazzarsi le bancarelle sotto i binari della ferrovia, dentro il tunnel, ma sarà il Comune che spenderà 100mila euro per attrezzare al meglio quello spazio. Sì, lo stesso Comune del sindaco Marco Alessandrini che un anno fa ha gridato alle crociate perché era in predissesto, lo stesso Comune del sindaco Alessandrini che ha aumentato al massimo tutte le tasse a tutte le famiglie, anziani, monoreddito, famiglie numerose, vedovi, a tutti, senza distinzioni, sempre perché la città era in predissesto. Però ora quello stesso Comune si ritrova così, sbadatamente, 100mila euro da sprecare, da buttare all’aria, da sperperare, nel vero senso della parola, tanto da poterci attrezzare uno spazio per accogliere fraternamente 100 bancarellieri extracomunitari che pretendono di mantenere intatto un privilegio, sulla base di nonhocapitobenequaledirittoacquisito, quello di vendere la loro merce, etnica, artigianale, ma anche tanta, tanta, tanta merce contraffatta (borse, portafogli, cinture, piumini, guanti in pelle, scarpe) in pieno centro. Perché non è che un altro mercatino in un’altra parte della città non fosse possibile attrezzarlo per chi aveva la regolare licenza a vendere. Ma no, loro e chi fa loro scudo, difendono il loro privilegio a continuare a vendere la loro merce, qualunque essa sia, in pieno centro. E in realtà si deve pure  vedere se il loro rappresentante sindacale, loro nel senso degli extracomunitari, si accontenta del sottopasso della stazione ferroviaria, perché non è mica così scontato, magari chiederanno di attrezzare loro uno spazio in corso Vittorio Emanuele, obbligando anche il Comune a pagare per la vigilanza notturna per tutelare la loro merce contraffatta! Non sono razzista, ma oggi sono nera, nera dalla rabbia. Perché non è tollerabile aprire il giornale e leggere dello sgombero notturno di quattro poveracci sorpresi a dormire con la testa appoggiata contro le mura della stazione ferroviaria, perché la stazione è un sito sensibile e quei quattro poveracci, che non hanno più neanche la disperazione in dote, non possono stare accanto alle mura, sia mai che nelle mutande nascondano una molotov. Questo vale per quattro poveracci senzatetto. Ma non vale per quei 100 ambulanti extracomunitari ai quali oggi pomeriggio il Pd, maggioranza in Consiglio comunale, consentirà di spostarsi sotto un tunnel della stazione, un tunnel che, come ha ricordato giorni fa in un comunicato stampa l’ex assessore alle Politiche sociali Guido Cerolini, è stato murato da Ferrovie Italiane, proprietaria di quelle mura, proprio per ragioni di sicurezza, ovvero per impedire all’esercito dei disperati, dei senzatetto, dei senzafamiglia, di quelli che poeticamente definiamo clochard, perché ci vergogniamo a usare la parola ‘barboni’, che scuoterebbe troppo le nostre coscienze, e allora clochard, alla francese, dà un tocco più sereno al significato della parola, ecco, Ferrovie ha murato quel sottopasso per impedire che quell’esercito ci andasse, di notte, a dormire. Era il febbraio 2013 quando è cominciata questa diaspora: ricordo quando al fax del sindaco sono arrivate quattro righe delle Ferrovie che comunicavano la chiusura, a partire dal 28 febbraio, della stazione centrale nelle ore notturne e di aver già preso accordi con la Polfer per sgomberare gli spazi eventualmente occupati dai senzatetto e buttarli fuori. Una misura, spiegava Ferrovie, necessaria per restituire decoro, dignità e sicurezza allo scalo ferroviario, dove le frotte dei passeggeri notturni venivano infastiditi dai senzatetto. Cavoli del sindaco e dell’assessore Cerolini che fine facevano quei senzatetto in pieno inverno. Negli uffici è sceso il gelo ed è partita una corsa per scongiurare una tale sciagura: la notte la temperatura, a gennaio, febbraio, anche marzo, scende sotto lo zero, inevitabile la morte di qualche clochard, quasi tutti censiti, non terroristi, ma persone, esseri umani che nella vita hanno avuto meno fortuna, a volte hanno cominciato per scherzo, e poi non sono riusciti a uscire dal tunnel buio del disagio personale. Molti sono pazienti psichiatrici, ai quali è risparmiato l’internamento, purchè vengano seguiti a distanza con attenzione, altri sono addirittura padri di famiglia, divorziati, usciti di casa, lasciata a ex moglie e figli, che per garantire gli alimenti a ex moglie e figli, non possono permettersi, con uno stipendio, di affittare una seconda casa, e allora passano il giorno in ufficio, e la notte in stazione. Poi la mattina si lavano, prendono la bici, accompagnano i figli (che non sospettano alcunché) a scuola, vanno in ufficio, e poi di nuovo in stazione, con