Due pellicole mi sono venute in mente ieri,
mentre assistevo, in fondo alla sala Giunta, alla conferenza stampa del sindaco
Marco Alessandrini, quello dell’ordinanza di balneazione tenuta nascosta ai
cittadini, anzi non scritta proprio: ‘E non se ne vogliono andare…’, e ‘Gli
ultimi giorni di Pompei’. Nel primo caso, se non erro, parliamo di una fiction
italiana, con Virna Lisi nelle vesti di una mamma le cui figlie, dopo aver
superato anche l’età dei classici ‘bamboccioni’, per dirla alla Fornero, non ne
vogliono sapere di lasciare la casa materna e spiccare il volo. Ecco, il
sindaco Alessandrini raffigura benissimo questo ritratto: diciamocela tutta, di
fare il sindaco di Pescara ad Alessandrini non gliene importava un fico secco,
tanto che, già nel 2010, dopo il primo anno all’opposizione, ricandidato
sindaco in pectore di diritto nel nulla che caratterizza il Pd, ha rinunciato
anche al ruolo di capogruppo di opposizione. Per cominciare a fare ciò che più
gli solleticava interesse e ambizione, coltivare le sue amicizie ‘romane’ perché
dopotutto vuoi mettere fare il sindaco di una città di 117mila abitanti come
Pescara e andare ad alzare una mano, per dire ‘sì’ o ‘no’, in un’aula
parlamentare, senza troppe velleità, più o meno com’è capitato a tanti altri
fortunelli di fare oggi? E perché non a lui? Fra l’altro tale ‘impegno’, gli
avrebbe permesso di recitare anche la parte del novello Veltroni con vent’anni
di meno, ossia l’uomo intellettualmente impegnato, figlio di un nobile
magistrato ucciso da Prima Linea nei bui anni ’70, che andava a presentare
libri in giro per l’Italia, strappare qualche partecipazione televisiva negli
Amarcord evergreen di quegli anni, magari approdare in qualche salotto per
qualche ‘dibbbatttito’ politico, e inaugurare sale e aule intitolate. Un’ambizione
che, diciamoci anche questa, ha cominciato a coltivare con sempre maggiore
lucidità approfittando del periodo di disgrazia del ‘pupillo’ della sinistra, D’Alfonso.
Lui fuori gioco, si sarà detto Alessandrini, vuoi vedere che forse forse
qualcuno mi nota? Ecco, ad Alessandrini di fare il sindaco di Pescara non
gliene importava nulla, almeno questa è l’impressione che ha sempre dato, in
aula e fuori: qualche intervento annoiato per fingere di fare opposizione a
questo o quello, delegando il resto ai kompagni di partito, lunghe assenze per
impegni istituzionali. E, dicono le voci ben informate, che addirittura, in
piena campagna elettorale, sicuro di non vincere le comunali del 2014, avesse
persino prenotato una vacanza di famiglia a Ponza, a partire dall’8 giugno! Figuriamoci
la sorpresa quando gli hanno detto che era stato scelto come sindaco. Ora però
è passato un anno, le cene del Rotary piacciono sempre, i tagli dei nastri
pure, l’Ufficio in Comune non deve avergli fatto proprio schifo, e poi vuoi
mettere sentirsi chiamare ‘sindaco di qua e sindaco di là’? Ecco adesso
Alessandrini dal suo Ufficio di sindaco proprio non se ne vuole andare! Anche perché,
per dirla tutta, ora il suo diretto competitor della sinistra, D’Alfonso, non è
più tanto in disgrazia, e le amicizie romane gli si sono fatte un po’ meno ‘amicizie’.
