Nessuno avrà il ‘privilegio’ (se così lo si può
definire) di transitare in auto per primo sul nuovo corso Vittorio Emanuele, riaperto
al traffico, sembra, dal prossimo primo dicembre. Nessuno potrà fregiarsi del (triste)
primato di aver riattraversato per primo, a bordo di quattro ruote, quella
strada storica, pedonalizzata per un anno dall’amministrazione di
centro-destra. E nessuno potrà appuntarsi quella medaglietta al petto per una
ragione semplicissima: corso Vittorio Emanuele è già di fatto aperto al
traffico. Decine di auto, ogni mattina, tra le 7 e le 8, ci passano
tranquillamente, a tutta birra, superando di gran lunga i 30 chilometri orari,
da sud a nord, schivando a mala pena qualche malcapitato ciclista. Decine di
furgoni ogni mattina attraversano quel corso per raggiungere il negozio presso
cui scaricare la propria merce, anche se quel negozio non si trova in corso
Vittorio Emanuele, ma così si fa prima. Decine di furgoncini ogni mattina ci si
fermano, anche di traverso, per permettere ad autisti e passeggeri di fare
colazione presso qualche bar situato sul corso. L’ho visto con i miei occhi e,
ovviamente, l’ho anche fotografato con il mio smartphone, in modo da non poter
essere smentita. Da circa una settimana, per ragioni di lavoro, alle 7.30 in
punto mi capita di imboccare a piedi il corso dall’incrocio con piazza della
Repubblica e di percorrerlo, sempre a piedi fino in fondo, per andare in
edicola dal buon amico Luigi Baiocchi o in ufficio. Sette giorni fa il primo
incontro-scontro: ero nel cuore del corso quando vedo dinanzi a me una punto
blu sfrecciare di corsa, tanto di corsa da non avere neanche il tempo di
prendere il mio cellulare dalla tasca del piumino e fotografarla, ma la targa
quella sì, quella l’ho presa, e la stavo appuntando sempre sul cellulare per
segnalarla a chi di dovere, allora CH…87… ma come, lì mi sono fermata, perché subito
dopo, dietro la punto blu, arriva una Multipla, sempre blu…ma allora non è solo
la maleducazione di uno ‘scostumato’, come avrebbe detto mia nonna. No no: su
corso Vittorio Emanuele ci sono automobilisti che già hanno ripreso a
utilizzare la strada per andare a lavoro, o comunque a sbrigare faccende. Ma la
prova del nove è arrivata il giorno dopo: mi metto di punta, mi sono detta, e
la prima auto che vedo passare faccio le foto. Eh no, m’è andata ancora meglio.
Neanche la punta ho dovuto fare: cammino, pochi passi, e subito mi si para
davanti un furgoncino, un piccolo Ducato, piazzato di traverso, sempre nel
tratto pedonale della strada, bello in sosta ‘comoda’, con tre operai accanto
che mangiavano cornetti e bevevano cappucci caldi. Faccio due metri, foto, mi
rigiro, ed ecco arrivare un bel camion, che percorre a velocità sostenuta,
nonostante la presenza dei ciclisti, il corso ‘chiusoalleauto’, e non si ferma,
l’attraversa proprio, entrando dall’incrocio con via Teramo, per uscire in
corrispondenza di corso Umberto-piazza della Repubblica e continuare verso
nord. E subito dopo, sul lato mare della strada, ecco l’altro furgone aperto,
per scaricare merce, anche quello piazzato in sosta sul corsopedonalizzato. Ma
da dove entrano auto e furgoni? Semplice: alla confluenza con via Teramo hanno
spostato le fioriere inizialmente posizionate per impedire l’ingresso dei
veicoli, e hanno creato due varchi, esattamente ai due lati delle tre fioriere,
quindi chiunque oggi può tranquillamente transitare sul corso. E di fatto quei ‘chiunque’
sono tanti, almeno 10-15 al giorno che continuo a incontrare ogni mattina, da sette
giorni a questa parte. Il significato di tutto questo è chiaro: l’obiettivo dell’attuale
amministrazione comunale, da sempre contraria alla pedonalizzazionesimbolo di
corso Vittorio Emanuele, simbolo perché è la firma della coalizione di
centro-destra sulla città, è quello di far degradare velocemente la qualità
ambientale, artistica, architettonica, di quell’opera di urbanizzazione,
trasformando il bello in brutto, per cancellare quella firma tanto odiata.
Altrimenti non si spiegano le fontane tutte già rotte e l’acqua verdognola e
puzzolente all’interno, segno di una totale assenza di elementare manutenzione.
Non si spiegano i rifiuti che galleggiano su quell’acqua verde. Non si spiegano
i segni degli pneumatici sui disegni geometrici del corso. Non si spiega la
totale assenza di vigilanza da parte della Polizia municipale al mattino,
quando basterebbero cinque minuti fermi, seduti su una panchina, volendo, per sorprendere
quelli che violano il corso pedonale senza permessi, né autorizzazioni,
mettendo peraltro a rischio la vita di ignari pedoni e ciclisti. Appunto, volendo!
Ma questa volontà non c’è. C’è piuttosto il desiderio di cancellare quell’opera
d’arte illuminata che oggi è corso Vittorio Emanuele il più velocemente
possibile, e che fa se i Pescaresi hanno speso 1milione 400mila euro per quell’opera,
peggio per loro. Ormai ci siamo: stando alle ultime notizie, tra sei giorni ci
sarà il D-Day, la riapertura al traffico di corso Vittorio Emanuele, e anche
questo mio articolo sul Blog sarà ‘il passato’. Ma nessuno che mi venga a
propinare il servizio sul primo automobilista che riattraverserà in auto corso
Vittorio Emanuele, perché questa non è già più una notizia. Quel primato è già
stato ampiamente superato, in barba a qualunque ordinanza, e in onore della
sciatteria che governa sovrana Pescara da cinque mesi a questa parte. Buona
giornata!
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