lunedì 5 ottobre 2015

La Lettera Scarlatta del sindaco Marco Alessandrini


Dunque, il sindaco di Pescara Marco Alessandrini non si dimette. Nonostante l’avviso di garanzia, che è andato a ritirare a domicilio, ossia in Tribunale, come quando si va alle Poste per ritirare un pacco, ha scelto di non dimettersi. Nonostante l’onta dell’aver permesso a centinaia, se non migliaia, di ignari utenti del nostro litorale di farsi il bagno in un mare pieno di 30milioni di litri di liquami di fogna, il sindaco Alessandrini non si dimette. Nonostante la consapevolezza dell’aver omesso alla città un divieto di balneazione, nascondendo, come ha confessato lui stesso, l’ordinanza, lui non si dimette. E nonostante la burla ai cittadini, quando dinanzi alle telecamere ha dichiarato, ‘Ossuvia tanto clamore per quello sversamento, e mica era ebola!’, lui non si dimette. Nonostante il grave sospetto, per ora solo il sospetto, avanzato direttamente dalla Procura, dell’aver falsificato, manomesso, la data dell’ordinanza, che potrebbe essere stata scritta il 3 agosto e retrodatata al primo agosto, lui non si dimette. E nonostante l’aver rinviato fino al primo ottobre il Consiglio comunale sull’emergenza balneazione, facendo passare ben tre mesi dall’emergenza stessa, senza aver fornito comunque uno straccio di scusa o di giustificazione agli occhi della città, lui, il sindaco Alessandrini, non si dimette. E nonostante abbia per l’ennesima volta, anche in quella sede, omesso una realtà importante, ossia l’aver ricevuto già un avviso di garanzia per tale vicenda, lui, il sindaco Alessandrini, non si dimette. E con lui non si dimette, manco a dirlo, neanche il suo fido vicesindaco Enzo Del Vecchio, l’uomotuttofare del Comune di Pescara, anche lui indagato ‘non condannato, non lo sarò mai!’, come ha tenuto a specificare su Facebook, approfittando del profilo dell’ex consigliere comunale Fausto Di Nisio e, anche in questo caso, con un’ammirevole dote di preveggenza sull’esito dell’intera inchiesta e persino di un eventuale processo, semmai ce ne sarà uno, tanto da far suggerire ai magistrati inquirenti ‘lasciate perdere, tanto il vicesindaco Del Vecchio sa già come va a finire, ossia a tarallucci e vino’. Nel frattempo se vicesindaco e sindaco, quest’ultimo anche lui chiaroveggente tanto da saper predire con largo anticipo gli esiti degli esami del mare, volessero fornire ai pescaresi due numeri da giocare al lotto non sarebbe male. Dunque, questo è il punto di partenza: il sindaco Alessandrini non si dimette, e ovviamente non si dimette il vicesindaco, e dunque restano tutti in carica, come se nell’estate 2015 nulla fosse accaduto. E invece nell’estate appena conclusa molto è accaduto e molto continua ad accadere ogni giorno. Diciamocela chiaramente: i pescaresi non si fidano più, e io pure, come tutti gli altri. E non ci si fida non perché il 6 aprile si è rotta una condotta fognaria, non dovrebbe succedere, ma purtroppo può accadere. Non ci si fida non perché, eventualmente, ci sono degli scarichi abusivi sul fiume che inquinano, storia vecchia, difficile da debellare. Oggi non possiamo più fidarci di chi sta amministrando Pescara semplicemente perché chi oggi detiene il potere ha mentito o, nella migliore delle ipotesi, ha omesso la verità sostanziale dei fatti in una situazione di emergenza da protezione civile, e come lo ha fatto una volta, potrà farlo due volte, tre, quattro, cinque volte, pensando di godere di una sorta di immunità personale. E in realtà è già successo: a fine maggio, dunque a stagione balneare già cominciata in un’estate che passerà alla storia per essere stata caldissima, uscirono le analisi dell’Arta, ed erano pessime, indicando il superamento dei livelli dei colifecali. Il 2 giugno ho scritto il primo post sul mio blog denunciando l’assenza dell’ordinanza sindacale per vietare la balneazione, ordinanza che, anch’essa, non è mai stata scritta né tantomeno pubblicata sull’albo pretorio, ‘perché tanto le analisi successive andranno bene’ diceva già allora il sindaco Alessandrini! Si, ma chi ha fatto il bagno nel mare di Pescara il 29 maggio, o il 30, o il primo o 2 giugno, lo ha fatto in un mare pieno di colifecali, ossia di ‘cacca’ perché, per quanto il Direttore tecnico dell’Arta Giovanni Damiani, ex attivista politico dei Verdi nelle fila della sinistra con Edvige Ricci, tenti di edulcorare la pillola, i colifecali sono questo, ‘cacca’. E quei colifecali riscontrati dall’Arta non sapevano di doversene andare per far fare il bagno agli utenti della spiaggia, o forse lo sapevano perché qualcuno stava già usando l’Oxystrong, acido peracetico, che non è né bicarbonato né amuchina, per ripulire l’acqua. E quello di fine maggio, inizio giugno, è stato il modus operandi adottato dalla giunta Alessandrini, ovvero ‘anche quando il mare è sporco, non lo diciamo, così evitiamo le polemiche con i cittadini, con i balneatori e con le opposizioni politiche’. Complice