E adesso Alessandrini dal Palazzo comunale ‘non se ne vuole andare’: la
prospettiva romana si è fatta più lontana, che si ritroverà a fare per il doposindaco,
e poi vuoi mettere lo smacco di dover mollare dopo un anno, per quanto grave
sia l’errore commesso, perché l’errore consapevole è grave. Non la rottura
della condotta, non solo lo sversamento in mare di 30milioni di litri di ‘feci
e liquami’, ma è grave che lui sindaco, ossia primo tutore della salute
pubblica, abbia scelto di non dire niente alla popolazione, sapeva che la gente
stava nuotando il 28 luglio, il 29 luglio, il 30 e il 31 luglio, in mezzo alla ‘cacca’
e ha permesso che accadesse, senza dire una parola, salvo però prenotare le
vacanze sue e della sua famiglia fuori Pescara. È grave che il 31 luglio l’Arta
gli abbia ufficialmente comunicato, al sindaco, al vicesindaco, e anche alla
Capitaneria di porto e alla Regione, che il mare di Pescara era fortemente
inquinato e che lui, sempre il sindaco, abbia scelto di non informare, a sua
volta, la popolazione, anche se farlo era un obbligo di legge, quindi ha
consapevolmente violato la legge e non glien’è ‘fregato nulla’, per dirla alla
pescarese. È grave che per tre mesi abbia detto alla gente, alle Istituzioni,
alla stampa, di aver fatto comunque l’ordinanza di divieto di balneazione, che
l’aveva firmata il primo agosto, ma che aveva scelto consapevolmente di non
dire nulla a nessuno, di non pubblicarla e di renderla sostanzialmente nulla. È
grave che l’ha ripetuto per tre mesi come un mantra, ma, mentre lo diceva,
sapeva che era una bugia, perché il sindaco Alessandrini quell’ordinanza, il
primo agosto, non l’ha mai firmata. È grave che sia andato dinanzi a un giudice
e, come pubblicato da Il Centro, abbia tentato di mentire anche al giudice,
continuando a sostenere la tesi dell’ordinanza scritta il primo agosto e non
pubblicata, salvo poi crollare miseramente dinanzi all’insistenza dell’interrogatorio,
anzi di un’intercettazione telefonica, e rivelare la bugia, il giorno dopo, al
secondo interrogatorio, e ammettere che il primo agosto non c’era alcuna
ordinanza da pubblicare o divulgare perché non era mai stata scritta. L’unica
ordinanza, nulla, l’ha fatta e revocata automaticamente il 3 agosto, e l’ha
fatta non perché lo obbligasse la legge, ma per far stare zitti quei noiosi del
centro-destra che continuavano a fare domande sulla gestione dell’emergenza
balneazione. E non la smettevano di dargli noia e di andare sul giornale. Ed è
grave perché quello del 28 luglio, badiamo bene, non è stato un caso, ma è
stato il modus operandi della giunta Alessandrini per tutta la stagione estiva
2015: ogni volta che le analisi dell’Arta hanno certificato l’inquinamento del
mare, il sindaco non ha mai, dico mai, fatto l’ordinanza di divieto di
balneazione e non ha mai informato la popolazione. Prova ne è il mio blog del 2
giugno 2015, in riferimento alle analisi di maggio, dunque in tempi non
sospetti. Ebbene, per quanto tutto questo sia grave, Alessandrini ha detto che
non se ne va, non si dimette, in fondo lui c’ha la pellaccia dura dell’arbitro,
abituato a ben altri insulti. Lui resiste impassibile, come dire, ‘non ci
provate e non ci pensate, perché vi scontrerete con l’acciaio’, che sarebbe
lui. E invece Alessandrini se ne andrà, perché l’intera vicenda è grave, perché
c’è la menzogna consapevole della prima carica cittadina, perché oggi nessuno
gli crederà più, e non poterti fidare di quello che dice non un politico, ma un
sindaco, di qualunque bandiera sia, è grave, e determina la caduta delle
condizioni minime per continuare ad amministrare la città. Dunque Alessandrini
è già pronto con le scatole stile Lehman & Brothers tra le braccia per
lasciare il palazzo. Lo sa lui, nonostante quell’aria disinvolta e da duro che
cerca di esporre fuori. Lo sanno i suoi che ieri avevano un’altra faccia,
quella del colossal ‘Gli ultimi giorni di Pompei’. C’era chi sentiva sotto i
piedi le scosse di terremoto, ma cercava di minimizzare e la buttava sul
ridere, ‘Oh, ti piace il mio blog?’, ‘Patrì non fai domande?’, ‘Dai su, ora
tutti a prendere il caffè, offro io’. C’era chi, mentre quelle scosse si
trasformavano in sequenze ripetute, di grado sempre più elevato, ha iniziato
ora a manifestare preoccupazione e voglia di lasciare un Palazzo che potrebbe
sbriciolarglisi addosso da un momento all’altro, ‘Sono disgustato, una totale
mancanza di sincerità, doverlo leggere sui giornali, neanche il coraggio di
dire tutta la verità a noi consiglieri di maggioranza, che lo abbiamo (il
sindaco) pure difeso dentro e fuori dall’aula. Io Marco non lo riconosco’.
Qualcuno, consigliere o assessore, ieri, aveva fretta di lasciare quel lungo
tavolo al quale, suo malgrado, lo avevano fatto sedere per ‘fare squadra’, per
dare l’impressione di essere forti, uniti e compatti, ma quel qualcuno di
diventare carne da macello, per una vicenda di cui realmente era all’oscuro,
sentendosi, oggi, strumentalizzato, non gliene va proprio. ‘Non vedo l’ora che
si concluda questa esperienza tragica’, si sono lasciati sfuggire. E gli ultimi
giorni di Pompei-Pescara hanno cominciato a sfilare lentamente. Se il sindaco
Alessandrini sperava che le polemiche sulla vicenda balneazione e ordinanze
fantasma svanissero con la fine dell’estate, ha fatto male i suoi conti. Il
caldo autunno pescarese porterà altre polemiche, iniziative, voci, e, fossi in
lui, cercherei di vivere tutto questo non da protagonista, ma da spettatore,
dall’esterno del Palazzo che ormai non è più suo. Buona giornata!
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