una telefonata rubata per sapere se a casa è tutto ok, e mentire ai bambini ‘papà si prepara a una cena di lavoro, sì anche oggi fino a tardi, ma voi mangiate la fettina che vi fa bene, poi vi porterò a mangiare la pizza, un bacio tesoro, stai attento alla sorellina’. Perché io questi discorsi li ho sentiti con le mie orecchie, e questa realtà l’ho toccata con mano, non me la sono fatta raccontare da qualcuno, perché pur facendo l’addetto stampa, non mi sono mai dimenticata di essere una giornalista, che cerca, ascolta, chiede verifica e valuta. Con l’assessore Cerolini è partita la corsa, gli incontri con i vertici di Ferrovie alla presenza anche del viceprefetto dell’epoca, il dottor Bianco se non erro, sino alla mediazione: i clochard rimangono fino a giugno 2013 dentro gli spazi della stazione a queste condizioni: primo, vengono sgomberati dalle sale d’attesa del primo piano e costretti a restare tutti al pianterreno, in uno spazio che si andrà a individuare, ossia un’ala sud-ovest del corridoio; secondo, il Comune si impegna a garantire il controllo notturno di tutti i clochard, perché non ci pensate che lo faccia la Polfer. E anche lì, altra corsa, per intercettare l’aiuto e il sostegno delle Organizzazioni di volontariato e Protezione civile, ai quali è stato chiesto di predisporre dei turni notturni per vigilare sul sonno di quei senzatetto, che in effetti dormivano, comunque al freddo, ma almeno con un tetto sopra la testa. Ricordo le preghiere di quelle settimane, affinchè non accadesse nulla, non ci fossero risse, né incidenti, che avrebbero fatto saltare tutta l’organizzazione. Ricordo le discussioni anche con le Associazioni di volontariato, alcune delle quali si sono rifiutate di coprire i turni notturni, perché per alcuni, che pure usufruiscono di contributi pubblici, ‘fare volontariato per i senzatetto’ significa riunirli una o due volte a settimana, fare una preghiera pubblica e poi distribuire panini, il tutto da concludere entro le 21, perché poi abbiamo paura dei senzatetto e comunque ognuno tiene famiglia. Che poi, forse, il cibo è l’unica cosa che oggi non manca ai senzatetto, tra mensa Caritas, Mensa di San Francesco, e distribuzione notturna di biscotti e latte caldo da parte della Croce Rossa! Ma per alcune associazioni ci si lava la coscienza portando panini, due volte a settimana, guai a chiedere un altro genere di collaborazione, ossia per alcune settimane non prepari panini, ma mi dai la disponibilità di due volontari che vigilano su chi dorme. Fossi matto! Stacci tu la notte con questi! E noi ci siamo stati alcune notti con ‘questi’, per far loro capire che non erano soli. L’obiettivo era arrivare a giugno, ossia all’inaugurazione della Cittadella della Carità, in via Alento, costruita anche con i soldi di Regione Abruzzo-Governo Chiodi, e del Comune di Pescara-Governo Albore Mascia. E quel traguardo è stato raggiunto, fatto sta che oggi inaugurato il nuovo dormitorio, domani Ferrovie ha sbattuto fuori tutti i senzatetto, che almeno, però, avevano un’alternativa. Che oggi non hanno più, perché nel dormitorio ci sono gli ‘aspiranti’ rifugiati, arrivati sui barconi, e i senzatetto di Pescara sono tornati a dormire per strada. E oggi rappresentano una seria minaccia terroristica, loro. Non i bancarellieri extracomunitari che, al contrario, possono stare in cento sotto i binari delle ferrovie, ma non rappresentano una minaccia. Bene, ora aspetto. Aspetto di leggere il parere delle Ferrovie, che il capogruppo di Forza Italia alla Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri ha già chiesto al sindaco Alessandrini di produrre ufficialmente. Voglio leggere nero su bianco quando daranno il parere positivo all’installazione di quel mercato che non rappresenta un pericolo sotto un tunnel ferroviario. Voglio vedere quel parere e metterlo a confronto con le due righe con cui si ordinava lo sfratto immediato di quattro poveracci senza casa e senza neanche una valigia in cui nascondere le lacrime. Io aspetto di leggere le carte, perché la nostra civiltà, il nostro futuro, la nostra dignità e il nostro orgoglio, si misura anche da quelle carte. E non ditemi che sono razzista, perché oggi vivo in una città che pratica il razzismo al contrario, ai danni dei più poveri, dei più indifesi e dei diseredati. Buona giornata!

1 commento:

  1. Perfettamente centrato il discorso non ci sono parole ..........come puo' un comune essere complice nel malaffare o peggio complice in favoreggiamento della clandestinita' ......? Asserisco che sono dei delinquenti...............pinto....

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