lunedì 10 agosto 2015

Le lettere false a favore del sindaco Alessandrini


Lei si chiama Annalisa Colagiovanni. Ma Lei è un fake, non esiste, è un nome inventato, un personaggio virtuale, usato da qualcuno (facile capire chi) per scrivere Lettere al Direttore del quotidiano Il Centro su argomenti ‘caldi’ al fine di manipolare l’attenzione e il gusto del lettore, o almeno provare a farlo. Ci sono arrivata stamattina, un lampo, un guizzo, semplicemente con un piccolo balzo indietro nel tempo e con la saggezza di mia nonna. ‘Nannò, ricordati, da te gli altri si aspettano che tu faccia quello che loro farebbero’, quasi sempre nella sua eccezione negativa. Ovvero, se uno è avvezzo alla menzogna, si aspetta sempre che gli altri mentano; se uno è abituato a truffare, si aspetta sempre che gli altri siano pronti a truffarlo. E allora ripartiamo dalla signora Pina Graziosi. Sarà stato il febbraio 2013: manifestazione nella scuola elementare 11 febbraio ’44, i bambini cantano l’Inno d’Italia rivisitato e corretto, dunque un testo completamente modificato, in cui i cantori non erano più tanto disponibili a morire per la patria, ma piuttosto a proclamare la politica sessantottina ‘facciamo l’amore, non facciamo la guerra’. Passano due o tre giorni, non ricordo bene, e spunta tra le lettere al Direttore de Il Centro, la lettera di una mamma infastidita da quella canzone, o meglio, dalla politicizzazione a sinistra di tutto l’evento, in teoria una manifestazione che dovrebbe vedere i bambini protagonisti per rendere omaggio ai caduti dell’eccidio dell’11 febbraio ’44, quindi un modo dinamico e utile per imparare la storia, in realtà una festa a uso e consumo dell’Anpi locale. Comunque, la mamma in questione, Pina Graziosi, esprime il proprio disappunto per quelle maestre che avevano insegnato alla figlia un Inno d’Italia che non era l’Inno d’Italia, per averla fatta partecipare, bambina inconsapevole, a una festa di partito, tipo festa dell’Unità. Lamentela legittima, a mio personale giudizio, da parte di una mamma che era felice in quanto la figlia, dall’anno successivo, sarebbe passata alle scuole medie e quindi comunque avrebbe cambiato classe e insegnanti. Fin qui tutto bene. Il sindaco Albore Mascia ha però l’idea di esprimere solidarietà a quella mamma, una perfetta sconosciuta, semplicemente sulla questione ‘Inno d’Italia’, perché, in qualità di sindaco, non poteva condividere l’idea di insegnare ai bambini un Inno non autentico, consapevole del valore istituzionale di quella che non è una canzonetta da canticchiare sotto la doccia, ma che ha parole e significati ben precisi. Bene, pubblicano la lettera del sindaco e apriti cielo: quindici giorni di accuse, polemiche, parole pesantissime, contro il sindaco, e, soprattutto, si apre la caccia alle streghe, tutti a cercare la signora Pina Graziosi. Addirittura la dirigente scolastica, all’epoca Assunta D’Emilio, scrive una lettera per ufficializzare che non c’era alcuna mamma di studentessa che si chiamava Pina Graziosi. E quindi la conclusione dei consiglieri del Pd, in testa l’attuale vicesindaco ‘tuttologo’ Enzo Del Vecchio e l’attuale assessore all’ambiente Paola Marchegiani, esattamente le due persone direttamente coinvolte, politicamente e amministrativamente, oggi, nello sversamento in mare di 25mila metri cubi di feci e liquami e nella responsabilità di averlo taciuto alla città, insieme al sindaco Alessandrini, e che da quel giorno osservano un religioso silenzio, ecco la conclusione di quella caccia alle streghe fu, ovviamente, ‘Pina Graziosi non esiste, è un alias, è Patricia Fogaraccio’, cioè io, ipotesi avallata, come sempre, da un solo quotidiano locale, non Il Centro e non Il Tempo, sempre in quella costante e continua opera denigratoria e diffamatoria che per cinque anni ho dovuto pazientemente sopportare. Quindi Pina Graziosi, secondo il Pd, ero io ed era tutto inventato. Ora, a distanza di due anni, diciamolo subito, Pina Graziosi non ero io; molto più probabile fosse uno pseudonimo di una mamma o magari di un papà, che aveva voluto anonimamente denunciare un episodio che lo aveva turbato, e comunque usando non il proprio nome per tutelare l’identità della figlia o del figlio che avrebbe dovuto frequentare quella scuola per altri quattro mesi, sicuramente era un genitore presente alla manifestazione politica della scuola ‘11 febbraio ‘44’ perché ne conosceva lo svolgimento. L’unica domanda che da allora mi ha sempre martellato in testa è stata la seguente: ma perché la caccia alle streghe da parte