Dunque, il sindaco di Pescara Marco Alessandrini
non si dimette. Nonostante l’avviso di garanzia, che è andato a ritirare a
domicilio, ossia in Tribunale, come quando si va alle Poste per ritirare un
pacco, ha scelto di non dimettersi. Nonostante l’onta dell’aver permesso a
centinaia, se non migliaia, di ignari utenti del nostro litorale di farsi il
bagno in un mare pieno di 30milioni di litri di liquami di fogna, il sindaco
Alessandrini non si dimette. Nonostante la consapevolezza dell’aver omesso alla
città un divieto di balneazione, nascondendo, come ha confessato lui stesso, l’ordinanza,
lui non si dimette. E nonostante la burla ai cittadini, quando dinanzi alle
telecamere ha dichiarato, ‘Ossuvia tanto clamore per quello sversamento, e mica
era ebola!’, lui non si dimette. Nonostante il grave sospetto, per ora solo il
sospetto, avanzato direttamente dalla Procura, dell’aver falsificato,
manomesso, la data dell’ordinanza, che potrebbe essere stata scritta il 3
agosto e retrodatata al primo agosto, lui non si dimette. E nonostante l’aver
rinviato fino al primo ottobre il Consiglio comunale sull’emergenza
balneazione, facendo passare ben tre mesi dall’emergenza stessa, senza aver
fornito comunque uno straccio di scusa o di giustificazione agli occhi della
città, lui, il sindaco Alessandrini, non si dimette. E nonostante abbia per l’ennesima
volta, anche in quella sede, omesso una realtà importante, ossia l’aver
ricevuto già un avviso di garanzia per tale vicenda, lui, il sindaco
Alessandrini, non si dimette. E con lui non si dimette, manco a dirlo, neanche
il suo fido vicesindaco Enzo Del Vecchio, l’uomotuttofare del Comune di
Pescara, anche lui indagato ‘non condannato, non lo sarò mai!’, come ha tenuto
a specificare su Facebook, approfittando del profilo dell’ex consigliere comunale
Fausto Di Nisio e, anche in questo caso, con un’ammirevole dote di preveggenza
sull’esito dell’intera inchiesta e persino di un eventuale processo, semmai ce
ne sarà uno, tanto da far suggerire ai magistrati inquirenti ‘lasciate perdere,
tanto il vicesindaco Del Vecchio sa già come va a finire, ossia a tarallucci e
vino’. Nel frattempo se vicesindaco e sindaco, quest’ultimo anche lui
chiaroveggente tanto da saper predire con largo anticipo gli esiti degli esami
del mare, volessero fornire ai pescaresi due numeri da giocare al lotto non
sarebbe male. Dunque, questo è il punto di partenza: il sindaco Alessandrini
non si dimette, e ovviamente non si dimette il vicesindaco, e dunque restano
tutti in carica, come se nell’estate 2015 nulla fosse accaduto. E invece nell’estate
appena conclusa molto è accaduto e molto continua ad accadere ogni giorno. Diciamocela
chiaramente: i pescaresi non si fidano più, e io pure, come tutti gli altri. E
non ci si fida non perché il 6 aprile si è rotta una condotta fognaria, non
dovrebbe succedere, ma purtroppo può accadere. Non ci si fida non perché, eventualmente,
ci sono degli scarichi abusivi sul fiume che inquinano, storia vecchia, difficile
da debellare. Oggi non possiamo più fidarci di chi sta amministrando Pescara
semplicemente perché chi oggi detiene il potere ha mentito o, nella migliore
delle ipotesi, ha omesso la verità sostanziale dei fatti in una situazione di
emergenza da protezione civile, e come lo ha fatto una volta, potrà farlo due
volte, tre, quattro, cinque volte, pensando di godere di una sorta di immunità
personale. E in realtà è già successo: a fine maggio, dunque a stagione
balneare già cominciata in un’estate che passerà alla storia per essere stata
caldissima, uscirono le analisi dell’Arta, ed erano pessime, indicando il
superamento dei livelli dei colifecali. Il 2 giugno ho scritto il primo post
sul mio blog denunciando l’assenza dell’ordinanza sindacale per vietare la balneazione,
ordinanza che, anch’essa, non è mai stata scritta né tantomeno pubblicata sull’albo
pretorio, ‘perché tanto le analisi successive andranno bene’ diceva già allora
il sindaco Alessandrini! Si, ma chi ha fatto il bagno nel mare di Pescara il 29
maggio, o il 30, o il primo o 2 giugno, lo ha fatto in un mare pieno di
colifecali, ossia di ‘cacca’ perché, per quanto il Direttore tecnico dell’Arta
Giovanni Damiani, ex attivista politico dei Verdi nelle fila della sinistra con
Edvige Ricci, tenti di edulcorare la pillola, i colifecali sono questo, ‘cacca’.