la distrazione di chi non si legge ogni singolo atto inerente questa città, complice il caldo estivo, complice la stanchezza del sentir parlare ogni giorno di atti, commissioni, delibere e ordinanze, nessuno se ne accorge e arriviamo a settembre. Ma siccome, come dico sempre io, il delitto perfetto non esiste e alla fine dei conti ‘l’acqua che non è piovuta, sta in cielo e prima o poi deve scendere’, qualcuno ha rotto la catena della complicità inconsapevole e il 28 luglio ha detto stop. E anche qui, piccola digressione sulle date. Inizialmente, nel primo articolo pubblicato da Il Centro, il 30 luglio 2015, si diceva che la rottura della condotta fognaria di via Raiale si era registrata il lunedì 27 luglio. Poi, con il trascorrere dei giorni, quella data è diventata martedì 28 luglio, e il comunicato stampa ufficiale del Comune è scomparso, volatilizzato, dalla sezione news del sito istituzionale del Comune stesso. Quindi per tutti, la data della rottura è oggi il martedì 28 luglio. A rompere la catena è stato l’avvocato Berardino Fiorilli, ex vicesindaco, oggi fondatore dell’Associazione ‘Pescara – Mi piace’, che con una semplice nota stampa ha acceso i riflettori su quell’incidente, sul relativo sversamento di liquami e chiedendo all’Arta di eseguire, come prevede la prassi, dei campionamenti suppletivi per capire quali effetti avesse avuto sul mare lo sversamento. E questo quando ancora non conoscevamo le proporzioni di quello che, da cronista, non esito a definire un ‘disastro ambientale senza precedenti a Pescara’, perché nessuno mai mi convincerà che sversare 30milioni di feci e liquami nel mare sia una cosa ‘normale’ e non ci siano conseguenze. Il resto è ormai storia nota: quel breve comunicato stampa dell’avvocato Fiorilli ha cambiato per sempre la storia e la vita del sindaco Alessandrini che ‘nonvolevapolemiche’. Un sindaco che, probabilmente, aveva fatto tesoro anche dell’esperienza del suo predecessore, Luigi Albore Mascia, convincendosi che era meglio adottare uno stile di governo opposto: con il sindaco Albore Mascia, io addetto stampa, penso abbiamo battuto ogni record mediatico in fatto di comunicati stampa. Dicevamo tutto alla città: dalla chiusura di una strada per una fiera alla riparazione di una buca, sostanzialmente comunicando che c’era una buca, a un divieto di balneazione, sfidando l’ira dei balneatori, il biasimo dei bagnanti e, soprattutto, dando fiato alle opposizioni, vicesindaco Del Vecchio in testa, seguito a ruota dai consiglieri D’Angelo, Blasioli, Marchegiani, Sulpizio, che ogni giorno si dilettavano con comunicati-fiume per criticare qualunque cosa, ogni minimo dettaglio, su notizie che, se non avessimo comunicato noi ufficialmente, loro, le opposizioni, non le avrebbero mai sapute. Ecco, il sindaco Alessandrini, memore di questa esperienza maturata dall’altro lato della barricata, ha deciso di omettere: ‘qualunque cosa accada, non la dico, così nessuno può criticare le mie scelte. Se poi qualcuno le scopre, ciccia’. Ma mai avrebbe immaginato che potesse essere scoperta la peggiore delle sue scelte, ossia la mancata pubblicazione dell’ordinanza per un divieto di balneazione. E invece è accaduto, perché Dio, e non il diavolo, può metterci lo zampino! Ecco, ben che gli andrà, il sindaco Alessandrini passerà alla storia come ‘quello delle tasse’ e ‘quello del mare inquinato’. E non è un bel primato. E neanche la storia del Mef, dei presunti problemi finanziari lasciati dal centro-destra, storia lanciata strategicamente ad arte sugli organi di informazione per tentare di distogliere l’attenzione del pubblico dall’emergenza balneazione, riuscirà a cancellare quella colpa, che è già diventata la ‘lettera scarlatta’ del sindaco Alessandrini, senza alcuna connotazione poetica o romanzesca. Il sindaco Alessandrini ha sbagliato, ha tradito la fiducia della città, del territorio che pure lo ha eletto, ha omesso la verità, l’ha nascosta volutamente. Ecco perché il sindaco Alessandrini deve dimettersi: il fiume Pescara era inquinato prima di lui e sarà inquinato anche dopo di lui, ma prima di lui nessun sindaco aveva mai pensato di mentire od omettere ai suoi cittadini. E dopo di lui nessun’altro lo farà, perché il suo errore oggi è già ‘esperienza’. Il sindaco Alessandrini ha violato la norma e per dirlo non occorre neanche un processo, sta scritto e lo ha già confessato più volte pubblicamente, e se ne fa anche un vanto. Non ci vuole un giudice per dire che era suo dovere informare i cittadini che il mare non era balneabile, bastano i cittadini.  Ecco perché il sindaco Alessandrini deve dimettersi, ma ci vuole coraggio a pensare di non ritrovarsi più domani con quella bella fascetta tricolore chetantomidona di traverso. Peccato che da oggi oltre alla fascia, appuntata sul petto del sindaco Alessandrini, ci sarà anche la sua indelebile lettera scarlatta. Buona giornata!

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