dei politici consiglieri comunali e della dirigente scolastica? Cioè, assodato il contenuto della lettera, di cui si doveva solo prendere atto, semmai avessero realmente indovinato l’identità della mamma e l’avessero individuata, cosa sarebbe accaduto, cosa le avrebbero detto o fatto? L’avrebbero giustiziata sulla pubblica piazza per aver osato contestare una festa dell’Anpi? Ma torniamo sul binario dell’articolo odierno: io quell’episodio di Pina Graziosi non l’ho mai dimenticato, o meglio l’ho accantonato in un angolo del cervello, convinta, ricordando la saggezza di mia nonna, che, se il Pd aveva pensato che io potessi ordire un inganno di tale astuzia, inventando un personaggio donna di sana pianta e inventando una lettera a Il Centro, era perché il Pd, in una simile circostanza, avrebbe fatto ricorso a tale espediente, ovvero ‘il Pd si aspettava da me ciò che il Pd avrebbe fatto’. E stamattina il motto di mia nonna mi è balzato in mente: in pieno ciclone contro il sindaco Alessandrini, che per giorni ha consentito a centinaia di cittadini di farsi il bagno nelle feci nascondendo un’ordinanza di divieto di balneazione, in teoria firmata, dice lui, ma non resa esecutiva, quindi non notificata,  non pubblicata sull’Albo pretorio comunale, non ufficializzata attraverso un comunicato, dunque un pezzo di carta straccia, ecco, nel pieno del ciclone, ti spunta nella rubrica delle lettere al Direttore la lettera di Annalisa Colagiovanni, che non esprime un semplice parere o solidarietà al sindaco, ma dice ‘basta con le polemiche sul divieto nascosto…gentile direttore, francamente ha stancato la polemica sui ritardi del sindaco nell’annunciare che il tratto di mare di fronte a via Balilla era più inquinato del solito. Che senso ha vietare il primo agosto per un giorno o due un tratto di mare poco frequentato…bla bla bla’. Lì per lì mi sono chiesta: chi sarà questa folle? E’ stanca di leggere le polemiche sul mancato allarme sull’inquinamento del mare? E cambia pagina del giornale se ti sei stancata di vedere le polemiche! Perché mettere per un giorno i divieti di balneazione? Via Balilla un tratto di mare poco frequentato? Quello strenuo tentativo di gettare acqua sul fuoco, decisamente esagerato, quella spinta rivolta al direttore a cambiare argomento per la sua inchiesta, è risuonato come un campanello d’allarme. E allora anch’io ho fatto la mia piccola ‘caccia’: prima cerchiamo su facebook, e Annalisa Colagiovanni, peraltro un  cognome particolare, non esiste, così come non esiste su Linkedin, su twitter né su Google Plus, ovvero una tanto avvezza a scrivere lettere a un quotidiano, non ha un profilo social. E allora vai su Google, digiti il nome ed ecco che spunta il personaggio virtuale, che da mesi invia lettere, tutte pubblicate, a Il Centro, su ogni argomento favorevole alla sinistra, contro la destra, su Pescara e Montesilvano. Poi telefoniamo, e allora verifichiamo che Annalisa Colagiovanni non risulta in alcuna banca dati. Ecco, Annalisa Colagiovanni è un personaggio virtuale che scrive solo lettere a Il Centro, un personaggio che qualcuno in Comune o nelle segreterie di partito usa e fa parlare quando serve, per un intervento a favore della propria causa. Ed è così che l’ultimo tentativo del Pd per difendere l’operato indifendibile del sindaco Alessandrini naufraga in un mare amaro, e si trasforma in un boomerang. Ricorrere a una lettera falsa, di un personaggio inventato e virtuale, è l’ultima bassezza cui si poteva ricorrere, anche se non più basso dell’aver deciso, da parte del sindaco, di nascondere alla città che stava facendo il bagno nelle feci, perché il mare era inquinato, ma lui ha autonomamente deciso, padrone di Pescara, di non farlo sapere per non rovinare l’immagine turistica di Pescara, che oggi è distrutta. Non è più bassa della decisione del sindaco Alessandrini di non dire alle mamme che i loro bambini si stavano facendo il bagno in un mare di feci, perché c’era stato uno sversamento di 25mila metri cubi di liquami, ma lui ha scelto di tenerlo nascosto. Ora Pescara aspetta, non altre lettere false, ma aspetta le dimissioni del sindaco, un atto dovuto, uno scatto di coscienza. Buona giornata!

 

2 commenti:

  1. Se si dimette Alessandrini però perdiamo anche le sagaci lettere di Annalisa Colagiovanni!!! Che pena...

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  2. No, anzi, poi le lettere arrivano a pioggia nei successivi 20 giorni per convincere Alessandrini a desistere!

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