E quei colifecali riscontrati dall’Arta non sapevano di doversene andare per
far fare il bagno agli utenti della spiaggia, o forse lo sapevano perché qualcuno
stava già usando l’Oxystrong, acido peracetico, che non è né bicarbonato né amuchina,
per ripulire l’acqua. E quello di fine maggio, inizio giugno, è stato il modus
operandi adottato dalla giunta Alessandrini, ovvero ‘anche quando il mare è
sporco, non lo diciamo, così evitiamo le polemiche con i cittadini, con i
balneatori e con le opposizioni politiche’. Complice la distrazione di chi non
si legge ogni singolo atto inerente questa città, complice il caldo estivo,
complice la stanchezza del sentir parlare ogni giorno di atti, commissioni,
delibere e ordinanze, nessuno se ne accorge e arriviamo a settembre. Ma
siccome, come dico sempre io, il delitto perfetto non esiste e alla fine dei
conti ‘l’acqua che non è piovuta, sta in cielo e prima o poi deve scendere’,
qualcuno ha rotto la catena della complicità inconsapevole e il 28 luglio ha
detto stop. E anche qui, piccola digressione sulle date. Inizialmente, nel
primo articolo pubblicato da Il Centro, il 30 luglio 2015, si diceva che la
rottura della condotta fognaria di via Raiale si era registrata il lunedì 27
luglio. Poi, con il trascorrere dei giorni, quella data è diventata martedì 28
luglio, e il comunicato stampa ufficiale del Comune è scomparso, volatilizzato,
dalla sezione news del sito istituzionale del Comune stesso. Quindi per tutti,
la data della rottura è oggi il martedì 28 luglio. A rompere la catena è stato
l’avvocato Berardino Fiorilli, ex vicesindaco, oggi fondatore dell’Associazione
‘Pescara – Mi piace’, che con una semplice nota stampa ha acceso i riflettori
su quell’incidente, sul relativo sversamento di liquami e chiedendo all’Arta di
eseguire, come prevede la prassi, dei campionamenti suppletivi per capire quali
effetti avesse avuto sul mare lo sversamento. E questo quando ancora non
conoscevamo le proporzioni di quello che, da cronista, non esito a definire un ‘disastro
ambientale senza precedenti a Pescara’, perché nessuno mai mi convincerà che
sversare 30milioni di feci e liquami nel mare sia una cosa ‘normale’ e non ci
siano conseguenze. Il resto è ormai storia nota: quel breve comunicato stampa
dell’avvocato Fiorilli ha cambiato per sempre la storia e la vita del sindaco
Alessandrini che ‘nonvolevapolemiche’. Un sindaco che, probabilmente, aveva
fatto tesoro anche dell’esperienza del suo predecessore, Luigi Albore Mascia,
convincendosi che era meglio adottare uno stile di governo opposto: con il
sindaco Albore Mascia, io addetto stampa, penso abbiamo battuto ogni record mediatico
in fatto di comunicati stampa. Dicevamo tutto alla città: dalla chiusura di una
strada per una fiera alla riparazione di una buca, sostanzialmente comunicando
che c’era una buca, a un divieto di balneazione, sfidando l’ira dei balneatori,
il biasimo dei bagnanti e, soprattutto, dando fiato alle opposizioni,
vicesindaco Del Vecchio in testa, seguito a ruota dai consiglieri D’Angelo,
Blasioli, Marchegiani, Sulpizio, che ogni giorno si dilettavano con
comunicati-fiume per criticare qualunque cosa, ogni minimo dettaglio, su
notizie che, se non avessimo comunicato noi ufficialmente, loro, le
opposizioni, non le avrebbero mai sapute. Ecco, il sindaco Alessandrini, memore
di questa esperienza maturata dall’altro lato della barricata, ha deciso di
omettere: ‘qualunque cosa accada, non la dico, così nessuno può criticare le
mie scelte. Se poi qualcuno le scopre, ciccia’. Ma mai avrebbe immaginato che
potesse essere scoperta la peggiore delle sue scelte, ossia la mancata
pubblicazione dell’ordinanza per un divieto di balneazione. E invece è
accaduto, perché Dio, e non il diavolo, può metterci lo zampino! Ecco, ben che
gli andrà, il sindaco Alessandrini passerà alla storia come ‘quello delle tasse’
e ‘quello del mare inquinato’. E non è un bel primato. E neanche la storia del
Mef, dei presunti problemi finanziari lasciati dal centro-destra, storia
lanciata strategicamente ad arte sugli organi di informazione per tentare di
distogliere l’attenzione del pubblico dall’emergenza balneazione, riuscirà a
cancellare quella colpa, che è già diventata la ‘lettera scarlatta’ del sindaco
Alessandrini, senza alcuna connotazione poetica o romanzesca. Il sindaco
Alessandrini ha sbagliato, ha tradito la fiducia della città, del territorio
che pure lo ha eletto, ha omesso la verità, l’ha nascosta volutamente. Ecco perché
il sindaco Alessandrini deve dimettersi: il fiume Pescara era inquinato prima
di lui e sarà inquinato anche dopo di lui, ma prima di lui nessun sindaco aveva
mai pensato di mentire od omettere ai suoi cittadini. E dopo di lui nessun’altro
lo farà, perché il suo errore oggi è già ‘esperienza’. Il sindaco Alessandrini
ha violato la norma e per dirlo non occorre neanche un processo, sta scritto e
lo ha già confessato più volte pubblicamente, e se ne fa anche un vanto. Non ci
vuole un giudice per dire che era suo dovere informare i cittadini che il mare
non era balneabile, bastano i cittadini. Ecco perché il sindaco Alessandrini deve
dimettersi, ma ci vuole coraggio a pensare di non ritrovarsi più domani con
quella bella fascetta tricolore chetantomidona di traverso. Peccato che da oggi
oltre alla fascia, appuntata sul petto del sindaco Alessandrini, ci sarà anche
la sua indelebile lettera scarlatta. Buona giornata!
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